Critica Sociale - Anno XII - n. 23 - 1 dicembre 1902

Critica Sociale fr/VIST .Il QUINfJICIN.llLE DEL SOCI.l!LISMO Nel Regno: Anno L. 8 - Semestre L. 4 - All'Estero: Anno L. 10 • Semestre L. 5,50. Lettere, vaglia, cartoline-vaglia all'Ufficio di CRITICASOCIALE - MILANO: Portici Gallarla V. E. 23 (2° pia.no nobile) Anno Xli - N. 23. Non si vende a nm1ie1•i sepa:rati. MIiano, 1 ° dicembre 1902. SOMMARro Attualità. Scflc1·11,e par1m11t11/ari. (IV,\SOt: BOSOlll). / dllt proyrm11111' (Dt:lllOCl!ITUS). Studi sociologici. LCt11tid~ cop.taUslkllt, deW,111l011omk, dd porto di Oeuorn (Ooti. AS• ot:1.0 C1u:sr1), L'Jlalkl e i l,·,,ttati dl commercLo: lii: H tfrslt.ma (lOfJ(male e le imtu– s.1/·lt "1(1111/{a(fri,cJ, 4. I11dusfrta del/li 8tf(I (ATTILIO CAUIATI O i.UIOI E1:UUJ)I). Il ·problema ffll(IIIZiJ.11•10 11tlW 1111111u!IJ><11/::;:a;;Jo11e d i- BtY'VJ::J p11Qblicj, (IVASOI'. BOSOlill). Filosofia, letteratura e varietà., J,'l'(t Ubrt e Ri.visle: "101·/ll/Uà ed tulme; .At1ll(lel'k<lll81110 t 80Ci.(I, /if<//1() j ~1c.::1m1111t,z<ot1t C(lpjl(1/lsllc(I; G/1. 8CIOJ)e1·i. net /[J()(j ill UMta; Ull<i (/J.chj(ll•(tzMiui cU Q/tet-r<r; Lt le11<1e11ztdella leg.Sta– z/.01,e (W/el"IC,ftlCI (STICUS) -- Socu,,.smo crUtco (g. p.). SCIDJR.UE PAR.LAMENTAR.I Che è la questione meridionale? La domanda può parere ingenua in questi giorni nei quali il problema del :Meziogi?mo è divenfato l'ossessione della politica italiana . .Eppure_ non mai come oggi fu necessario un csrtmo preliminare dei termini della contesa, per vedere un poco a fondo se la ofostra dei rimedi e dei programmi debba avere qualcl~c influenza sulla politica del proletariato. Che esista una questiono meridionale, nel senso sociale cd economico, che si vuol dare a questa pa– rola niu1to può porro in duhbio. C'è, fra l'rtaliii sct– tcnt;·ionale e la meridionale, uno squilibrio profondo nelle attività produttrici, nell'intensità. della vita col– lettiva, nel tipo e nella natura della produzione, e quindi, per gli intimi !og1t1~1i che_congiungono lo svi– luppo economico con la. psiche cli un popolo, anche una divcrsiti't grande fra le consuetudini, lo tradizioni, le facoltà intellettuali e morali delle popolazioni ri– spettive. In sostanza, si tratta. del dissidio inconciliabile cli due rtalie, giunte ad un diverso grndo di sviluppo, e costrette a vivcr·e insieme sotto una legge uniforme e comune. L'rtalia settentrionale, cho ha git, rag– giunto un sufficiente grado cli agiatezza, vorrebbe fure là sua politica., e si sente impedita dall'Italia meridionale che ha bisogni economici, finanziari, do• ganali, ferroviari ben differenti e spesso oppost~– L'ltalia meridionale, a sua volta 1 crede che la flor1- dezza delle regioni superiori della penisola non sia dovuta a sforzi secolari, ma allo sfruttamento ciel Sud a. profitto del Nord, e quindi aggiunge alla na• turale invidia dei paesi poveri per i paesi ricchi, una acrimonia non sempre dissimulata per la supposta rapaci fa di coloro, che credo cagiono diretta e volon• taria dei propri mali. l)onde un rancore permanente che si ~onta smorzare con gli inni patriottici, ma che appunto perchè è un fenomeno sociale insopprimibile, non può che scoppiare periodicamente tutte le volte che interessi opposti si trovano a cozzare fra loro. Ma tutto questo non è ancora Ja questione meri• cliona.Jequale fu testè agitata nella ,,ita parlamen– tare italiana. La questione n!3i suoi veri elementi economici e sociali - cioè come fatto storico della coesistenza cli due civiltà. diverse - sarebbe stata tl'oppo grave soma per le spalle dei nostri mediocri uomini politici, assai abili nelle improvvisazioni pa– glicttcschc, ma assai corti nelle concezioni ampie e generali. La questione ò venuta quindi davanti al paese come una gara di brame intorno allo Stato. ])a troppo lungo tempo il Sud fu avyezzato a sperare soltanto nell'intervento miracoloso dello Stato, percbò non dovesse attendersi questa. cs1>losionedi desideri e di speranze. Nessun uomo politico ebbe il coraggio di dire ai meridionali che il potere centrale può aiutare, ma non suscitare ciò che non germoglia vivo e ga– gliardo nelle att,ività laboriose e paiienti. 'l'utti hanno adulato e tutti hanno promesso. Quindi, non appena la questione meridionale fu riso1levata.,essa tralignò in una giostra di programmi tributarì e finanziari, in cui la leggerezza cli chi prometteva era appena eguagliata dalla cieca fiducia di chi sperava. Om al promettere c'è sempre un incentivo peri– coloso. L'Ttalia meridionale, bcnchè abbia un numero di elettori considerevolmente inferiore ali' Italia set– tentrionale, manda al Parlamento ben 180 deputati. ]~ questi deputati, sàlvo alcune eccezioni, non rap– presentano alcun partito ben chiaro e ben definito e non hanno nel colore politico dei loro elettori un controllo ccl un freno. La disgregazione sociale del Sucl permetto che costoro, dopo aver servito gli in– teressi particolari dei loro grancli elettori, sia.no li– beri nelle loro opinioni e nei loro voti. La deputazione del Sud è quindi una delle pili mobili. Se per un certo periodo - per opportnnib't elettorali - rima.ne fida ad un Ministero, può anche all'improvviso voltarglisi contro. Basta soltanto acca– rczzarht nel suo amor p1·01>rio,e solleticarla noi suoi interessi, perchò essa aiuti questa o <1uella politica. f/011. Zanardelli prima, l'on. Sonnino poi, hanno capito tutto questo e sono partiti alla conquista del Mezzogiorno. Cominciata l'asta pubblica, ognuno ha cercato di alzare l'offerta. e di strabiliare i meridio• nali con i pro~rammi pili audaci. Così h:, questione meridionale si è riclottft a una scherma. parlamentare. Di tutti gli elementi sociali ccl economici del problema non ò rimasto che un fatto cli psicologia collettiva: la credenza ingenua elci meridionali neIJa onnipotenia dello Stato. Su questa superstizione la piccola politica di corritloio ha creato il suo edificio: un castello di carta destinato a crol– lare al primo soffio cli vento. . .. La dimostrazione è nei rimedi proposti. Sonnino, il cui ingegno è essenzialmente critico e

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