Critica Sociale - Anno XI - n. 23 - 1 dicembre 1901

354 CRITICA SOCIALE Seconùo. La posizione precisa che, di fronte alle truccature clericali, repubblicane cd anarchiche, in– tese a dividere il proletarh,to al servizio delle varie pregiudiziali, compresa quella della perpetuazione del regno di Dio--Capitale, era consigliata. a noi per schivare ogni gara che potesse gettare sull'organiz– zionc operaia il sospetto di un interesse " tempo– rale .,, di 1>nrtito, di uuo sfruttamento a fini eletto– rali del bisogno di organizznzionedelle masse, affìnchò lo stesso " disinteresse ,, del movimento J>romosso dai socialisti attirasse i lavoratori, sciogliendone prima. le diffidenze, suscitandone di poi le simpatie verso il nostro partito. Dal quale riflesso era., col tempo e con le prove date, venuta alle nostro maggiori Camere di lavoro un'autorità morale, un credito di imparzialità e di olJbiettività, onde e Autoritì~ pubbliche e gli stessi privati industriali pote,•ano nel esse rivolgersi, con fidncJa piena, in cose di grave interesse generale, dovo occorres::fe sicuro affidamento di spregiudica– tezza. politica. 1 1 utto il grandioso ufficio cli conciliazione dei con– flitti o di collocamento della. merce-lavofo era pos– sibile in quanto le Camere non si presentavano con una veste politica e, dagli operai e dai capitalisti, dai privati e dalle Autorità. pubbliche, venivano ri– conosciute come istituti <tJJOlitici - direi quasi, per essere piil chiaro ma meno preciso, istituti laici. Ora l'augurio del Congresso dei contadini è che si rifaccia tutto il cammino percorso, si rompa con In. tradizione del nostro metodo cli organizzazione e si inalberi arditamente la. bandiera rossa sopra ogni magricciola Lega di lavoratori e sopra ogni nascente Cnmera di lavoro. E la. ragiono? Verchè - ha eletto Enricò Veni - " tutti i con• tadini delle lieghe sono socialist,i ,,! l [o spiegato sul 7'emJJO come ciò sia. Una ragione - scrissi in quel giornale - subito a1>· 1>arc: il contadino, più di ogni altro, sente il raJ>J>orto che lega. la persona alla prOJ>rietà. JI problema della propriebì è il solo eternamente o nitidamente immanente al suo spirito - quello che signoreggia su ogni nitro. ·.Mille1>r0Ycrbiclella \'ita con• tndinesca metto~o in eYidenza In. continua persistcm:a della J>reoccupazione della prOJ>rictà.:- in chi l'ha, per mantenorln. - ferocemente - fino n.sncriflcnro i sensi dell'amore e della paternità, per non di\'iderla tra eredi, pe1·iion inclebolìrla tra successori; in chi non l'ha, J>er conquistarla, legittima sanzione della sua personalit:1. Il rapporto tra. il la,·oro cd il ricavo dei frutti del lavoro è nncor esso di una immediata imponenza. L'operaio industrinlo non ha diretto bisogno della merce che produce - esso intendo che l'opera sua non gll gio\'a se non nello ,cambio dei J>rodotti cd egli si dlspossessa volentieri di cic) cho lia costruito, per tras– formarlo in denaro, prima, nei ,·ari soddisftlcimenti, poi. Jl contadino, ill\·ece, ha bisogno immediato dei frutti chQ produsse, del pane, del vino, della canape, della carne, della lana: esso non desidera di scambiare, appe– tisco direttan:ente le coso create; In. necessità. di spos– scssarseno ò l'effetto di una scniti'1 crudele, ingiusta, è al no a o il segno di un'iniqua maledizione sociale che gli impone il sacrilhio dello schiavo. Perciò il contadino non può mt10\'Crsi ,•erso la \'ita pubblicn, non può aft'ncciarsl alla soglia della ch•iltà. politica senzll. mettere innanzi - J)rcgiudizialc vera. o somma, prcgiu<liziale della untltrn - la questione della prOJ)rictà. :Mettere In questiono e risol\'Crla è tutt'uno. La solu– zione non J)uò essere che socialista. Dalle agitazioni agrarie romane per ladicisioue, allejacque,.ies medie,•ali per la com1mio11e, allo attuali r~eghe dei contadini J>er In. socializ.:azio11e - semJ)ro e sempre, ogni volta. che i contnclini si mossero, ,•ariando pure i modi e le forme secondo la Ci\'iltà. e gli istituti del tempo, sempre - dico - sventolarono la. bandiera sociale, scmJ)re 1>roposero i I problema della proprieti\. Cosl doveva essere - o cosl fu - J)ure a Bologna. Non bisogna \lederci malizia. Sognare che si potes.se trnttenore quella fiumana di uomini \'Cnuti d a tutti i campi d'ltalia, ebbra della propria forza giovanile ed esultante per la conce1>itaampia ripercussione del moto 1>ercosl lrnnde estensione - quasi inaff'errabile dalla mente contadinesca. - della t>fttria.- pcrchè, con tutta la rigorosa e severn cerimonia ctello forme parlamentari, non ilwnde,.;se le chiuse dello mozioni gcneroli inl'ol– ventl lo aspirazioni supremo, 1>crcontenersi al di qua. delln. siepe, nell'aia delle disc1ulsizionl sovra i metodi della organizzazione - ò, sem1>licemente, follla. ll Congresso dei contadini fu c1uiudi dei socialisti. -· nè 1>otevn.non esserlo. Qui. it solco, qui il seme, qui la spiya, qui 'il diriL/o - proprio come nella scultoria. leggenda. di novio che da,•a risalto al bel quadro del Fabbl, in fondo della magnifica sala. dei Notai, clo,·e sembra nncora aleggiare lo spirito del primi e sommi giureconsulti bolognesi. Ma si può trasportare sic et simpliciter il fervoroso idealismo dei contadini, determinato dalle loro par• ticoluri condizioni, all'ambiente speciale in cui si agita il proletariato industrinlo? Per rispondere a siffatto <1ucsito basta proporne un altro, 1>iitsemplice. Che avverrebbe il giorno che Jc Camere del ltt– voro spiegassero baudièra politica socialista? ~;vi.– clentemente l'esodo dalle Camere dei non socialisti. Non pochi, in realtà. A ~mano, la Camera del lavoro conta poco meno di 4().000 inscritti: il partito so– cialista neHe elezioni può ·contare su 12.000 voti. Sento io stesso l'empirismo elci rApporto statistico; non tutti i soci della Camera sono elettori: ma, nuche non essendo tanto squisito il rapporto, esso prova in grosso pure qualche cosa. E tanto più prova, quando sia. messo in funzione con quest'altro dato: che i soci iscritti nelhi Federazione socialista gene– rate non hanno mai oltre1>assato i 1500 con tutti i borghesi che entrano in questo numero e non en– trano alla Camera e sono elettori socialisti. Così la Cumem del lavoro di .Milano, ridotta ai socialisti, non formerebbe che un duplicato non utile e non richiesto delle organizzazioni 1>olitiche del partito. E tutto l'intimo delle sue funzioni (conciliazione, collocamento, statistica, ccc., ccc.), si dovrebl>e tra– sformare correlativamente 0 1 che è più facile, clo– vrobbe morire. B la stessa funzione di resisle11z<i non essendo più opposta dalla" universalitt\:, della massa

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