Critica Sociale - Anno X - n. 23 - 1 dicembre 1900

CRITICA SOCIALE 363 concentramento attorno al trono, nessuna. manifest1uione in atti o in parole di de,•ozione monarchica. :\[a. l'a))pli– cnzione invece dei grandi esempi che ci offrono le de– mocrazie inglesi e belga.; In lotta, cioè, per il trionfo del proprio programma, con la coscienza ben chiara che bi– sogna strapJ>nrlo, con l'energia dell'azione politica, allo· resistenze del potere supremo. J>er concludere: se è vero che, nell'applicazione pra– tica dell'azione dei partiti J>0J>0lari, i programmi repub– blicano e socialista - ridotti a diventar minimi, e, me– glio ancora, ridotti, in pratica, alla parte più spicciola e quotidiana elci programma minimo - si devono con– trarre nei limiti cli un programma, in fondo, solamente radicnle i ò altresì Yero che il programma. radicale cle,•e assumere un'impronta, non dico antimonarchica., ma ri– solutamente m1w1uu·cllica. Sulla base cli un tJrogramma soltanto radicale, sì, ma amona1·chico, l'azione JJraticacomune dei partiti popolari può esclusi\•amente troYare, a mio avviso, la sua ragione logica e il suo 1,bi co11sist<m1. E i democratici, quindi, sia JJure che pensino di poter ncll'ltalin attuale raggiun– gere il Oo,·erno con tutte lo loro ideo o con tutti i loro uomini, dc,·ono JJensare di raggiungerlo non già come una graziosa concessione clell'alto, ma come una impo– sizione <lei basso; non già mediante lo piaggerie verso l'alto o coll'affermazione ansios1l, affannosa, tremebonda, a parole e a. fatti, della loro loyalt.y; ma. come un por– tato e una vittoria esclusivamente della volontà popolare, che cominci finalmente a trionfare degli o~tacolì opp3• stile dall'alto. ÙIUSEl'P>: RD'SI. llE f{OST~E Ufil\/E~SITÀ Quclht delle Universitft è, in Italia 1 questione ~rossn e molto complessa, la. quale ha le sue radici in un Yiluppo così folto e, in parte, così antico di cause e, d'altro lato, si connette così ncces1;Ariamente a prcs– sochè tutti gli altri problemi, massime J 1 economico, che agitano e tengono incerta l'odierna vita italiana, che la risoluzione vera o radicale non no sarà pos– sibile se non c1uandotutta la vita J>ubhlica.nostra avrà camhiato rotta e si sari~ meglio e pii1 organicamente assestata. J,; invero molti ministri si sono succeduti alla :Minerva.e parecchi - cito il .i\lartini e il Baccelli - si sono acloprati ])er condurre in alcun modo in J)ort .o la vessata questione. Ma. i ministri sono pas– sa.ti; il }!fortini ha Onl da f11repor sciogliere il piìt sag giamente e argutamente possibile, giusta il suo tcm1>cramento, il problema eritreo e per intascare, con altrettanta. arguzia e saggezza, le centomila Jire annue, che il Governo italiano, per fargli passare la nostalgia, Jargisce al governatore della nostra bena– mata. colonia; e intanto le anemiche e minuscole Universit:ì, che egli, aiutato e illuminato da C. F'. F'er– raris, molto ragionevolmente meditava di sopprimere, continuano, con grande letizia dei sindaci, dei depu– tati, dei trattori e degli affittacamere Jocali, a poco baldanzosamente fiorire; il llaccolli dal canto suo por una ennesima ,,01ta. è poco romanamente caduto col suo ormai quadrilustre bandiorone dell'autonomia, e la famosa questione urtiversitaria rimane sempre in– soluta. }l perchè? prima di tutto 1 perchè cure e discus– sioni così pedantesche e cosi spinose trascendono, all11. lunga, la pazienza dei nostri de1H1tatie dei no– stri governanti; secondariamente, perchò il problemn. universitario non è - come dianzi dicevo - un problema isolato, ma è 1>roblemamolteplice, il quale non si risolverl1 1 se contempornncamente o, me:rlio, ant0riormente non si samnno rii,olte le numerose e poderose questioni, a cui f>ssosi riconnette. .1~ 1 in primo luogo, un 1>rohlomaeconomico; e tutti i discorsi, lo mono~rafic, i dise)!ni di Jeg-p;e,che s11- ran110 cscogHati sull'arg·omcnto, rimarrr.nno in a,,. venire, come sono stati in pni:isuto,lettera. morta, finchè non avranno il YOl~arc,ma eflicace sussidio di copiosi mezzi J)ec1111i:uii:mezzi - intendiamoci heno - non da essere ingoiati dalle hramose canne cii commissioni e sottocommiR~ioni incari cate di scoprire il segreto farmaco per ~uarirc rrtalia dal.hl malattia universitaria, o smarriti ne-gli intricati e m isteriosi labirinti della grossa e ~ras~a hurocrnzia, ma da es– sere adoperati subito 1 s enza p ericolos~ indugi, per dare un poco di vitit. sfl.na e rigoglios:i ai nostri ..\tenei. r quali, come piì1 crescono Jo necessiti\ della scienza o pili s'affollano nelle loro aule gli studiosi, 11ltrcttanto appariscono piì1 l)O\'Cri,pii1 impacciati ad a.!lempiere decorosamente la loro nobile ed ele,·ata funzione. La pii1 parte sono collMati in seeolari edifici ornati di fregi, di stemmi e di tradizioni gloriose, ma scarsi di s1>azioe cli luce; hanno gabinetti forniti, pure in mezzo n un così vivo trionfo delPinsegnamento Sf)r– rimentale, di un mnteriale insufficiente e antiqunto, o anche atfotto privi di tutto, talchò alcune disciplit1(' 1 ad esempio l'archeologia. e la ~eografia, vl'ngono per lo piì:1 impartite cattedrnticamente 1 come se si t,rut– tlhi!:IO di discipline astratte; sono nflid,~te poi a. J)l'O· fe!,!SOri, buona parte dei quali - gli straordinr:ri e gli incaricati -· perce1lisrono uno Htipcndio, i primi non superiore 11 quello di un ricevitore del HeA"istro o di un commissario di polizia municipale, i secondi a quello del più umile fra :;riiavventizi postali: lire italhme mille e duecento C'inquanta. ! Y('rO è C'ho spesso queste miserabili mille lirette vanno ad arro tondare, con :;rrande profitto dellt-\ scienza, le cinque o lo sci mila dei professori ordinari, e che poi, s1-1lvo rade Jodcroli eccezioni, tutti d'accordo, ordinari, st,rnonlinari e incaricati, fanno il prof'essorn tre o quattro mesi all\rn110e solamente nelle ore elle sono loro concesse dall'esercizio dcll'~"vocatur::i, clell 1 iuge– gnerh1, della deputazione, ccc., ecc.! Ora, vi immaginato YOila formidabile e compatta nrn:;r:;rioranzn,che,a)lontccitorio,~i schiererebbe contro quel ministro o quel cle1mtato utopista, che, viste e considerate le suddette cose, si permettesse di chie– dere per Jc nostre Università, J)Ciloro gabinetti, pei pc:;rg-iopagati dei loro profci-lSOri (che per tal modo sarebbero costretti a fine il loro dovere) Jo stanzitt– mento in bilancio dì qualche milione di più? }; vi figurate il patriottico coro di indignazione, che si solle,·crcbbc contro <111cl disavvcnturato onorcvok, che, cli fronte ai nonposszmws del miufstro del 'J'e. soro, spingesse la sua tomerith. o il suo buonumore fino 11 proporre che 'il necessario pei nostri Atenei si stralci dal superfluo per l'esercito, la marina, le spese segrete e via dicendo? Ma in un altro senso e per una. seconda. ragione il problema. universitario è 1111 problema. economico: nel senso e per la ragione che, OYCJe condizioni gencrnli del paese fossero migliori e le nostre cittil, a corto cli industrie fiorenti, non fossero costrette fl<l attingere le condizioni della loro esistenza. e della loro prosperità d11i presidii milital'i, dagli uffici g-o– vernativi, dalle Università, dai collegi, ccc., si atte– nuerebbe di molto o caml>ierebbe natura quello spi• rito sordo cd egoistico di regionalismo e cli cam1>a– nilismo1 che, alleato agli altri ostacoli già. detti e da dire, ha impedito fin qui, col non volere la morto delle paras$itarie Uni\Tersità minori, la soluzione del problema. delrinsegnamcnto superiore. Perchè (mi si conceda. una parentesi) non è vero che il regiona-

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