Critica Sociale - Anno XII - n.5-6 - 1 e 16 marzo 1902

CRITICA SOCIALE 75 sul danno che può venirne alla produzione cadono, perchò quanto questo è maggjore tanto pi11 forte è la pressione sulla classe alla quale si vuole strappare la vittoria per la difesa. cli un interesse che "a olti·e ed ha portata più generale di qualunque altro in• tcresse. E se danno economico eè, è clonato alla testar• daggine del capitalista che ha 1>rolungato lo sciopero colla resistenza, e non alla concessione dei diritti, dirò così politici 1 chiesti dai la.voratori. Invece nello domande e negli scioperi cli carattere economico - per l'aumento dei salari, per la ridu– zione delle ore cli lavoro 1 per l'abolizione dei cot• t.imi,ecc.- nei limiti e per le categorie di operai alle quali ho accenna.to, occorre si tenda a tener conto, nella, misurct delle richieste, delle condizioni dell'in– dustria - non già si intende bene dell'industriale singolo o del padrone, come ebbe invece a dire recen– temente in un suo discorso il ministro :Millerand (1) - per queste ragioni: 1) pcrchò non avvenga. che lo sciopero sia vo– tato a. una sicura sconfitta; 2) perchè la lotta, coi risultati dannosi di alcune organizzazioni, non arresti il progredire delle altre; 3) perchò la sospensione improvvisa di un'indll· stria o dello colture per u1t1intera annata non ap– pol'ti una climinuzìono generale della produzione - graYC quando si tratti cli prodotti agricoli - dan– nosa alla nn.zione tutta, e la fame per le popolazioni locali data ancor oggi la. difficoltà cli spostarle im– mediatamente verso altre plaghe dove ci sia lavo1·0 i 4) perchè Jo sviluppo generale di una data in– dJJstria non sia arrestato nel suo nascere per la concorrenza dell'estero, e per evitare che si ricorra a misure protctth•e che - come lo dimostra. l'Ame– rica - sono causa di 1>il1bassi salari i 5) perchò l'industria possa, sotto la prudenttJ spinta. dalla classe lavoratrice, progredire \'erso forme superiori; 6) perchè, per ristabilire quella misura., dovendo necessariamente gli operai provvedersi cli conoscenze generali relative alle condizioni dell'industria, ciel mercato nazionale e internazionale e del commercio, si addestrino in quel tirocinio economico che è loro indispensabile per il giorno in cui il proletariato sarà. chiamato a sostituire la. borghesia ca1>italistica nella direzione della produzione. Quanto poco si sia fo.tto in questo senso in Italia - e certo cli più non si pote,·a fare, data la giovi– nezza dello nostre organizzazioni -- dirò in seguit.o; frattanto è interessante vedere che cosa si sia fatto e si faccia in paesi pii1 evoluti del nostro. All'uopo ho fatta una piccola inchiesta in Inghil– terra., in Germania, in li'rancii,, nel Belgio, negli Stati Uniti, in Spagna, in Svizzera e in Danimarca, ed, oltre alla constatazione che questo problema è viva– mente sentito dai socialisti e dalle organizzazioni operaio di quei ))Resi, e che si cercano i mezzi per aiutarne la soluzione, ho raccolto un certo materialo di esperienze e cli fatti che verrò a mano a ma.no esponendo. (C-Ontinua). AI,ESSANDRO SCHIAVI. (1) Quando le condizioni ge11erall llCll'lnduslria 80110tmonc, J)0C0 rnonta elio un 1)1ccoloIndustriate, eho 81reg::cosolo l)Orchò J)nga male In mano 1l'opcrn, salti all'aria J)0r 1ma richiesta di maggior 8i1lar10 t\Cgll 0l)(lrlll. So la domn1111a del l)rodotto 111 qucll'hu:lustrla ò 111tensn, In chiusura di 11uc11n !)lccota fnbllrJcn provocherà. l'alli1rgar8I cli uu'n\trn maggiore. Nel prossimo 11umero ri,prenderemolo st1t<lio inter– rotto sn l'Opera. di ~Iillcrantl cieluostro collaboratore PAOLO DRA.MAS. no Barco LA TEORIA M RXISTA DELLA MISERIA CRESCENTE e la sua unica interpretazione IV. Detto questo, torninmo 1rnreai termini di T'nnt:1leoni. 1 bisogni nascono dunque dall'esistenza di clol01•i o di me.zzi adatti o reputati adatti a calmarli o a rimo• verli dall'animo umano; 1>ersistono flnchè persistono, nella. stessa misura, i due elementi; aumentano quando, noi l'egual misura, i due elementi aumenta110; cessnno col cessare di uno rH essi, cioò quando, col rnggiungi– mento e coll'uso ciel mezzo, il clol-Oreè distrutto; o quando il mez.zo scompal'e o di\ 1 iene inaccessibile. ln quest'ul– timo caso, o il dolore persiste Jlella sua piena forza di– struttrice (e questo avviene immancabilmente 1)81' i dolori che provengono da.Ile su1)reme necessità della vita, per il dolore della. fame, della sete, ecc.) e allor:t la degenerazione e la morte attenrlono gli individui e le classi i:;ociali,a. cui i mezzi mancano o sono falliti; oppure (e questo avviene per la.maggior J)al'tedei dolori e dei patimenti morali) i dolori, i desideri, le esigenze, ecc., di fronte all'impossil.lile appagamento o al!'imJ>OSsibile rimozione, si atrofizzano, gettando gli indi\•idui e le classi sociali in quello stato d'al.lbrutiment.o e dì apatia in cui la vita umana, anzichè una corsa continua alla conquista. cli nuovi piaceri e di nuovo soddisfazioni, cli– venta uno stretto circolo dove quotidianamente sorgono e sono appagati gli stessi e limitati l.lisogni. Nei-suno nega però che nnche qui, in queste animo chiuse, la felicità non sia uguale alla felicità degli uomini che il tH'0gresso traYolge continuamente nella. sua corsa vertiginosa. La felicità. non è qualcosa. d'assoluto; essa è data appunto dal ra})J)0rto tra dolori e mezzi e, 1rnrcbò questo ra})porto si mantenga costante, la felicità.si man– tiene costante qualunque sia il gnido cui i due termini da cui risulta J)OSsanoascendere. 1l selvaggio, nella sua miseria, non è più felice o infelice dell'uomo ch•ile, che a molte ricchezze contra.p})onemolti clolol'i, molti desi– deri, molte esigenze. Diogene non era. pil1 infelice di Alessandrn. Il contadino, lontano dal mondo e dalle sue tentazioni, e che 110n s'eleva nclln concezione della vita al disopra delle sue pecore e dei suoi l.luoi, unisce, a una condizione miserrima, una tranquillità 1 una pace, un \JenesSere sconosciuti all'operaio della città, motto pii1 ricco di lui, ma anche pili assetato di godimenti e di vita. i~ lo squilil)l·io che produce la più vera e la pili grnncle miseria. Quailmque sia la ricchezza che l'uomo possiede, qualsisia.no gli agi, le comodifa cl1e lo circon– dano, se i suoi dolori son su1leriori ai suoi mezzi, egli ò infelice. Male dunque i socialisti e gli antisocialisti 1 1>er misul'are il hcnessere della classe operaia, si son fermati al salario. Sia questo altissimo o tocchi l'ultimo livello indispensabile nlla pura esistenza, non ne scaturisce che la classe operaia sia o non sia malcontenta cielsuo stato, e vada o non vada cercando uno stato migliore. rua. ò passando dallo tasche e dnl portafoglio del proletnriato alla sua anima; è studianclo il suo J)atrinionio psicolo– gico e i suoi dolori, a cui 11011 può certo 1·i1111nzinre con un atto cli volontà dietro il comando dei signoi·i bor– ghesi; che noi possiamo sicura.mento assel'iro se la classe operaia - qualunque sia il livello dei suoi salari - sia o non sia felice attualmente e senta o non senta il bisogno di far casa nuova. mcordi il lettore che la felicità. è il vero cd unico scopo della vita umana; la ricchezza in– vece è un mezzo e non l'unico e miglior mezzo: di qui

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