Critica Sociale - Anno XIII - n. 17 - 1 settembre 1903

262 CRITICA SOCIALE sugli enti locali, capitoli di sintesi mirabilmeDte Judda. Cirra il problema ferroviario, gJi autori non sem– brano favorevoli al servizio autonomo di Stato, pur criticando acerbamente l'attuale sistemo. dì esercizio, giacchè affermano che è difficile dire se la stretta rnlazione fra le ferrovie e lo Stato abbia avuto ef– fetti salutari. Ammettono pure che, senza Paiuto dello Stato, molte delle ferrovie più piccole non snrebbero mai state iniziate o condotte a termine da Compagnie private. 8pecialmente la vita loca.le dà luogo a saggi con– si~li j gli avtori vorrebbero limitati i poteri di tas– sazione dei piccoli Comuni, tolta di mezzo o d'assai modificata Ja invadente, inutile e spessissimo dan– nosa funt.ione prcfettiY.ia e . delle Giunte tutorie; l'agitazione per l'autonomia comunale pur troppo non sembra procedere con la solerzia che gli scrittori auguravano veder messa in opera. [nvece sembra debbano a\'Cre maggiori probabilità di riuscita le speranze e gli auguri i per una mitiga– zione del protezionismo nei prossimi trattati com– merciali e per l'abbandono ciel sistema dei premi. .Almeno tanto è lecito sperare da una non mai prima veduta unanimità dei tecnici e delle persone più no– toriamente implicate nelle negoziazioni. Gli autori sono tra i più fiduciosi credenti nello avYenire industriale italiano, sia per l'ottima qualità della mano d'opera, sia per lo sfruttamento del car– bone bianco, sulla quale questione insistono a più riprese, dandole carattere d'urgenza, anche in rela– :done alla questione meridionale, secondo le note vedute del Nitti. ·rn noi crediamo che un Governo radicale non dovrebbe negligere un solo momento questo punto, e dovrebbe ambire d'essere il primo a restituire alla politica economica quel carattere di pretta e integrale nazionalità. che da molto tempo ha perduto poi prepotere delle -,.,ariepolitiche regio 4 nali aggravanti il clanno della disuguaglianza natu– rale di sviluppo sociale nel Nord e nel Sud. )Ca, piil che le conclusioni e i consigli espliciti, dovrebbero tenersi presenti i quadri particolareggiati della vita italiana, contenuti nei capitoli VI e VI rr, vertenti sul vitto, sulle abitudini di lavoro, sui pro– gressi delle nostJ·c classi lavoratrici uelle varie parti d'Italia. Ora che finalmente esistono in Italia. due Uffici del Lavoro, diretti da persone aJFaltezza ciel còmpito a cui furono assunte e mosse cla modernis– simi intendimenti, queste sommarie descrizioni do– vrebbero in\'ogliarc a stabHire una vera o propria topografia del lav01·0 in Italia, condizione prima per l'elaborazione di leggi e di~posizioni convenienti alle sing-ole regioni ed arti. Non bisogna dimenticare che, a meno di voler chiudCL'Cgli occhi all'evidenza, nel medesimo tempo che è massimo l'interesse nei ceti proletart ad apprO· fittare del presente momento di relath•a floridezza. e di inccrtezr,a politica delle classi dirigenti per incunearvi le proprie immediate e minime l'ivendica– zioni ra.fforzatrici contro future depressioni, e quindi all'instaurazione d'un Governo radicale, i radicali stessi - interpreti dei bisogni dei ceti piccoli e medio-borghesi - non potrebbero nulla senza l'ap– poggio del partito dei lavoratori, epperò questi pro 4 porzioneranno il loro appoggio alla. considerazione itL cui isaranno tenute le loro richieste per l'incre– mento dell'istruzione professionale e per l'integra– zione clella legislazione sociale esistente. Lungi dal pensare che pl·csto debba e possa rompersi, noi pcn 4 siamo che l'opera di collaborazione tra i partiti ve– ramente vitali accresca sempre pilL i punti della collaborazione stessa. Credere che sia vero il con– trario, è dar prova cli servaggio mentale a supersti– r,ìoni cata:;trofiche o~·ni dì più smentite sf'ilcciata– mente dai fatti. Bib 1otec~C no B1ar e E questo ben comprendono gli autori del libro in questione, che replicatamente afferma.no di riporre le loro piìl ardenti speran:t.e per la rigenerazione polrnca ed economica d'Jtalia nell'opera, sotto vari aspetti parallela, del partito socialista e del partito radicale che va ora a darsi una definitiva costitu– zione. Pur Lroppo talune tradizioni, che altra volta ebbero la loro ragion d'essere, e gli spasimi prea– gonici di partiti decadenti e dannati a tisi cronica, se non a prossima morte, e il neo-anarchismo, neu– trnlizzano in parte quest'ascensione graduale e con– tribuiscono a screditare l'Estrema e l'opera sua, inde– bolendone Fazione. Bisogna anche tener conto d'un fattore indipen– dente da umano arbitrio. Specie in un paese da poco avvezzo a libertà, cli questa a tutta prima si avver 4 tono gli inconvenienti e non i pregi. Come della salute, così della libertà si può dire che si vede il male e non si vede il bene. Questo sì sentirà. solo pili tardi, nell'occasione in cui qualcuno vorrà to– glierne qualche parte. Allora ci si occorgeri\ del bene venutoci anche dalle lotte fraterne e dalle scissure, morali pili che d'altra natura, inevitabili ormai nello stesso partito socialista, ove al Bolton e all'Okey sembravano ancora impossibili. 11 loro buon senso inglese non li indurrà. perciò menomamente in errore nei loro successivi studi rivelatori o ribaditori a noi di verità sentite nelle tempeste clel!e passioni. l~ssi, già nel capitolo sui Socialisti, avvertirono come la politica di questi divent.i sempre pili tecnica; ora potrebbero aggiungere che la loro politica, a mano a mano che si fa pit1 tecnica, diventa una diretta emanazione delle org-anizz.azioni economiche e pro– fessionali, ed esula eia quelle politiche in cui l'ozio e le generalità ,•acne moltiplicano i germi dello sfa– celo. Sfacelo che non allontana ma affretta l'evolu– zione verso combinazioni ministeriali più avanzate e atteggiamenti po1itici più profondamente trasfor– matori, perchè esso non si risolve iu altro se non in una separazione degli clementi, che son d.ivenuti capaci cli influire sui poteri pubblici costruendo, eia quelli che da questa capacità sono ancora esclusi; ora, è vel'ib't sociolog"ica non meno che psicologica che un'unità cosciente ne vn,I cento incoscienti. 'l'ale è la. portata dell'ingresso nella politica posi 4 tiva degli strati ])il, evoluti del proletariato, a cui n.ltri nel tempo seguiL'anno con identico processo. l~ssi, nel medesimo tempo, sono attratti e spiugono, e la democratizzazione ne è accelerata ed intensifi– cata. Sentiranno i radicali nella dovuta misura la portata cli questo mutamento, che è pu1· cli già tanto accentuato <lacchè questo Jibro apparve? Data la ripercussione di influenze tra i vari partiti e l'inte– resse çli ciascuno all'attenzione e alla sensibilità degli a.Itri pe' suoi atteggiamenti, la nostra curiosità e ansietà appariranno perfettamente giustificate. La politica del lavoro, sia nella forma diretta di 1egì 4 shlzionc sociale, sia in quella indiretta di impulso dato alla produzione nazionale per via delle quattro categorie di riforme accennate e delle molte e pic– cole su cui sorvolammo, sarlt il compasso di \Veber misuratore della sensibilità del partito radicale alle necessità dell'ora presente, epperciò anche della sua ragion d'essere. Se si dovesse giudicare da11'indifferenza con cui la stampa conservatrice s'occupa del Congresso, clel 4 l'ostilità con cui ne tocca qualche camarilla che ostenta fedeltà alla trndizione cli tempi radicalmente diversi dai presenti per le esperienie che li diffe– renziarono, se si dovesse anche giudicare, per tornar al punto donde movemmo, dal silenzio tenuto sui consigli e sulla inspirazione, indubbiamente radicale nel suo indirizzo, degli stucli di questi due dotti inglesi sulle cose italiane, si dovrebbe quasi trarne argomento di conforto, perchè, nonostante l'affettata

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