Critica Sociale - Anno XIII - n. 22 - 16 novembre 1903

338 CRITICA SOCIALE delle necessità. di una comune difesa, di una comune conquista. Questa comune conquista, fra proletariato e borghesia liberale cli Governo, in un paese così ricco cli sopravvivenze modioovali, noi non crediamo compiuta. Ma, per compierla cli conserva, conviene elio i rappresentanti dolio forze popolari più schiette prendano parte al Governo. Conviene, in ogni caso, che coloro ne siano esclusi, i quali rapprcsentnno, so n on Padesione al passato, la transazione col pas– sa.to . Conviene vcngirno clementi cli battaglia in un Gove rno cli battaglia. l.a vita elci partiti, flaccida. e lenta, dev'essere, eia una composizione battagliera del Governo sferzata e rin,•igorita. 'l'ale non è l'opinione clell'on. Giolitti - o almeno del Giolitti di quest'ultimn. ora. !-:gli,che pure rive• lossi uomo di Stato poderoso nella fase consacrata alla riconquista delle liberti\ popolari, esitò e parve arretrarsi quando, fatto arbitro delle proprie fortune e cli quelle del paese, potC'ndo osore, incon1ggiato nel osnre 1 preferì raffa.. zzonare un centone cli Governo con angusti critel'ii parlamentori ed elettorali (i nomi cli Rosano e Paternò erano, sotto questo aspetto, tutto un programma: ed urge alle calcagna il pro– blema meridionale!); un centone cli Governo nel quale l'Estrema Sinistra avrebbe, mescolandosi, smar• rita ogni propria Yirtù. lrnmerso nella cabala elci voti, nell'alchimia delle frnterie parlamentari d1t pia• care o eia disgregare, egli non sentì la gran voce che veniva di fuori, non osata contrastare neppure {e pareva un miracolo) clui partiti pii'Lreazionarii; voce di pazienze aspettanti, invocanti, fiduciose, ri– vclrrntc un serbatoio inesausto cli forze latenti, che un'oziono di Governo ardita avrebbe suscitate ed incatenate al suo carro. Quclln stessa agorafobia po– litica, che lo fece sem1>rc riluttante, malgrado i ri– petu ti moniti nostri e delle cose, ad uscire risoluto a.ll 'a1>erto, a scuotere e intcrrognre la nazione, su un 1>r ogramma audace, nei Comizii elettorali, mentre un crescente snervamento della vecchia Camera e ciel vecchio Ministero paralizzava anche lui, non lo lasciò neppure in quest'ora decisiva. Le pareti cli "Monteci• torio gli nascosero la. piltrio. PilL oho cli fiducia nel– pgstrema - se e quanta ne meritasse abbiamo già analizzato - egli JllitllCÒ di fiducia nel paese e in se stesso; mancò di r1uella fiducia nell'opera propria o nel pro1)rio destino, senza cui si può vivere nl Ooverno, non si vive alla storia. E qui veramente - non nella parcella piÌL o meno salata cli un difensore penalo, che la espiò col sui– cidio! - qui davYero o unicamente, come Claudio Trevos illustrò magistralmente noi 1'empo ( 1 ), in questa questione politica è la " questione morale 11 • Se J'on. Giolitti veleggia a un nuovo trasformismo parlamentare, se egli accaparra a sè, forse da i\far• cora a Rudinì, tutti quasi i Yoti della. Camern creata da l)elloux, come pofrebhe mescolare nell'orrendo cibreo i Yoti socialisti? Come, impaccinto da tutta quella zavorra, ottenere i voti di un'l,;strema Sinistm, che vuol vivere e slanciarsi 1101paese e ncll'lwvo– nirc? e come li pretenderebbe so non ne ha cli bisogno e in effetto li ha ricusati? se neppure 1 negancloli 1 arrischiamo di ricacciarlo prigioniero, contro noi, della Destra o del Centro, dacehò egli piuttosto, col suo Ministero-bazar e collo s1>ettrodei Comizii, terrà prigionieri nel suo pugno i tre quarti della Camera e di essi sarà prigioniero a sua volta? se anzi soltanto il negarglieli può forse diventare sprone e richiamo che lo riconduca a se stesso? Noi non ci rovesciamo sull'on. Oiolitti. Manchorcm1110 cli 1·ispctto anzitutto a noi medesimi, al nostro pus• imto d'iOL·i,alle nostre convinzioni immutate. Sa– remmo allora veramente, non dei socialisti che sor– ressero, pel meglio dello classi proletarie, un indi- Gno rizzo liberale Ji Gornrno, ma dei giolitfiani in ritardo, delusi ed irritati. Nè la nostra opposizione potr:\ svolgersi in forma violenta, come fu da. troppo pavidi an'ersarì fantasticato. La violenza si spu11tiL coll 1 abu80, ccl è legittima :30\tanto contro la violenr.a cffettu~~ta o minacchda; è cflicacc soltanto quando 8i proponga uno scopo immediato, che con essa J)OSSl\ conseguirsi. Rovo• sciando il -.\linistel'ù Giolitti coi procedimenfi cece• zio111lliche poterono sorYirci contro un Gabinetto J>elloux 1 noi oè creeremmo una situazione migliore, nò lo sphrneremmo la via; fnrC'mmo opera di sterile sov,•ertimcnto e implicitamente reazionaria. Sappiamo - e ci vuol poco a confessarlo - che, ad un ~lini 4 stero di esclusiva Estrema Sinistra, nè conducono le designazioni parlamentari, nè sono maturi i tempi, nò è matura Pl~strema. Critici severi di noi stessi, abbiamo analizzato lo ragioni, cho in gran pnrte sono in noi medesimi, dell'insuccesso attuale. A queste cagioni dovremo porro riparo. L'on. Giolitti fa h~ politica sua; messo al bivio, elegge la sua viaj noi constntiamo che non può essere la nostra. Non lo constatiamo, per altro, con allegrezza; sentiamo che ciel tempo perduto è il paese che sconta la pJill.; e, nella miseria in cui versiamo cli uomini di Stato 1 non li liquidiamo 1rnzzame11tc, non precludiamo la vin a combinazioni future, che, in mutato condizioni, possono presentarsi utili ancora al paese. .Atteggiandoci ad oppositori, noi non siamo elci nwvecluti o dei convertiti; siamo coerenti a noi stessi. All'on. Giolitti, quando fu por prendere il potere, dicevamo alla Camera: "Noi non siamo dei vostri j, .. voi conceclcte por disarmarci; noi terremo d'occhio lo armi. ,, (') E il momento è venuto per ricordarcene. - Nello scorso marzo, sopra un motivato ordine del giorno, proposto da noi che scriviamo, il Gruppo so– cinlista unanime abbandonava il .llinistero Zanar– clelli (Giolitti ne era lHll'te ancora) 1 chiaritosi impo• tonte a un'ftzione energicamente riformatrice. Poco dopo, per motivi che confermavano i nostri, l'on. Gio– litti si scpflrava dai colleghi; non voleva governare contro l'l~strema Sinistra, non voleva governare nella p,Haliai. Ora il nostro ordine del giorno ridiventi\ di attunlità, di fronte al nuovo Hinistorn così simile nll'antico. Solamente, !'on. Giolitti è il_ Presidente del Consiglio; noi siamo quelli cli ieri. ( 2 ) Perciò non ci disarmerà. l'elenco cli riforme che l'on. Oiolitti snocciolerà fra qualche giorno alla Ca• mora. Lo grandi riforme, che stanno sulla nostra direttiva, che veramente rinforzano le classi oppresse per la loro lotta cli classe - riforma tributaria, nholiziono dei dazii di consumo, autonomia dei Co· muni, ardito ampliamento della scuola. - in quella compagnia, con quei sostenitori, egli le può pro– mettere, non le può dal'e; le piccole riforme del riformismo borghese sfu·ebbcro comprate a troppo caro mercato. Noi saremmo, ad ogni modo, ingan– nati od ingannatori. Pure, anche la triste solur.ionc della crisi recente ha i suoi in&,?gnamenti e il suo lato pro,,videnziale. 1~;un aspro bagno di realtà in cui siamo gettati. Como dobbiamo trarne il nostro profitto, ci studie– remo di indicare tra breve. LA CIUTICA SOCIAL_};. (') ·rornatn 17 ful.Jllralo 1001. {') Shuno J1et\ <:ho concordi col nostro Il J)Cns1oro do11 1 on. )lurcorn. In 111114 tHIU!UUIZ(~ dCllll Dwwcn1Uct1 mlll\11C80 egli (lo toglhuno clalll\ 1,oml>(u-(llfl, g1orun10 suo umico, dol 21 corrente) così 111 cs11rc~11r: • In ronclo IRcomllzlonc mt1111torln10(COll'nttuolo Ministero) ò prcsa•n ~ l)OCO,11crht. rnpprcscnt1tnzn del 1mrt!t1,11ucl!nche era prima •· l,a otscn·azlonc ò es11,ttlsslm11.Il Mlntstoro (l\ollttt ò lR riproduzione del )llntstcro Zllnnrdelll; 11011 ò un pll~IO 11,·aull; molto meno 1111 snuo. Perciò l'on. Mllrcora, come a glu(mo, si rlterra di votftrO In fa• ,·oro; noi, come a giugno, voteremo contro. Sliuno tulll e ciascuno al nosiro l)OSto.

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