Critica Sociale - Anno VIII - n. 18 - 1 novembre 1899

Critica Sociale RIVISTA QUINDICINALE DEL SOCIALISMO Nel Recno: Anno L. 8 • Semestre L. 4 - Jlll'E8tero: Anno L. •o - Semestre L. &,Mt. Lette,•e, vaglia, carlaline-vaglia all'Ufflclo di CRITICASOCIALE - MILANO:Portici Galleria V. E., 23 (2. 0 JIIIO IOli!e) AnnoVIII (1898-99) - N. '.l!I. Non st vende ,, 1u,me-rl sevarati. MIiano,1. 0 novembre1899. SOMMARIO Attualltft. fA p(Jlltica del luce,·narto (LA C1UTICA SOCIALR). L'u11tone ,ociall&ta: nostra. corrispondenza parigina (ARTURO LABRIOLA). c,-1&1 In Prussia (AMF.DRO MORANDOTTI). La voce ~lle 0J)polt~loni: Zanardelll, Otolltll, Saccllt lYll.li'l'O TURATI). Studi aoclologlcl. Dlfua sociale e dlfe.a di eia.ne nella utu,1t1,ta 1unale (ENRICO , l'KRRI). La f/ld.JtlOIIC muliebre (MARIO PII.O). Filosoila, let.teratura e varietà. Un po' di sole in ualera (PA01.o v ...um.A). Fra libri e ,·1-ai1B: • La malaria• di A. Celi!, ecc. LA POLITICA DELLUCERNARIO Non è colpa nostra se trovate qui un titolo da Guerino o da Uomo di Pietra. Non è colpa nostra se la politica del Ministero Pelloux e della ·mag– gioranza, che - debolmente, è vero - lo sorresse fin qui, si pe1·fezionaogni giorno, aggiungendo alla stolidità. pili spavalda la buffoneria più. grottesca. Che l'on. Pelloux ed i suoi complici dovessero trovarsi in un colossale imbarazzo di fronte alla necessità, indeprecablle oramai, di riaprire la Ca– mera, era cosa per troppi segni palese. Giammai la situazione politico-pal'lamentare apparve più paurosamente intricata ed oscura. Seminato il vento a piene mani, il Ministero sentiva appressarsi il mugghio delle tempeste provocate. Con quali mezzi dominarle? Le notizie degli ufficiosi, con altet·na vece date, confermate e disdette, le inte1·viste, le induzioni, le l'ivelazioni dei « ben informati ». coufrad,littol'ie dalla mattina alla sera, 1·ispecchiavano le ambagi, aggiungendo tenebra alla tenebra. Si oscillava fra le previsioni più opposte ed estreme: gli ottimisti da un lato, i pessimisti dall'altro. Sar·ebbe pace i Sarebbe guerra ad oltranza! Che direbbe il re nel discorso 1 Annuncerebbe l'amnistia 1 Manderebbe invece, con esempio nuovo fra noi - e per la novità, nelle circostanze presenti, di un'eloquenza . spaventosa - un semplice messaggio'I A chi si offrirà la presidenza 1 chi potrà, ed a quali patti, ac~ettarla'I Si ripresenterà il decreto 22 giugno? si rivocherà 1 lo si riterrà decaduto? Che fare col– l'ostruzionismo! Come debellarlo! Si scioglierà la Camera 1 Si dimetterà il Gabinetto1 E attorno a tutte queste domande era un pullu– lare e un urtarsi di ipotesi le più strambe e le più inverosimili. Un giornale, che non passa per buffone, (I) giunse ad annunciare che 1 peI· evitare CuO 'o.ro di Genova, !S ollobre. no ti1-a il dispiacere al principe di trovarsi, in cosi penose circostanze, coi 1·appresentanti del suo popolo, si sarebbe decretata la continuazione della sessione già. chiusa, si sarebbe cioè rivocato il decreto di chiusura, un decreto il cui effetto si esauri colla sua pubblicazione. Questo, di fare che ciò che fu non sia stato, era forse concetto degno dei Papi– niani del Governo - ma i manomissori delle urne si sarebbero dunque l'ilasciati? e al Costa chi ren– derti i suoi tre mesi 1 Per debellare l'ostruzionismo si sarebbe ricorsi a un colpo di mano. La cosa era concertata: la confermava persino un giornali~ta serio ed accorto . come il Cantalupi. (') Alle prime avvisaglie la Ca- me1·a, con votazione improvvisa. deferirà al Presi– dente i pieni poteri. E poi 'I Una simile misura, nella applicazione pratica, non farebbe che perpe– tuare il conflitto, spingendolo alle più. estreme e mater·iali violenze; salvochè Governo e Maggior.1uza fossero disposti anche a questo: a espellere manu rn,ilitart tutto un settore, anzi (poiché allora certe solidarietà. forse si imporrebbero) vari settori riu– niti. Il Governo rappresentativo sarebbe soppresso. Ma allora le « ignorate vie dell'avvenire»- dello Zauardelli si aprirebbero forse più presto ch'egli non pensasse.... Il Governo intanto non apriva bocca. Non doveva, si disse con nuova e peregrina teorica, prevenire il discorso della Corona! Le sue agenzie sudavano a smentire ogni voce che gli attribuisse un'in– tenzione, un p1·oposito qual::;iasi. Il Goyer:no_non fa, non pensa, non vuole, non decide. St rrnn1sce, bensì, ogni due, tre giorni, a Consiglio - ma è per non pensa1·e e per· non decider nulla. Tetragono a tutti gli attacchi, quando infine si decide a scio• gliere lo scilinguagnolo, lo fa per la boccadel suo ministro più tecnico, quello che è o dovrebb'essere uo capodivisione, il ministro delle poste e telegrafi; e questi se ne spiccia. con quattro imparaticci vol– ga1·i, a paragone dei quali la Pe,~seve1·anza ha quasi dello spirito. Di fronte al mutismo del Ministero e alle diffi– coltà che lo ul'gono da tutte le parti. le speranze dei couciliazionisti ripigliano fiato. Il Governo non l'itirerà il « dec1·eto insensato»; nol può senza osautora!'si. Ma non insisterà. perchè si discuta: rnandorà avanti quel grande e innocuo, per quanto rumoroso, sfogatoio della discussiontd '1ei bilanci ; così si arriva lemme lemme al santo Natale, con• sì1,dierodi pacificazione. Alla Camera, chi nol sa 1 dt/Jèrre ed autrerre son sinonimi: dilazione è eufe– mismo parlamentare di sepoltura onorata. Ma frat– tanto? il « decreto insensato > non fu promulgato soltanto: il Governo volle si applicasse. B i con– dannati 1 E la Corte sup1·ema, che pur dovrà giu- 11icare 1 Le parole dette a Torino dal senatore Canonico, p1·eside11te alla Cassazione penale, hanno suono di pessimo augurio. Tu quoque, che pure l 1) .uamno di N:ipoll, \!8ottobre.

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