Critica Sociale - Anno XII - n. 15 - 1 agosto 1902

226 CRITICA SOCIALE zione si sono già dati con fervore il Fischer e il Bcrtrand 1 sollevando non J>oche discussioni. rt sentimento rivoluzionario ò vivo nel Belgio, pcrohò le rivolte di piazza erano state sperimentate in due occasioni, nel 1893 e nel '99, con successo vittorioso. Allora avevano anche avuto l'appoggio cli tutti, la stampa liberale. Ora non piii. Ora la tattica dei socialisti, dice il 1''ischcr, per il suo "aspetto di estrema violenza,,, aveva allontanato e impaurito una intera categoria di cittadini: " il culto ardente della fraseologia rivoluzionaria e il ricorso permanente nlla minaccia creano nel IHlbblico uno stato d'animo contrRrio alla pcnetruziono dello idee socialiste e a qualsiasi propaganda. metoclicn 11 • I•: il Bertrand, rin– cah:ando, osserva che la frase rivoluzionaria " ha il grswe torto di fissare nel cen•cllo della moltitudine idee pericolose " ('); epperò bisogna " avere il CO· rnggio di dire ai nostri umici ch'ò tempo d'abba11- do1rnr0 In, tattica. spinta, la quale non ci può rendere scnizio o che, se fosse presa sul serio, sarebbe su– prcnmmonte dannosa ,,. B continua biasimando la propagagauda. tcipageuse. Qui si nota la. somiglianza tra. questa s1,ocic di socialismo o corto socialismo nostrano. Oli avveni– menti del Belgio sono diffcrcntissimi da quelli che vanno svolgendosi chi noi; diversi sono pure i mc• todi nello forme e nello n1>pnren1.o; diverse le-con– dizioni circostanti; diverso il fino immcdhLto. ~ta, qua e Ili, in una f)nrte de' socialisti, sono identici i mo– tivi psicologici. So in Italia ilvessimo dato rotta al socialismo rumoroso, gli scioperi si sal'Chbcro rin• corsi alPimpnzzatn come ba rberi stimolati dallo po– rotto. Noi fummo dilog,ieiati qua.li moderatori, perchò non volemmo sperimentare lf ~ !'raso rivoluzionaria.sulla pelle degli operai. Oh! i contadini, sulla groppa larga o paziente, portano il peso dei secoli, secoli di proti e di feudatari; ma non noi li tormenteremo con le nostre impazienze, non anemo In crudeltà. di sotto– porli ai nostri esperimenti di rivoluzione sociale ! Non sono conigli nè porcellini d'India! . .. Il mondo ha fretta. Oggi gli n.vvonimcnti maturnuo co n una mp iclit..1\sconosciuta figli untichi. Un. la frotta ò divouta.ta . febbre in alcuni do' nostri. Nè sarcbhe gr an male. [I male comincia quando si smarrisce il senso della misura e Pahitudinc della prudenza. t:na grande illusione occu1H1. l'animo cli molti com– pagni; e <1ucll'illusiono è tuHL grande leggerezza. , i JlCll.Sae si dice: Dallo stato presente YOgliamo giun– gere al collettivismo. E non si pensa amitto al modo. Come arriYnrc tanto lontano? Per quale via? Con quale bag11glio? Il soci11lismo, 1>crmolta., per trop1>a gonto, si compone cli due momenti soli : la critica dell'ordinamento capitalista o la visiono della pro– priefa collettiva. E quei due momenti, nwvicinati cli continuo dalla prima necessità cli partito, dalla ne– cessità della 1>rima propnganclo, elementare e gonc– ricn, sono dh·entati prossimi 1>erabito mentale, così che si toccano o sembrano due g-rncli susseguenti nella scala dell'e,·olmdone sociale. Noi abbiamo tirato col cannocchiale il 1>arndisodclht 1>rOf)riobì collettiva; noi dalla nostra riva guardiamo alla riva. op1>osta del fiume, dimenticando cli gettare un ponte di 1>as– saggio. Oggi si cammina. veloci; mn non si fanno più miracoli; nè le acque del fiume si aprono rive– renti, come il Mar Rosso al passaggio dogli ebrei. La proprietà. collettiva ò la mota sicura. Ogni giorno no siamo pii'1 convinti. J/esnmo cli tutti i ( 1) Non 10110molil giorni, t:mlllo \'Rndcrvelde, 1111111 ttlsoorao nlle • Olovanl Ouitrdle ~, Oillervnva: • llOllll!llml no81rl com1iagnl confon– dono l'Idea rivoluzionarla con 1•u10vlol<mlo della forza,,. (U l'tt1PI~ del tt lugllo). 81b ot fenomeni sociali, grandi e piccoli, economici e mo– rali, fortifica il nostro convincimento. Anzi, il col– lettivismo diviene. I fatti principiano a darci ragione. Con Ja partecipazione del proletariato alla vita pub– blica, si disegnano, nei nostri rapporti sociali, i primi lineamenti cli nuove strutture, lo prime forme ancor vaghe del nuovo diritto umano. :Ma appunto perchò cominciano i fatti, perchè dalla contemplazione dellft rint. incantata passiamo al lavoro per il ravvicina– mento effetti ,·o dei due momenti essenziali del socia• lismo, noi dobbiamo provYedero ai mezzi : dopo il disegno della casa, comincia il lavoro metodico per la costruzione. Allu proprietà collettiva. ci l}rcparinmo con l'ele• vamcnto graduale del prolctnriato. Velevamcnto si consegue con le riforme. Lo riforme sono monche o irrisorie OYOnon siano concretato e proseguite da. chi v'ha interesse. Sono problemi che accenno e non isvolg-o, ma che dovranno essere svolti dal partito socialista. Nò questo od altro metodo ci 1>orterà a un collet– tivismo puro fin dal principio, non contaminato di priYilegio borg-hese. Questo dico, contro un'altra illu– sione 11ssai diffusa. La. storia. non è fatta a strali come un terreno vulcanico. n periodo dell'economia n. schiavi non è separnto cli un taglio netto dal pe– riodo susseguente. La dominazione feudale e mono– cale non finisce con Panno 1789, per dare principio ali!\ viti~ borghese. La borghesia ora nata da secoli cd ,~vcva disteso nel mondo civile le propaggini clello induStl'ie, elci COllllllOl'Ci o dello bnncho. ]!; il feudo.– lesimo l'OSiste tuttavia o si spegno in un'agonia. tarda. La vita delle classi non si estinguo per morte vio– lento, ma. cli mal sottile. .A ncho dovo la grande -industri:L ha maggiore svolg-imcnto 1 cioè dove hl horghcsin. trionfa, si notano 1wanzi feudali ohe con– servano il ti1>0originario; in Germania, ad esempio, dove le città fumano per milio fumaioli, mentre il contado è ancora dominato eia baroni e da principi. Peggio in l:talia., dove la borg-hosin, ò magra e Parti• ginnato, prettamente medievale, ò la forma pili diffusa. cli Jn,voro. La storia ò formata d'intrecci o cli combina.zioni, e molti prolungamenti del passato soprav,•ivono accanto agli iniii cli nuove oiviWt. Questa complessità clolla vita l'Cnclc vano le formolo nudo o ci costringe alla ricerca faticosa cli metodi ad essa oouformi o agli adatb:unenti cauti e vasti. A molti, i <1unli coltivano certo genere d'illusioni, ò piaciuto cliYidere il mondo in due classi distinte, borghesia e proletariato, eletti e reietti ciel Signore. La lotta cli classe non è così sem1>lice; ma si scom• ponc in tante forme di lotta quante sono le classi o i coti intermedi tra c1uc' due termini estremi. Pos– shtmo noi, per un giuoco metafisico cli astrazione, dal chiuso dei nost1·i Circoli figurarci il mondo secondo il nostro closidorio o tagliarlo in duo fette. Può il mo,rnco, che prega nella sua colln, mettere sò stesso in comunicazione diretta col ciclo nella contempla– zione hcata ciel cli là, dimentico d'o,;ni viltà terrena. Mii, so si affaccia. alla finestra, l'alveare della. vita umana che ferve tutt'intorno gli reca. nelI1anima il pungiglione ciel dubbio e il 1>ollinc del desiderio. Fuori clo 1 nostri Circoli, il prolctnriato, il c1uale Yivc di bisogni, rom1le il giuoco della nostrn, fantasia e dolio nostre illusioni. Noi stavamo fermi: egli si lllUOVO, Ui questo illusioni partecipano molti dei nostri: h, sociotìt si dh•iclc in duo classi; il primo passo ciel proletariato è il collettivismo. So così ò, pcrchè sciu– pare il tempo cou lo riformo? A quest'errore cli ottica o cli filosofia della storia cloYo1tvoroceduto unn. parto del 1>roletariato belga. È certo che J~nrico Ferri si face\'a interprete cli un sentimento assai diffuso nel Belgio quauclo profetava che in capo a sette anni il Belgio ci avrebbe dato il " primo esperimento di

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