Critica Sociale - Anno XIII - n. 20 - 16 ottobre 1903

312 CRITICA SOù[ALE insegnamento civile agli operai 1 i quali troppo spesso si adattano a considerare sè e la propria condizione come fuori della legge. Pure, ch'io mi sappia, non Yi sì ò mai pensato. 1,: sì elle con questa abilità, curialesca fin ch,-l si vuole, almeno in parte si rimuoverebbe l'ostacolo 1 che si oppone da alcuni al riconoscimento giuridico delle organizzazioni. Perchè, se Io sciopero - che per volontà del legislatore non è pill delitto penale - cessasse di rivestire, per l'accorgimento dei lavoratori, anche il carattere di delitto civile, scomparirebbe il pcl'icolo che, dei danni collo sciopero anecati alla impresa, sia la organizzazione chiamata in proprio n rispondere. . * * :Ma là dove l'intervento ciel tanto sospettato uomo di legge sarebbe a mio avviso, nonchè utile, neces• sario, è nelle trattative di componimento e nella stipuJazionc dell'accordo definitivo. Novantanove volte su cento, quando gli scioperanti vengono a patti, la loro buona fede e la loro ignoranza vengono circuite ed abusate. Le promesse, anche se scritte sulla carta, il giorno successivo alla pnce vengono impunemente dal padrone ,,iolatc; le rappresaglie incominciano; quando i lavoratori si richiamano ai patti concordati, non trovano altra protezione che nella onestà clel• l'avversario, perchè le cose si son messe in modo, che è consiglio disperato ricorrere alla tutela della giustizia. Ora 1 supponiamo che, durnnte gli accor1li 1 gli scio– peranti siano rappresentati o almeno, eia dietro le quinte, diretti da un consulente. Questi saprà trovar le clausole, che garantiscano i pii't esposti dalle rap– presaglie padronali e a tutti l'adempimento e l'os– servanza dei patti. E, sopratutto in quella industrie che lo comportino, come ad esempio le industrie dei trnsporti, non perderà cli vista mai quella che do– vrebbe essere la. mira, se non unica 1 costante di ogni movimento operaio: la conquista della stabilità dell'occupazione. In una parola., se, non ostante tutto quello cli male che se ne dice, noi vediamo pur tut– tavia in ogni affare suo ogni cittadino affidarsi pcrchè lo A.Ssista o lo consigli all'uomo cli legge, non v'è ragione che solo gli operai, i qua.li purn nell'àmbito delle leggi devono vivere e muoversi come ogni altro cittadino, ne facciano a meno. Ma. basta di ciò, perchè non si dica che l'amor ciel mestiere mi ha preso la mano. FEDERICO )L\IROXI. CANTINE SOCIAI.ll Se nella coltura della vite, date le condi,doni del tcr• remo in cui è praticata e la clifltcoltà di applicazione delle macchine, la piccola impresa è quasi sempre più redditiva della grande, così che non è punto sentita la tendenza industriale concentrntrice moderna, l'industria– lizzazione ha avuto luogo invece nella lavorazione del– l'uva, ossia nell'enologia. Sono specialmente i rapidi mezzi attuali di trasporto, che unificarono i mercati ed hanno favorito la produzione cd il commercio in grande del vino, coll'afttuire dei consumatori intorno ai grnndi magazzeni s0rti, con anticipo di grossi capitali, nei mag– giori centri di consumo. Ed è così che si è arri \'ati ad un'enologia razionale, nella quale trovano applicazione le macchine, per la quale vengono utilizzati tutti i pro• dotti che si possono estrarre dall'uva, e colla quale si possono avere tipi <li vino costanti, quali si richiedono appunto per soddisfare la numero~a clie11tela moderna. Bib ,oteca CJ1noB,arco Ne viene che i piccoli procluttori non possono pil't esi– tare direttamente la loro uva o il loro vino: lo svi– luppo industria.le moderno, che non ha loro strappato di mano lo strumento di produ'/,ione (la piccola pro– prietà), ne toglie invece i prodotti, coi quali (sono co:;ì 1>ochi !) essi non possono affrontare il grande commercio. ~ssi dunque sono quasi ridotti a lavorare a cottimo, subendo, si può dii-e, come i nullatenenti, la legge del salario minimo, perchè colla concorrenza che si ranno finiscono col vcnclerp i prodotti del loro lavoro a prezzi che appena appena bastano a dar loro di che vivere e pagare le spese che devono incontrare. Scopo delle cantine sociali deve essere, per noi socia– listi, quello di organizzare una classe tanto numerosa di coltivatori quale è quella dei piccoli proprietarii vi– ticoli1 por eliminarne la concorrenza reciproca e sot– trarla allo sfruttamento (lei grande commercio. Ciò sì può ottenere sostituendo ht vinificazione in grande col– lettiva a quella privata dei grandi negoziànti, sì da fore comunicare direttamente i produttori coi consumatori o mettere quelli in grado di compiere la. stes~a fun– ,:done sociale che orn compiono non sempre bene (I) i loro sfruttatori. Ciò premesso, o cioè dato che le istituzioni ron<latc Ila noi socialisti debbano servire ai piccoli proprietari i quasi a condurli ad una forma superiore di produzione, si comprende come siano da al>l>andonarsi i criteri che generalmente sì seguono e si snggeriscono quando :::i parla di istituire delle cantine sociali ('). Xon è possi– Uile infatti cominciare dal riunire pochi soci a costituire il })rimo nucleo dell'Associazione; l'impresa sa.rel>l>e ancora tanto piccola. (trattandosi di soci piccoli pro– prietarii) che cadrel>l>e negli stessi inconvenienti della produzione isolata. Un'impresa. veramente industria.le 1 tale da socldi!<raro alle esigenze attuali del mercato e sostenere la con - conenza clei grandi stabilimenti privati, non :-i pot.r:\ a.vere se non chiamando a fa.rno parte il magglo1· nu– mero possibile di piccoli proprictarii. OccorrerlL faro in mozzo a. questi la propaganda spicciola 1 famiglia. por famiglia, senza. distinzione di partito J)Olitico o di con– fessione religiosa, ricordando i da.nni prO\'enicnti <lnlln disorganizzaziono attuale 1 lo sfruttanrnnto della ven– demmia, l'incertezza del mercato, A vincere la diffidenza istintiva o la natnrale paura ( 1) Dico 11011 sempl'e be11e, 1ierchè, se l'!ntlustrln. moderna hn 11n1rnto trarre ll 111nssln101,rofltto dn\J'u\'n cd hl\ mlgllorntn. lii Jlrodu1.lonc del \"]110ucl scuso clicrcnre I grandi mngw1.zln\ con tipi costanti sl dtl. soddisfare I cons1111111.torl, non sempre SI 11uO,d\rn Che lflll tlJ1\ sin.no SUl)Orlorl fil \"liii !Ul~IChl(\01111 l)ICCOlflhHIUStrla. I.I\ \'!\rlot,\ {Il U11I rcg1om1ll, tanto ravore\'O\e nd incoraggiare Il consumo, \'à scon11mren(lo, 1,e1•ch1l'J11(lustrlr1Je moclerno ò s111nto a rorrnare un tipo unico che si J)OSSal)rodurre con le 11ve {li <lll!llSIRSI regione, In mO(IO da J)Olcr mngglorrnente SJleoularc do1'c plì1 fa1·orevole se no presenta l'Occnslonc. 1.n.granOo lndustrln. J >rlvn.tn. ò poi In. cr<'ntrtcc cli tutti I vini sofisticati ChOoggi 1n!(omùrnno 11commùrcto. t 2) Dl solito SI conslgl!R l'unlouo di 1i1cco1111r01)rlctnrll11c1• rormnr1• uua cantina rclat1vn.1ncate 1ilcco1a, magari coll'un!ono del 1·1s1Jett11·1 \'!IS! \"ll1Rrl1. Il conslg\lo Stil bene poi·! 11ro1Jrletflrl1grnnd1 o mcdli, che d1s11on– gono dl UIII\cerl:\ <1u11nt1tà di ll\'l\, 11011 JJCIl)lceoll. Le Cllllllne ..o– C]t\ll romlato tra grossi Jll'O )lrletn.rl \ possono essere utili n.lta ,·ltlculhm1 In gcnct·c, pcrchò mll,CllOrnnole COtldl:.:lonldCll'CnOIOglt\ stmJ)l)/1.lldOla agli spccutntorl, 1wrò J)rescntano 1l llCrlcolo (Il vrcnclere Il JlOStoòcl gr:i.udl 11ego;,;lnnt1attual1, dl\'C11fr1nclo esse stesso strumento ct\ strut• lamento vc,·so I 1·lt!cultorl che ne ranno 1mrte. Maggiore è dun<11w Il blSO!fnOdi organizzare I piccoli <10,·e I grossi stanno rl1111cn(lo!II, anche 11erc11ò, fino II CIIOI J)1CCOll SMRUIIOdlsorgon1zzotl, 1 101'0)Jl'O• dotti ,·orrnnno a mo(llcl Jlrczzl nelle mani degli s1,ecu1!\to1·i e 1,111 1ltrflc!lo sorA la concorrcuz, elio dovr,tnno coml)attcrc contro \lUCSU le cantine sol}lall gh\ rormote.

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