Critica Sociale - Anno XII - n. 22 - 16 novembre 1902

CRITICA SOCLALE 339 INTJmMEZZO P Lmrrco Il bisogno d·i cwitcizion·i operaio. " Jl problema. della c11s11, d0Jl0 quello dcll 1 11li• mcntazionc, ò il piì.1 grave cd urgente del nostro proletariato, pcrchò in esso si c~mpcnctrano i pr?– blomi della aalute e della mornlttiì, che sono - 111 definitivi:\ - l'nninm della questiono sociale. ,, Pareva questa. unn. questione banale. Pareva ~nor di discussione il punto di par~nza. :ira, alurn~, ceco che anche esso ritorna sul ta1lpcto. Gina l,om– hroso ( 1), socialista e dottorcs~a,corea il cuore stesso della c1ucstiono, cui !:!.i vuol dnrc un hriciolo di solu• ;dono prRticn, e gli vibra un col1>0disperato. :Non c'ò d1t rifo1tarc. Si trath\ nientemeno di questo : il p roldurinto non IHL hisog1_10clcllc Cfl~O SilllC visitn.tc da. aria pura, e dn. solo lieto. LE~ cns:1 snmt' ò un lu sso. I lavol'lltori so lo piglieranno, n suo tempo dopo il ncccssurio o - mag-ari - dopo nitri lussi'. Non c·ò urgenza. Oli scienziati hanno preso un granchio n secco. ~i può vh•erc anche con poca aria e nrnlsana. Un uccellino, posto sotto uno cnmpana cli vetro si abitua e muore più lentamente di 1111 altro trusp~rtnto cli improvviso dall'aria pura ull'uria confhrnta. Che sublimo soddi!!fuzione metter qualche om di pili a morire! . . . . . . Par di so~nnre. Questi cd nitri cons11111l1 d1scors1 li ho Mentitinitre volte, mn dai parrucconi del Con• siglio com111rnlc di 'l'orino, quando !li alfannavano a salvnrc i profitti dei padroni di cnsa dalle forch·• cu11dincdel nuovo re,:-ohtmcnto edilizio. Un modo di rnrrionaro consimile l'ho trovnlo nel Corriere tiella .,r,~t (i) dove il signor G. U., do1>0d'itvcrmi detto che er~ poco meno che inutile dimostrare i nc@ki tra saluto e abitazione, perchò tutti li ammettono, dichiara immediatamente che non crede poi tunto J:rnncloe universale il bisogno di case operaie. . Non so quolo sia, poi miei contraddittori, 1~ misurino del bisogno. Ma paro questo. I prolob1r1 non si lnmcnbrno, non vocinno, non fanno il diavolo n. qun.ttro: il hisogno non c'ò. I•: ~vi~lcntc. Quest:! teoriu fa. il paio coll'altra per cui I conserv11tor1 ammettono le agita1.ioni dei lavoratori... <1uando questi cascano dalla fame. Ba... ionando in questo modo do\'remmo ncgarfl oi;ni ';.1tro 1>roblema.sociale, pcrchò .- clisg~!ziata– mcnte - nei 1>ii'1 no manca la coscienza. ,. 1 sono bisogni di cui noi ubhiamo coscienza, e altri di cui <iuesb1non c'ò. Quando vodinmo un uomo hrillo, tutti comprendiamo che egli do,•o cessare dal bere, ma questa idea, così semplice o necess:uia, l'~ianno tutti eccetto egli stesso. Certo, ))OCht operai sfln– touo' i vnntnggi doll'abituzionc iµ-ienic11, m:_i se ,ili ultri non hanno voco per ~riclarc, parlano 111 ,•ecf' loro il becchino l'ospedale, lll prigione 1 il postribolo. I/operaio t1i~v,·ozza per forza, nlla insufliciento aNozione elci ()Olmoni,ma si ammnln piit facilmente, diventa. risica, tira le cuoin .. pl'i!llll ~I~ q'!elli cho hanno J)Oh1to ... non avvezzarsi. I. opcr1t10s1avvezza n vh·crc nf'll:1 peggiore promiscuità, ma butta poi sulh1 srrada i piccoli delinquenti, lo dis1>ensatrici d~ buoi e di... sifilide, i rachitici, gli scrofolosi, e tutti gli nltri prodott.i della. clegenor~zio1~0 fìsi_cae_moralc. .Nò bisog1rn.credere che l'11b1t11d1110 s faccia scnz'l uno sforzo, senza unn ripugnunzn, senza. avor un bnl'lumc ciel bono che si po1·clo.Basta pensare 11 questo: l'unico momento in cui l'o1>crnio ha urrn fug1•cyolca,.,.iatczzu,<1ualchoris1>ttrmioda 1>artc,l't•· poc; delle 1~ozzo,CE?linon sceglio 1111::t climorn. inll!• (I) ,tro11ti: d<'I !'1 01101.trc '-' d('I g 11<Jl·e111br111:,,r,:. (t Cvt·ritrt lltll(• ,ttl't', S. ~. IWl. licr ma hcnsì mm casa confortevole, soleggiata, n1111;i11, per rint111rnr:-3i poi nelle J)cg:.;ioricatapecchie, quando arrivano i figli a cnvnllo della miserin. 1,;c1 ò nllora che - pur aumentando i doveri - dimi• nuisce il senso della rcs1lonsabilit:\ o molti 01>erni cominciano a lasciarsi trascinare dalla. voce dolce, sirenic:i della osteria. f' miei contraddittori riducono il bisogno n. 1>ochi luor•hi spocit,li. La citt:\-pio,•ra c-ilirunaa sò i con– tndÌili e <iuosti abbandonano In tcrrn divenuta matri– gna. Jia fabbrica li alletta collo zuccherino cliqualche soldo cli pii1. Essi l'i lascer111rno In salute, la tran– quillit,ì dei loro neni, la casta poesia della loro famiglia, lo braccia, i figli. .Maessi corrono, in falangi, in fiunrnnc. F. la città cresce, stendo lo radici nella cnmpn:.;nn.)limcnno le case. La. speculazione non no dh nbbastnnz1,. Bi8og-n n.llos.;ar(lucstn gente, nmmuc– chinl'la sotto un tct.to . 1': qnttndo non c'è nessuno che faccio venir e i bri vidi il. chi passa, dormendo 11 ciclo scoperto, i I problema cesso. Ah ò ben dirnrso il problen111 ! Non si tratta di nmmucchinro la plebn~lia, come ballo di cotone, nei nrnµ-azzini;si tratta cli dare al proletariato una abi– tazione, che non continui, cli nottr, il sottile avYele– namento che 01>cr0, di giorno l'ambiente della fab– brica.. Si trntta di ristorare, con unn. ossigenazione normalo lici s11nµ-11e, l'org-anismoesausto; cli creare un ambiento simpRticoche richinmi l'affetto, un amhientc ~rflclito che motta in fuga l'ovvcrsionc alla. nettezza; di separnre le età, i sessi, pcrchò non nascano, si aflOrzino, dh•ampino le frencsi(' clclla corruzione. Così il ()roblemn non nppnr pili di pochi nè di poco conto. Risolverlo o - mej::liO- elargii quollu. so– luzione che i tempi comporhmo, non ò più un'O(lora vnnu un lusso sentimentale, ma invece pensiero saJr!l~e dì snnitnri sociali, che spargono i clisiufcttanti nC'I terreno cli culturn elci pc[:giori microbi. Jio condizioni di 'l'orino sono un buon punto <li pnrtcnza per congetturare <1uellcdelle altre città i tuliane. Scssuna cittt~ fu, come questa, costrutta, ampliata con criteri" sani e moderni di edilizia e cli igiene. Da secoli furono compilati ccl eso~11it,ipiani regolntori. Questi non seguirono mai - o q11nai mai - i cri– teri dolio vie strette, tortuosC', fioncltcggiate da caso altissime, come canta il 1>00ta veronese. Quoisi tutte le nostro vie sono i1mpic e diritte: molti i corsi albcri1ti, mol– tissime le piazze. Profusione di fliuole, cli gfonlini, di verde. Eppure - non ostante lutic le cure elci .Mu– nicipio o l'oescn 1 nnztl elci cittmlini - una statistica, recentissima l'unica forse del genere in JtaJia, clisvcla un malo prdfoudo, vasto, che nttcnde una soluzione non illusoriR. J,'uflicio cli anagrafe ci nvverto c-hc, !Ili una J)OJ}O· IRzionodi 3:.J:"i.000 uhitanti, J 13.000 persone - un terzo - non hanno mezzo vano a testa. E i risul– tuti sono µ,rossolani. Essi non vanno u cercare In capacità. del vano. Ancor pili: 58.000 1>ersonehanno meno cli un terzo cli camera, :.!7.000 meno di un quarto. );on parliamo di quelli che vivono nei fienili l' simili. A Torino non ò manc~1ta la febbre ediliziu, per c-uisi sono rinnornti nel centro e costrutti alhl peri– ferin dogli intieri quartieri. Mn tutto ciò è b astato 111 rc110Jarcn11111cnto d lio.popoloziouc. Non c'ò stn.to posto 0 J}OllliJ,;'lion1mento cldl'ubih1zionc, nel sen so lii Hfollarogli nmbienti, offrendo caso l\ buon prezzo. I risultati clell'in('hiesta cli 'l'orino possono essero np1>licati- 1>0ggiorandoli - allo altre città. Jlo dotto 1>cggiorandoli,pcrchò ò clifncile trovare al_t~o~o nltrettanta preoccupazione dello huonc regole ecl1hz1c, 1•rr uno spnzio così lungo cli tempo, e sovrattutto

RkJQdWJsaXNoZXIy