Critica Sociale - Anno XIII - n. 12 - 16 giugno 1903

178 CRITICA SOCIALE pione. Onde la funzione vom e coronata da successo clclla parte zanardelliana nel Gabinetto fu di servire da capsula custode dell'azione, altrimenti da prin– cipio impossibile, dcll'ou. Giolitti, e di logorarsi in quest'urtìcio. Sogna l'assurdo o vuole Giuseppe Zanardelli vo– lontario superstite a sè stesso chi sup1>one ch'ei si ripresenti alla Cilmcra, gettando a mare tutto il ba– gaglio del suo proprio programma. Onde la designa– zione delle cose, con procedimento matematico di successive necessarie esclusioni 1 non additava altri che l'on. Giolitti. Questi., vittorioso nella p,·op,·ic, politica, non era colpito se non di shieco o superficialmente dalla ibrida minoranza del 12 corrente, il cui voto era stata l'occasione, non la causa, dolio dimissioni del Gabinetto, e una parte della quale (si rammenti il discorso Ruclinl), ben lunge dal volerel'inchiesta,par– lamentw·e sulla marina, voleva unicamente, pe1· ar• tifìcio di schermaglia parlamentare, la presa. in con• sùlerazioue (che è ben altra cosa) della mozione Franchetti, riservando ogni giudizio sul merito. Un'altra parto più cospicua di quella minoranza, trascinata a quel voto quasi suo malgrado per il modo infelice ondo la domanda d'inchiesta era sorta alle origini, si sarobbo dovuta quasi tutta ri– conquistare - liberalo il Gabinetto dalla spina Bet– tolo - colla nomina di una Commissione reale, larga• mente parlamentare nella. sua composizione effettiva. Quanto alla zavorra dei progetti inceppanti, nl– l'on. Giolitti - che nell'azione specifica sua propria erasi rivelato, per comune consenso, la maggior forza apparsa, dopo il conte di Cavour, nel Parlamento ita• liano - era agevole sbarazzarne il terreno, ritiran• doli per decreto reale o facondoJi cadere con la ch.iusura della sessione. Così, pronto a liberarsi dagli ingombri del passato, il nuovo Presidente del Consiglio si presentava al Parlamento con un O1lbinetto rinnovato, scartando i :Ministri sciupati, rinforzato, in coerenza all'azione già da. lui spiegata e allo dichiarazioni elio ne ttcoompa– gnarono le dimissioni, da alcuni clementi dell'l<:strema radicale, pegno cli una rotta pili ardita sul terreno della libertà o di un inizio nlmeno cli economie mi– litari; preannunciando un nuovo piano di riforme piì.1 razionali ed organiche, al quale le riforme'ab– bo.nclonate avrebbero servito di preparazione e di assaggio, e per l'attuazione del quale, o il Parlamento seconclerebbe il Ministero, o verrebbero chiamati a pronunciarsi i Comizi elettorali. Questo piano (nò mancherìi tempo a minutamente dimostrarlo) non soltanto è oggi possibile: esso piut. tosto, è possibile soUanfo(la oggi. ~1 la prima volta, infatti, in 43 anni di Governo italiano, che tocchen\ ad un Gabinetto questa decisiva fortuna: di aver a disposizione, o tosto od a bre,•e scadenza, coi residui attivi dei bilnuci e con la conversione, non remota oramai, di JO miliardi di rendita, un gruzzolo annuo di almeno 100 milioni, crescenti di anno in anno, coi quali - se non improvvidamente sperperati - poter seriamente iniziare la rigenerazione igienica, tribu– taria, economica., intellettuale del nostro paese. . .. Questa, in astratto, la sola soluziono degna del nome. E in realtà no convengono quegli stessi, che, per dei motivi che sono quisquilie, vagheggiano, con :t;nnarclolli o senza di lui, il perditempo - colpevole di fronte nll'urgonza elci problemi incalzanti - cli un "'Ministero estivo " di transizione. Anche costoro confessano, 1:1ia pure a denti stretti, che Giolitti diodo indietro unicamente por meglio saltare, che senza di lui il Ministero rimase nel agitarsi nelle convulsioni spasmodiche di un corpo cui fu mozza la testa, e che eg)i ò indubbiamente il solo uomo del domani. ~ra questa soluzione, che sembra inevitabile in astratto, ò essa possibile in concreto? Qui sorgono le ragioni della riserva che accennavamo in princi1>io. I\ se non ò possibile oggi, lo sorà. fra quattro o sei mesi? La risposta non può darla altri che l'~strema Si– nistra, e de\'0 clal'la coi fatti. li'u per non governare avendo nvver:sn l'l;:~trema, che Giolitti si dimise, tra– scinando seco tutto il Gabinetto. Questo ha dichia• rato egli stesso, e questa volhL crediamo - ciò che non sempre gli 1:tvvicne - che 0bbia eletto il Yero: perohè, scisso dall'J~strema Sinistra., la sua persona• lità. politica naufragherebbe. Ed è ammesso dagli stessi avversari\ e le palinodie cli Rudinì e le reite– rate invocn.zioni di Sonnino ne porgono eloquenti testimonianze, che ormn.i 11011 si può governare contro PE:strema. Mono di chiunque lo potrebbe un :.Mini• stero a tendenze radicnli. Ma il prohloma hfl pure il suo rovescio. So non si può gornrnaro contro l'mstrema Sinistra, si vuò egli, viceversa,,governare coll'Es I rema Sinistnt? Le due tesi sono hen lungo dal farne una sola. Colle elezioni elci I!)00, e piì1 colla caduta del Mi– nistero Sarncco, l'gstrema Sinistra, battagliera e forte cli numero, diventò l'arbitra delle situazioni parla– mentari. Per qualche tempo ossa seppe trarne par• tito, difendendo il Gabinetto dall'insidia reazionaria, sospingendolo sulla via della. libertà. e delle riforme. :ira, nata. 1>i11ttostoa demolire che non a edificare, quest'opera tenace e com1>lessa - che, per riuscire possibile ed efficace, doveva avere riscontro in una coerente opera educativa nelle masse - sembrò ben presto affaticarla. Lo stesso appoggio al Ministero, quando era più doveroso e più necessario, fu dato quasi con rossore, timidi della verga che sibilava nei Circoli, e s'inventarono gli alibi del "' caso per caso" e allrc consimili frasche per salvaguardare il pudore. li regime della libertà parve riuscisse funesto a coloro che 1>iì11'1ivevano invocato. I dis• sensi o le polemiche fonnnli cominciarono ad in– quinare cinaeun Gruppo dell'Estrema e i partiti che vi corrispondono, crennclo in ogni Grul)J)O e partito una littente scissione. L'Estrema disertò la Camera, e, pili ùhC la Camera gli Uffici o Je Commissioni, dovo si compie il sustanziale lavoro legislativo e politico; Ja piì1 parte cle' suoi memhri sembrarono non d'altro occupati che di interessi personali o grettamente collegiali i l'affiatamento e l'entusiasmo della lotta comune vennel'O meno. Se ne togli il pro– getto militare e qut1lche altra iniziativa minore, sa• rebbe difficile dire quale contributo positivo e con– corde cli idee e di direttive determinate recò al Parlamento e al Governo l'Estrema Sinistra, così pronta a rnmpognore Parlamento e Governo per le riforme ritardate, lesinate o mancate. Quando lo stesso Orup1>0 socialistn 1 il piì1 battagliero e risoluto, si decise a scuotere l'inerzia altrui proponendo la discussione degli sgravi i a termine fisso, questa mossa fu appena un bel gesto; in realtà nè esso voleva quegli sgravii, nò sapeva contrapporvi altra proposta sufficientemente concreta; nnzi 1 fra sgrnvii e vera. riforma trihutaria, nè il Gruppo nè l'Estrema si pro– nunciarono mai espticitnmente. ~: mentre si vogliono riformo 1 si trova che è un eccellente tema da meeting denunciarlo come pannicelli calcli, polvere negli occhi ed erba frastulln. Che pensa l'Estrema, che pensa il Grnppo Socialista sulla questione dei dazii di fron– t'iera? sulla. questione coloninle? La battaglia ferro– viaria fu fatica particolare di Pantano e cli Nofri. La dichiarazione 1 con hi quaJo il Gruppo socialista pose in mora il :Ministero perchò si accingesse ar– ditamente allo invocate riforme: era logica ecl era necessaria. l•!ssi\ giustificava _gli appoggi dati nel pasimto, constatava i frutti ricavati nella politica interna, minaccii\va 1'1tbbanclono per l'inerzia in fatto

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