Critica Sociale - Anno XII - n. 22 - 16 novembre 1902

CRITICA SOCIALE 351 nella fede della loro fecondazione infinita, e in questo sentimento di solidaricfa colle generazioni venture Ja morte si consola colla visione di una immortalitìl piì, virile e pill pura di quella che abbiamo appreso dalla fede e dalla poesia. ROm(I, 8 novtmlwt 1902. Jlrof. CESARE V!VA~n:. .Al 1Jrossi1110numero 'il seguito dello stmUo tli CA· UIAT[ e(t El~AUDI: L'Italia o i trnttnti tli COllllllCl'uiO. j)er chiuèere una polemica Due righe ancora, e le ultime, all'on. Ferri, pur sa– pendo benissimo di cozzare col muro. Egli, con una disinvoltura adorabile, ripete nel Socia• lis1110 del 10 conente esser mio e non suo il pensiero che tutto o quasi t1Ltto il problema del socialismo sia nella fabbrica delle coscienze. 1~quindi l'ibadisce contro di me l'accusa di trucco e di disonestà polemica. Or bene - l'isum teneali.i, amici? - l'on. Ferri comincia il suo trnfllctto con questa testuale dichiarazione: " Dico e ripeto che l'enei·gict 1·it:oluzio11al'i<i 1>ilÌ forte sf<t 11ella co– scien.m socialista che bisogna formare 11ei1>roletal'i." E in fondo, dopo avei' detto, con uno dei suoi voli 1>in– darici, che " se Augusto Comto indicò nel1 1 intelligenza la forza motrice dell'evoluzione sociale, Spencer fece un passo pili innanzi indicandola invece nei sentimenti, e Marx risolse il J>1·oblem<t fmlicandol<t 11eibisogni (co11di– zio11i d'esiste11w) che defermiiumo se11t.ime111i ed -idee ,., aggiunge tre righe JJill sotto: " J~'mio illcecc U 1>e11siero elle 11011 /Jasla110 .; biso(lni o le couclizio11i di esisten:a. J>erchè il proletariato, che mir<t alla, loro socldisfazio11e e al loro ,,,igliora111e11to 1 abbia e11err1ia e metodo ricoluzio1wrio - 1wn basla110, se iii esso non si (ol'mi, con la 1>ro1x1ga11(ht e l'orua11izzazio11e, wut coscien.wsociali.sta, iii virth <lell<t quale esso, al di lù delle riforme, vedei e voglia l'ideale ricol11zio11ario delht prop1•itlù collettiva. n E dopo queste magnifiche contrnddizioni 1 sostenga egli d'essere marxista. e dica e ri1Jeta J)Ure che i miei sono trucchi J)olemici ! Dott. CARI.O PErnoccm. Il sentimento della II proprietà ,, e il socialismo Giorni sono leggevo nel libro " Gl'i ideali della vita ,., (1) dell'illustrfi psicologo americano William James, le seguenti proposizioni: li senso della 1noprieH~comincia nel .:;econdoanno di vitn. l~ra le pl'ime 1>ni·oleche un infante apprende a pro– nunciare, trO\'iamo 11. mio " o " mia n, e guai ai genitori di gemelli che non provvedano due esemplari di ciascuno dei loro regali. La. profondità e la primitività di questo istinto accenna a gettare anticipatamente una specie di discredito psicologico su tutte le formo radicali clell'uto})ia comunista. La }ll'OJ)rietàprivata non può venire prati– camente abolita se non si muta prima l'umana natura. Sembra essenziale per la salute mentale che l'individuo abbia, oltre gli abiti che indosfla, qualche cosa su cui possa :tffermaro il suo esclusi"o possesso, o da poter difendere accanitamente contro tutto il mondo. Anche quegli ordini religiosi, che fanno i· 1>it'1 rigorosi voti cli })overtà, hanno risentita la necessità di far qualche con– cessione in favore del cuore umano, reso infelice da una riduzione ai termini di un disinteresse troppo asso– luto. li monaco deve avere i suoi libri; la suora il suo piccolo giardino e le immagini dei santi nella sua cella. (I) WILLIAM J.\lH:S: IJ/i ldl!<lli dc/l(I ri/(f. -- noccn, 1~3. B b ,oteca G no B1ar o Il James ripete l'obbiezione tante volte mossa ai socialisti che, nll'organizzazione socifllo collettivista, si oppone il sentimento congenito della proprietà. individuale. Il fatto che un pensatore come quello citato, ed altre degnissimo persone, abbiano l'opinione da me riportata, non può non impressionare e rende l'opi– nione medesima meritevole di esame e di confuta– zione . Allo stadio attualo del movimento socialista, sem– bra un perditempo il ritornare su argomenti che parrebbero sfatati e propri della prima fase del di– battito fra i socialisti o i loro avversari. Chi ragiona in tal modo, invece, ha torto, e dimostra cli essere un semplicista ed un empirico, ignaro che i grandi attriti suscitati da un'idea nel suo svolgersi e nei suoi esperimenti di a1lplicazione pratica si ri– chinmauo sempre a quei contrasti filosofici di carat– tere generale che vennero solle,•ati al sorgere del– l'idea stessa. Piìl noi procederemo e pii1 si presenteranno que1le obbiezioni, dirette al socialismo, come dottrina non peranco cimentatasi nello lotte e nelle prove della vita quotidiana. J~ piì.1 d'una volta. noi riscontreremo che i nostri contraddittori non erano interamente nel falso e che gli ostacoli da loro profetizzati al concretarsi del nostro ideale, per cause collegate alla sua natura, possono realmente sussistere, se anche non sono tali da essere definitivi cd insormontabili. Ciò osservato, per spiegare come, fra. tante battaglie di scioperi, di organizzazioni) ecc., ecc., io mi sof– fermi ad una disquisizione cli sapore accademico, entro nel tema dell'articolo. Gli uomini hanno il sentimento, anzi l'istinto della proprietà, notano gli psicologi, e quindi la natura umana repugna da uno stato sociale dove predomini il principio della. proprietà collettiva. }fon contesto l'istinto della proprietà. Ma in che guisa per esso non sarà possibile il socialismo, e, peggio, in che guisa è stata ed è 1>ossibile,con esso, la società a struttura individualista., con un minimo di proprietari ed un massimo di nullatenenti? Non è forse il socialismo l'omaggio piì.1 grande al dato cli fatto che " l'uomo ha il sentimento della proprietà ,., ? Il socialismo s,irà 1;1 proprieb\ cli tutti e di nes– suno, che è runica formula .della proprietà che non escluda qualcuno dal part.cciparvi. Oggidì noi abbiamo la potenzialità in ciascheduno di noi cli diventare proprietari, ma, al cospetto del– l'esperienza giornaliera, la maggioranza di noi ha compreso benissimo il valore unicamente formale di quella potenzialità. In lingua. pill povera, il maggiore numero degli uomini sa che potrebbe diventare proprietario, ma non fi:i su questa possibilità. calcolo dì sorta e com– batte non per ]a pròprietà., ma per l'esistenza. Il sentimento della proprieHl. si acqueta dunque, ora, in una quantiti\ di atti che la previsione socia– lista ci assicura che sarù, in sò o nei suoi equiva• lenti, del tutto mantenuta, nol1 1 ordinamcnto collet– t.ivista. Non ò la proprieti'~ privata. elci mezzi cli produzione o cli scambio quella che si esige dall'istinto " orga– nico " della pro1>rietà. Siffatto istinto ha permesso alla umanità una vita millennaria in un ambiente al suo soddisfacimento sfavorevolissimo, e non c'è pertanto da temere che non tolleri un ambiente diverso che, nella sua costi• tuzione, è chiamato a corrispondere alle basi sostan• zia.li nelle quali un simile istinto si radica. Il mio ed il tuo hanno un valore ·immenso in un tipo di socictù, dove il tuo è l'assoluta negazione del mio e vicoversa 1 ma 11011 11hanno piì1 ugualmentq

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