Critica Sociale - Anno VIII - n. 8 - 16 aprile 1898

114 CRITICA SOCIALE candidato socialista, ma persino a chi fu di l•'elice Cavallotti il fratello di fede e di lavoro; e quei la– voratori medesimi, che dovevano mietere le mossi della giustizia, acclameranno inconsci al trionro del vitello d'oro. . .. Egli ò che vana e risibile cosa sono i pomposi discorsi, li arrovonli pure il fuoco d'un sacro idAale. vana cosa i trionfi dell'urna. vana cosa i programmi ponzati nei Congressi uOlciali di partito. indi legati in marocchino e allineati negli archivi i. Tutto questo ò vano ed ò fatuo, se l'opera sobillatrice non entl'i a scuotere il sonno dei lavoratori nei loro stessi tugurii, risreg1iando in essi la coscienza degli inte– ressi immediati, armandoli in leghe contro rimme– cliata oppressione. Solo per questa via può sperarsi di suscitare a mano a mano in essi. non il libero cittadino (impresa lunga e dilllcile), non il socialista o il democratico. ma semplicemente, dalla bestia umana, l'uomo: l'uomo, colla fronte ritta, l'uomo col pugno teso alla difesa del pane; del vile pane da mangiare. E. dopo il pane, verril il resto. 'ì. que !ione di stomaco, que !ione di ventre. Questo oltrag~io ci lusinga e ci piace. Nel ventre ò l'embrione oella coscienza civile; è nel ventre del popolo il feto vitale della liber·tà. Questi ventri flaccidi e vuoti, questi ventri 1·impinzi di polenta vergine di sale, vanno organizzati in Società di re– sistenza, perchò possano pas11:areal regime quoti– r!iano del lardo, del pane di frumento e del baccalà. E p oca cosa ; ma si tratta di cominciare. E. perr.hè si cominci. fu lanciato nella lotta di Pale rmo il n ome di Barbato; in quella di Corteolona il nome di Fabr·izio Mam: un rerluce e un candi– rlato delle patrio galere. A ,•oi salute, o compa~ni ! E a te sia pace. o poeta. che gettavi negli ultimi versi presaghi il cruciante ed auguroso rammat'iCO dell'anima tua: AIll'i vuonanli 03cw·t verran, densa co01·te, dai solcl!t e dat tuow·t te ,olusttzte a comvt1·; 11u1, nel sonno di morte, io non le udrò le t,·omoe annuncianti. alle l01nbe l'icldio dell'avvenir! LA CtU'l'ICA SOCIAU!. CRISPISMO E SOCIALISMO INSICILIA All'articolo del Bonagiuso, pubblicato nel nostro ultimo fascicolo, risponde Sebastiano Cammareri nel suo m,•fl/o alla vita, un giornaletto settima– nale socialista che esce in Marsala, quasi tutto composto da articoli - spesso assai buoni - del Cammarnri medesimo; e noi, poiché abbiam dato posto all'attacco (e i lettori rammentauo con quali sentimenti lo facessimo), vogliamo anche sponta– neamente dar posto alle di fese. li Cammareri premette alcune righe sulla genesi del crispismo, che non gli pare bene spiegata dalla stampa, la quale in questi giorni se ne occupa con tanto calore: Si conrondo - scrive egli il crispismo con il Pa- nam;i, come se il furto non mutasse la forma o lo conseguenze col vario grado di ci,·ilUli o non si sa spiegare, se non con qualche insolenza, pcrchè la bor– ghc ... ia. siciliana preferisca Crispi. li crispismo diventa Panama quando arriva al gornrnoi esso piglia forma politica o nomo quando s'incarna in un uomo che si sa imporre; m:Lesso preesiste e sgo1•g:l s1>ontanco dnlhL stessa strutturo. sociale. Il crispismo siciliano esprimo duo bisogni locali: la reazione isolana alla sopraffazione continentale, la. ne– cessita. della maflà per poter riuscire nella vita. Questi due bisogni nascono da un unico ratto: il latifondismo. Le classi sociali in Sicilia si dividono sulla varia par1.0cipaziono noir uso della terra a latirondi: rnristo– crnzia latifondista motte ra1>0 o.d un qualunque Rudini della sua classei lo. borghesia ugricola, commercia.lo o professionista, la quale ,·i\·o col prodotto della. terra ottenuto sempre in forma rapace. ò costretta, nella suo. stessa inferiorilit. morale. a resistere o.Ila concorrenza con le altro borghosio più progredito, o mette capo a Crispi come ad uomo che per il suo passato e lo. sua audacia sappia difenderla; infine lo plebi rurali, ab– brutite dalla misel'iu. e dall'ignornnza, non hanno alcun peso sulle sol'ti politiche. L'artigianato, pigliando dalla vita cittadina uno. certa superiorità morale sui villani e non essendosi ancora proletarizzato per la mancanza d'industrio, si accomuna alla borghesia. Fra le altro causo che f.urno persistere il latifondismo in 'icilia. è non ultima runitiL italiana. Con l"unillca– ;done l'Italia potè fino a un certo punto bastare a sò stessa: l;:Lborghesia siciliana, trovando nelle pro,·incio settentrionali c1·1talia.i prodotti industriali cho lo ser• vono o non sapendo ,•incero il to1·naconto padronale o. tenere la terra nudo. di migliorie, conserva i latifondi a maggese e o. pascolo, non diventa. industriale, e paga i prodotti dello industrie con i prodotti del suolo. Il latirondismo produce la. malaria, l'insicurezz;1. dello campagne, l'abbrutimento llelle plebi, il malandrinaggio, lo. mafia, il crispismo. E a tutto questo ben di dio, cho costituisce la persistenza della barbarie medievale in :-iicilia, concol're la. stessa borghesia cisalpina. cho manda lezioni di senso morale. Questa gCnosi del crispismo siciliano sari1.incom1>leta 1 sarà. sbagliata., m:1. ò la sola che, tra.tttrndo del crispismo, , faccia omaggio al materialismo storico, cd ò la. sola. cho porta con sò il rimedio ai mali della Sicilia; l'abo– lizione <lei latifondismo col mezzo doll<.Lnazionalizza– zione tlclln terra, secondo !"ordino d'idee che ho reso pubbliche o che mi dispenso dal tornare ad esporre ora. Dopo aver sostenuto che la differenza fra la morale-nord e la morale-sud non si spiega, come altri pretende, con semplici ragioni di razza e di clima (e in ciò siamo con lui perfettamente d'ac– cordo) il Cammareri riproduce i brani essenziali dello scritto del Bonagiuso, indi prosegue: A questa. critica ecco la mia replico, perchò il pensiero cho vado sostenendo riesca. meglio chiarito: In Sicilia. c·ò ce1·tamc11te della gente tale come Loncno e Bonagiuso dcscl'ivono: ò natul'ale che le tristi conlli– zioni di vita, n.LLraversouna lunga serie di secoli, dello plebi rurali siciliano, abbiano impresse prorondo stim– ma.le nelle classi soggette; ma. c!Je la maggioranza. dei lavoratori siciliani, o la. totali ti\ come si vuole sostenere, sia formata di genio abbietta, vile o criminale, non ò alfa.tto vero ed è inverosimile. J!~ \'Oro che tale gonto abbonda in qtmlcho circC?ndilrio; mn non O ugualmente abbondante in tutti. t:n popolo cho parla un dialoLlo vigoroso e ricco di voci, (rasi e moch di dire vi\'aCii cho possiedo un gran– dissimo patrimonio di tradizioni; cho consacra in arguti o \ 'ibro.ti proverbi tutti gli errori o tutte lo ,·erità. morali; che nella. sua. storia conta. la civiltà. greco-sicula.,

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