Critica Sociale - Anno XI - n. 8 - 16 aprile 1901

CRITICA SOCù\LE 123 raie, e presso il nostro pat·tito in pnrticolare, qucst.o fortissimo ponsntorc, che primo CRl)Oije e maturò le teoriche del socialismo moderno o che dovrebbe <hai socialisti moderni essere tenuto in conto di profeta, come e piì1 di quello che i repubblicani tengono in conto )Cazzini ( 1 ). Noi pensiamo che una riahilibuionc di Pisacane - la <1ualo_ trog-ga.dall'oblìo e renda. popolare il suo robusto pensiero, maturato presso di lui in convin– zione così nobilmente profonda., che <'gli non dubit.ò di sacrificarvi la propria. vita - s'imponga oranrni. ·1;:la tenteremo, ripubblicando in 1111 prossimo YOlumo dC'lla. Biuliotera ram, quel tanto (cd ò molto) del pen– siero di Pisac:1110che è ancor ,·ivo o Yitalc. ~on sap1}iamo darci r11gione dell'ohlìo in cui Pisacane è caduto 1 se non, in primo luogo 1 facendo ca1>0 a qucl– Panti-italianismo d<'gli italiani di cui discorse recen– temente sulla .\'110/'(t Antoloyfr, Ccirnrc J;ombroso; e riflettendo, in secondo luogo 1 che Pisac::tne suhì il destino delht letteratura patriottici:t del suo tempo, e lo subì per le medesime ra~ioni. Quella. letteratura non fece l'arto por Parte. Essa fece l'arte per uno scopo: <1uello del rinnovamento politico della. nazione. Cangiate le conllizioni politithC' che ne costituivano il substrato, essa cadde issoftttto in una completa. dimenticanza., scbhcne si siano in Cf.!sa accumulat,i nss11i piì.1 tesori di intclligenzft che, per avventura, in prodotti letterari di periodi po– steriori. La medesimri cosa accadde di Pisacane. F.g-li non scrisse un lihro cli scienza pu1·fl. ,'crisse un libro di pratica, il cui contenuto riferì alle condizioni del tempo suo, rnlgenclolo di continuo fld applicarlo n. queste. Yenuto meno tali condizioni, Pisac:.me non fu pili letto, come chi ha scritto per suggerire un rimedio nel una contingenza. cito ò ora.nrni suporab1. Ma il pensiero di Pisacane merita invece (come speriamo i nostri cenni abbilmo provato) tutta l'at• tenzione dei socialisti moderni. I•:, 1>erquanto si ri– ferisce al nostro assunto, accontentiamoci intanto di ri1evare, che Carlo Pisacane all'rtalia ciel tempo suo - alPltali11, cioè, agitata dal moto di rinnovamento dopo un sonno secolare - all'Italia che corre\'a in cerca della "ia onde operare questo rinnovamento - all'Italia che si trovava sulla soglia di quello che si sperava fosse il suo terzo risorgimento - additava come unico possibile rimedio a' suoi mnli, fin d'al– lora, il soci11lismo. CONCLUSIONE. 1~1 tempo elio tiriamo In. conclusione da queshl, oramai lunga, rassegna. Abbiamo dimostrato che coloro, i quali sono a buon diritto considerati come i profeti dell'idea. repubbli• cana in Italift, coloro che furono i piìt alti propu– gnatori del principio repubblicano, non considerarono mai la questione politica. disgiunta dalla questiono sociale, e pensarono concordemente (a parte le mo clalith accidentali) che l'affrancazione del proletariato dovesse essere il risultato concrct,o da. raggiungere ed affermare mediante il trionfo della repubblica. Checchò ne possano, dunque, pensare o a,ver pcn• sato i repubblicani e i socialisti d'oggidì, sta il fatto inop1>ugaabilc che i pilt grandi rappresentanti del– l'idea repubblicana in Itali!L non fecero mai untt mera questiono cli forma, ma alla questione politica. intesero congiunta., e tal volta. su di essa. clichinrn,. rono prevalente, la questione sociale. L'idea socia.lista. ha dunque pieno diritto cli citta• (') t 1.e.ròda rleordare elio nel 1891fu 1mb \llle11.to, Acura di Ollntlo lla1agoo1 1 .,. O. Olh·etll o Antonio Or11.~ladcl, Il Saggio una m,0111- tlone con prof1ulono di .V. l:4,l«}cnmi (Bologna, llbrcrlft Tro,·c11tll P. Virano: J,, 2). dinanza italiana .. ·1,:ssa è autoctona. tm noi, nl pari dell'idea repubblicona. Non basta. Le due ideo sono, nel pensiero italiano, indissolu• bilmente congiunte. Esse scaturiscono dalla medesima fonte, filiano clal medesimo germe. [ classici dei repubblicani, sono, in rcalth, anche i classici nazionali nostri. :Noi -socia• listi siamo, al pari dei rc1>ubblic1rni 1 gli interpreti o i continuatori del loro pensiero) e possimno a, 1)11011 diritto chiamarci i II repubblicani inte~rnlì ,,. L'affiniti\ profond11 dello due idee in Italia rest11 dunque storicamente stabilita. ~la altre e pili importanti conclusioni possiamo trRrre dalla nostra. rassegna. n sono momenti nella vita dei popoli, in cui tutto il presente, tutto il sistema politico sociale stalJilito cd accettato, ò messo in forse. 1~; in quei momenti che i pensa.tori nddit11110con piì.1 sicurezza ed cvi• clenza i rimedi radicali confacenti Ili hisogni del po• polo. Perchò <1uanclo il sistema jlolitico sociale ap• 1>aresaldo e incrollabile, i pensatori, che non vogliono rinchiudNsi nel cam1>0 della teoria, non s'ahbando– nano a ricostruzioni complessive del sistema, per non incorrere nelht taccia d"utopisti. Cotesto momento in cui tutto il presento era messo in forse e in cui tAI0 circostan:t.a sollecitava. quindi i pensatori R proporre arditamente o schiettamcnto i rimedi radicali, perchè, nell'istanto di generale ri· mescolamento, l'llttuazione di es8i non appariYa essere 11n'utopia 1 fu per l'ltalhi a1>punto il periodo rh·olu• zionario, il periodo in cui scrissero o operarono !raz. zini, Ferriui, Pisacane. li pOJ>0losi solleva,va, o vincevi\ eserciti ag-guerriti, come a i\lilano. [ troni ca.dowrno quasi per incanto. Un assetto secolal'O si sfasciava i11pochi giorni. Ernno quindi i momenti, in cui sem1Jrav1, che il popolo rosse, o potesse ancora divenire, 1>aclronedei propri destini, e in cui em, dunque, opportuno proporsi l'attuazione dei rimedi soli atti a. guarire radical– mente i suoi mali, attuazione che nei momenti nor• mali potern, parere irrag-giungibilc) e quindi utopi· stiC:.l. Orbene: in uno di cotesti memorabili momenti, in uno di cotesti momenti che ci può insegnare sullo vero tendenze o sui veri bisogni del popolo pili che 1..\iecined'anni cli quella vita normalo in cui tenclenzo o bisogni 1>opohui sono soffocati sott.o hL roitfiue del sistema stabilito e indiscusso, in cotesto momento che cosa rndiamo noi in Italia? Noi vediamo tre elci più insigni pensatori del par• tito popol11re, di quello che atting-c,•r, hL sua teoria e la sua linefL di condotta dai bisogni delle plebi e non dal seno delle Corti, noi li vediamo proporre concordi, come unico rimeclio docisiYo ai mali d'ItalirL, l'affrancazione ciel proletariato. L'affrancazione dei lavoratori dalla loro condiziono di salariati per elc,•arli a. quella cli liberi produttori - ossia, a parto alcune modalità, il socialismo - tale il rimedio che concordemente additarono, in quel momento in cui il rimedio ardito paro,•a attuabiJe, ì\fozzini 1 l'orrari, Pisacane. -- ]~ questo rimedio fu anche l'obbietto, j)Cr cui ossi incuorarono il popolo a combattere, il premio che, secondo essi, clovc\'a meritargli l'o1>era rivoluzionaria. o spettargli <101>0 la. vittoria. Abbiamo, ndunque, qui la misuri\ dell'immensa cle• lusione che fu la rivoluzione italiana. U 1>roletariato combatteva. por l'obbietto che coloro, i quaJi ne rttp• presentavano lo ideo, nettamente enunciavano: la propria affrancazione dalla concli:donc di salariato. Ma la rivoluziono passò sem~a nemmeno sfiorare hi questione. n proletariato italiano la vide chiudersi senza nemmeno un principio cli rcalizzazionelcli quei posttùati, ch'csso, per bocca di Mazzini, Ferrari 1

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