Critica Sociale - Anno X - n. 10 - 16 maggio 1900

E 156 CRITICA SOCIALE la proprietà privata col sempl.i1:e gioco della libera concorrenza. JI problema del ribasso dello abitazioni operaie è un semplice problema cli aumento del loro numero; anzichè lasciare questa importante funzione al capl'iccio l)artico.lare, è certo meglio che il Muni– cipio se no incarichi direttamente. L'est.endersi clella proprietà municipale immobiliare avrehbe per naturale conseguenza il rinvilfo del prezzo delle altre abitazioni, la qual cosa renderebbe pos– _sibile e conveniente un graduale riscatto della pro– prietà edilizia a vantaggio del :Municipio. Così l'azione municipale effettuerebbe, senza parti– colari sacrifici, la sostituzione della proprietà. pub– hlica alla J)l'O}lrietà privata, almeno nei campi - non soverchiamente estesi a giudizio di chi 8Crive - ove già. è possibile. rnfatti, il rinvilfo progressivo ,delJa pro1)riet.à edilizia, aiutato dalla pressione trilm– taria e dall'attivarsi delle industrie, che consentireh– bero maggiori profitti, renderebQe utile al privato clisfan,i della proprietà ediJizia, ed alla società a.ccol– larscnc il possesso. Così parimenti sommo maggiori di capitali diverrebiJero mobili ed attive, concorrendo al maggiore incremento del benessere pubblico. Tn tal guisa l'azione mu11icipale non ha per fine sè stessa, ma si arricchisce di contenuto e di scopi. Per concludere, dunque, ecco quali potrebbero es– sere i criteri fiscali del sociltlismo municipale: t. 0 Sostituzione dell'imposta globale progressiva sul reddito alle imposte sui consumi ccl a quelle par– ticolari; 2. 0 Istituzione di merc:.tti pubblici, aventi obbligo di fissare il prezzo delle derrate: 3. 0 Esenzione tributaria per i commercianti eser– cent,i in particolari mercati, ove speciafmcntc si ri– volga la clomancla operaia; · 4.° Costruzione cli quartieri operai, di proprietà. municipale; 5. 0 Riscatto gradua.le della proprietà edilizia com– presa nel distrntto municipale; G." Creazione, a suffragio diretto, di corpi parti– colari per invigilare all'annona ed alla proprietà edi· lizia municipale. Cercherò di fissare, nel prossimo articolo, il cri– terio secondo il quale il :Municipio dovrebh3 prestare i servizi di sua proprietà. questo certamente il punto cli maggiore importanza nella considerazione ·del socialismo municipale. _ AR1'URO LABRIOLA. Panemnostrumquotidianum .... 11 nostro amico Giuseppe· Oaribotti darà fuori fra ·breve, col titolo Petnifìcazione anarchica, cooperativa e 1mm'iciJJale, una. compiuta monografia, esaminante sotto ttttti i principali aspetti il problema della p~- 11ificazione in rtalia. Questa pubblicazione non avrà BO!tanto un interesse teorico; al contrario, esso pre– lude agli studi, che un'apposita Commissione ere– monese ha già. inizia.ti , per l'organizzazione pratica del servizio del pane municipale. Cremona è una delle prime città italiane, dove lo spirito del Muni– cipio nuovo s'ia stato vivamente sentito, determinan– dovi, ad opera di socialisti e di radicali intelligcntj, uniti nel Consiglio del Comune, un movimento in ,senso autonomista o un la,•oro pratico di riforme •amministrative e tributarie, degnissimi di studio e di imitazione. ]Tu Cremona una delle prime ciWt. che istituirono la refezione scolastica, con risultati che vennero assai lodati dal Credaro in queste colonne e che servirono cli base alla consimile ini:dath'.a piì.1 recente in Pavia. E 11011 sarebbe meraviglia.che Cre– mona fosse anche la prima città. italiana. a cogliere l'alloro di una soluziono pratica del grave o sedu– cente problema ciel pane comunale. Quest'argomento occupò tempo fa anche i socialisti milanesi, cui si deve un Numero unico pubblicato nel '97 e trasfuso poi nell'opuscolo, oggi esaurito, Pane et buon mermto, e una corrispondente propa• ganda> nella quale alla reclamata abolizione del dazio di frontiera e dei dazii comunali sul grano e sulle farine ·si intrecciava appunto In. proposta del i\Cu– nicipio panettiere. Bava Beccaris e il resto interrup~ pero quel conato di civili riforme, mandando i11ga– lera coloro che si occu1n1.Yanosul scrio di evitare all'.ltalia. le perìodiChe sommosse della farne. Dalle bozze del Garibotti togliamo alcuni brani accennanti allo stato del\a questione al\'estero e al– l'importanza politica e sociale della. soluzione ch'egli ca ldegg.ia . Quando in Jtalia q_nalcuno, abbamtonando la }Jropa• ganda teorica in ra.,,ore dei servizi pubblici municiJJa Iizzati, incomincia a sostenere - per esempio - lit assoluta necessità di rendere municipale la fabbricazione del pane sorgono subito innumerevoli oppositori a chiedere qual I siano i Comuni .dell'~stero che si sono arrischidi ad 011 tra.re in questo labirinto indtlstriale. I J~ un ratto chc 1 per quanto, nei paesi più lH'O~p·edit d'Elll'Opa e negli Stati del i\'.ord•America, sia sviluppa– tissimo l'indu:5trialismo municipale, non sono ancor molti i Comuni che prO\'Vedonodirettamente alla fabbricazione del pnne. Vennero posti in prin{a linea i riscatti e le costruzioni degli- acqueclotti, la distruzione dei monopolii pei sen 1 iii di illuminazione, 1\elle tramvie, ecc., che as– sicuravano profitti favolosi alle }Jrececlenti assuntrici Compagnie e Società di sneeulazione ed erano di ag– gravio grandissimo 1rnr le popolazioni. Si può, del re.Sto,comprendere facilmente la ragione che giustifica il ritardo nell'assumere cla parte di quei Municipi anche questo ra_moimportantissinlO dei senizi pubblici. In Austria, Germania, Svizzera .Francia, Belgio, Jnghilterra e nell'America del Nord, l'inclustria panifica– trice non è 1 come da noi, iu condizioni veramente anar– chiche . .ln quei· paesi si I)UÒ dire che è scomparso il panettiere, che lavora il quintale cli farina. lvi trovansi grandi e moderni stabilimenti di p::rniftcazione con forni dei I)it'l perfezionati e impastatrici meccaniche; o colos– sali associazioni c::>01)erati, 1 e, esercenti, come in Inghil– terra, ,anche mulini di una produzione assai importante. ''i ha di })iÙ: il Belgio, la Svizz~ra, l'Inghilterra non hanno dazi protettori; })ercfo il pane ò venduto a })rezzi limitatissimi (da centesimi 24 a 28 al cbilogr.) ed i salari della classe 1àvorntrice, che in media. superano cli gran lunga. quelli che si J)raticano in Italia, non rend<inoclif• flcile e eriticissimn l'esistenza ad una uotevolfssima })arte della popolazione. SeObene però queste condizioni specialissime rendano all'estero assai meno grave la questione del pane, e malgrado che le coi~di:doni generati di quelle JJOpoh– zioni siano alquanto migliori delle nostre, vari Comuni della Germania ecl alcuni altri clella Spagna. e della Svizzera. provvedono già all'eserciz'io di stabilimenti di panificazione. Vi sono Municipi che iniziano ora l'im– pianto ( 1), altri stanno studia.udo i progetti JJer la mi• gliore attuazione anche cliquesto servizio, dal quale, per quanto non possano ricavarsi, come per altre industrie profitti rilevanti per le ftnanze dei Comuni, si otterranno benefizi innumerevol.i per la totalità <leiconsumatori. ( 1) Cl ghmge notl·llfl del teecnto lnlJ)!t1lltO fallo fL Blbetlst ed In nieunl itllrl Comuni della Svlzzern.

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