Critica Sociale - Anno VIII - n. 17 - 16 ottobre 1899

258 CRITIOA SOCIALE finalità che gli irradiano il cammino, della propria sostanza e dei propri metodi. Una ormai lun$'a esperienza, esperienza di dolori fortemente patiti e di vittorie incessanti, ili sta dietro e lo sorregge: tutte le malattie di crescenza, le febbri e gli iste– rismi della giovinezza, esso li ha provati e li ha superati; le dubbiezze, le contrarie impulsività fra le quali noi ci dibattiamo ancora, es&ole ha tutte domate. Esso fu il precursore: non potè giovarsi delrattrui esperienza,confortarsi dell'.isempioattrui: ma, appunto per questo, la sua strada se l'è aperta esso stesso, ogni passo fu una conquista, ogni trionfo fu un premio. Le posizioni raggiunte non le abban– donerà mal più. Dove arriva rimane. La storia non porge maggiore esempio di ascensione ideale di tutto un popolo. . •• Oià dalle prime sedute era facile accorgersi che la questione assorbente, quella che avrebbe dato al Congresso l'impronta, era quella della taUica. Un'impazienza animava I congressisti. L'ordine del giorno fu capovolto. Una folla di argomenti vennero esauriti in una sola seduta. I soliti rapporti della Direzione del partito, sull'azione del Gruppo par– lamedtare. ecc., furono approvati rapidamente. Notiamo di passaiigioqualche cifra significante: la cassa socialista incassò 346.712 marchi. La stampa socialista realizzò, nell'anno decorso, 54000 marchi di benefici netti. Una sottoscrizione a favore dei condannati nel processo di Loebtau, per titolo di sciopero, sorpassò marchi 100.000.Fatti simili sono normali io Germania. Il 10 ottobre la discussione aui principii fonda– mentali e sulla tattica del partito venne aperta da un discorso di Bebet, relatore, durato sei ore. Il tema e certamente noto ai nostri lettori. Si trat– tava di decidere se le basi essenziali sulle quali il socialismo riposa - la concentrazione delle ric– chezze, la •comparsa delle piccole proprietà, l'au• mento dei proletari, l'immiserimento progressivo delle masse (immiserimento giusta il concetto di Marx, cioè nel senso illustrato da Kautsky nelle nostre colonne), le crisi industriali, ecc. - sono ri– maste inconcusse: se pel'Ciòil principio della lotta di classe, i'irreduttibile antagonismo di interessi fra proletari e capitalisti, la teoria della necessaria conquista dei pubblici poteri, il metodo della futura espropriazione dei mezzi di produzione individual– mente {>OSSeduti, debbono rimanere ancor sempre Il principio, la teoria ed il metodo del proletariato militante. O se non piuttosto, come sembrava vo– lere una certa scuola, che ha nel Bernstein il suo più autorevole interprete, quelle leggi sono su– scettive di revisione, quei principii di attenuazione, e il partito socialista deve mano mano accostarsi ai partiti liberali borghesi, convertir•i in una de– mocrazia a tinte sociali, contentarsi di piccole ri– forme, abbandonare insomma il suo carattere bat– tagliero e rivoluzionario. Il discorso di Bebel - che noi contiamo di poter offrire fra breve nella sua integrità al socialisti italiani - fu magistrale, esauriente. Cou dovizia di cifre, con minuto esame di fatli,con appelli passionali alle tradizioni, alle esperienze, alle finalità del partito, esso polverizzò gli argomenti contrar·! alla sua test, che i lettori hanno potuta vedere rias– sunta nell'ordine del giorno approvato, pubblicato nell'Avanti! di ieri (15 ottobre). La giustificazione del socialismo e del partilo socialista, qual esso fu sino ad ora, ne erompe chiara, Ineluttabile. Dopo di lui una trentina di oratori - e di oratrici - discuasero, per tre giorni continui, la tesi in vario senso. Ma ie approvazioni raccolte dalle parole di Bebel avevano dimostrato ch'egli aveva già causa vinta. Perchè il Bebel non si pone sul terreno del dogmatismo assoluto ed intransigente. Egli, più che la formula aridamente scientifica, propugna e di– fende lo spirito della dottrina, ciò che fa l'anima e l'essenza del partito. A differenza dal vecchio Liebknecht, che nega recisamente e in ogni caso l'opportunità delle alleanze, egli fa a un beninteso opportunismo quelle concessioniche ia logica tollera e la cui utilità è sanzionata dalla pratica. li ca– rattere rivoluzionario dei partito non esclude il favore a tutte le riforme graduali, utili all'eleva• zione proletaria. Ad un patto però: che lo sforzo pe1•ottenere le riforme non obliteri, neanche in minima parte, il carattere rivoluzionarlo del partito. È qui appunto, è in questa conciliazione dei due lati ugualmente necessari del movimento, è qui la difficoltà maggiore ed è qui che si pare la virtù intellettuale e morale del P.artitosocialista. 'l'enere, senza mai perdere l'equihbrlo, ia linea mediana, questo filo sottile di rasoio, che sta fra il rifor– mismo borghese addormentatore, fine a se stesso ed impotente, e il rivoluzionarismo ad oltranza, incapace di adattamenti, e pel'Ciò ugualmente sie• rile e pericoloso; seguire quella linea a traverso tutti gli accidenti del terreno reale, così varii nel tempo e nello spazio, cosi mutevoli e pieni di sor– prese di momento in momento; preoccuparsi del– l'oggi senza mai perdere di vista il domani e il posdomani; raddrizzarsi subito, se piegati; proflt• tare degli oatacoli pe1· trarne delle forze nuove1 d'ogni inciampo fare tappa per un nuovo progresso; essere ogni giorno di,ersi, a seconda degli eventi, e rimaner sempre nell'essenza gli stessi; e avanzar sempre; e salir sempr·e; e mantenere, nella più ampia libertà della critica e del controllo, quella unità fondamentale di concetti e di metodi che dà a tutto un partito un'anima soia; questo il còmpito, questa la bravura; questo il segreto che ha fatto, del partito socialista tedesco, Il più forte partito della Germania e il più forte ed esemplare dei partiti socialisti del mondo. Ma perchè questo ideale si raggiunga; perchè cotesta linea mediana sia te· nuta, è fatale, e inevitabile che le opposte tendenze del partito cozzino fra loro e si contengano a vi• cenda in limiti assegnati. Questo è che è avvenuto in Germania; di questo il Congresso di Hannover fa testimonianza. Le cri· tiche di Bernstein e seguaci al programma del par• tilo non furono in fondoche l'esagerazione teoretica di una tendenza necessaria. La loro esistenza è bene– fica, quanto sarebbe deleterio il loro sopravvento. Un fatto avvenne al Congresso che chiarisce e comprova quello che asseriamo. A un dato punto, un amico di Bernstein annunciò che questi, da Londra, accettava interamente l'ordine del giorno di Bebel. Errerebbe a partito chi sospettasse il teorico del– l'opportunismo socialista di aver ciò fatto per ra– gioni di opportunismo personale. Una simile accusa contro uno dei più fidi ed incorrotti combattenti del partito non sarebbe osata da nessuno neppure di coloro che nel Congresso più ne combatterono le idee. li Kautsky - il suo più forte antagonista teorico - non prese la parola che per attestarne la rispettabilità dell'intelletto e del carattere e per difenderlo - come egli disse - dalle difese ecces• sive e compromettenti di certi suoi partigiani. Marx avovà detto un giorno: « io non sono marxista >; o Bernstein, parafrasando il maesll'o, potrebbe forse oggi dire: < io non son bernstelniano > ! Egli è che in un partito socialista virile ed adulto vi e qualche cosa di più forte, di più grande e di– ciamo anche di pti, ve,·o che le diS!eusioni teoriche

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