Critica Sociale - Anno VII - n. 22 - 16 novembre 1897

352 CRITICA SOCIAL.E bile, per fatalità. di tradizioni e di religione, all'idea. dell'arbitrato. « Impossibilitati ad ammettere, dunque, un corno del dilemma, dobbiamo accettare l'altro, ed accettare quindi, in santa pace, tutte quelle condizioni che possono assi– curare il trionfo della nostra causa, e, cioè, anche la disciplina militare. » Questa p0lemica non cer't~ troppo atta a.creare quel– l'unità d'intenti e di operazioni che prepara la vit– toria, riempiva il vuoto delle tediose ore della traver• sata. dal Pireo a Volo. Inopportuna allora, il suo ricordo mi ritornava op– portunissimo alla mente oggi, mentre, nello studio dei capisaldi della soluzione del problema militare da parte del nostro partito, io mi domandavo: « Ma esiste dav– vero per noi un tale proble.ma 1 » Io credo abbastanza suggestive per sò stesse le argo– mentazioni di quei volontari della legione Cipriani che erano veramente intenzionati di battersi, tanto che non sento la necessità dl svilupparle più oltre. Il partito socialista., non potendo abolire la guerra e potendo invece trovarsi nella necessità. di farla - sia per difendere le prop,·ie condi~ioni di sviluppo (come sarebbe, per esempio, quando una nazione minacciasse di attaccarne un'altra e di sottoporla alla propria do– minazione; come sarebbe anche, qualora una razza in– feriore o ritardataria si riversasse sui confini dell'Eu– ropa civile, minacciando di travolgere sotto la propria influenza brutale, diretta od indiretta, lontana o vicina, tutto il patrimonio di diritti o di libertà che, bene o male, permettono il nostro svolgimento); sia per difen– dere le sue parziali vitto1·ie in qualche Stato (corno nel caso che le borghesie degli Sta.ti circonvicini tentassero di soffocare le prime nazioni collettivistiche) - il par– tito socia.lista, potendo dunque trovarsi nella circostanza di dover fa.re la guerra, ha il dovere di porsi innanzi il problema militare e di risolverlo nella maniera più consona ai propri fini e alle proprie tendenze. È tempo insomma.di dare un po· di contenuto a questa. fu.mosaotre vuota <lolla N1.Lzione armata, di cui facciamo pompa. in tutti i nostri programmi minimi, senza curarci troppo di spiegare, perfino a noi stessi, che cosa vogliamo; od esponendoci poi, in conseguenza dellaconfusione delle nostre idee in proposito, a partire per la guerra, di– cendo che ciò è consono alle idealità. ciel partito, ed a. tornarcene noi miglior momento, ripetendo lu. medesima giustificazione. . . Stabilita così l'esistenza. del problema, in successivi articoli procurerò di fissarne i termini e di ricer– carne la soluzione, additando anche quel!e pr·ogrossive riforme che, secondo me, possono condurre dagli at– tuali eserciti permanenti a una forma concreta di Nazione armala, che non indebolisca per nulla la no– stra forza difensiva. ,VALTER MOCCIII Argomenti nuovinpolemica vecchia Due parole di risposta. per la parte che mi riguarda, al compagno Cadorino. ( 1 ) Anzitutto io non gli consento affatt.o che le due for– molo: trionfo dei migliori e t1'ionfo dei piit adatti, esprimano un solo concetto. La società, per quell' im- (I) Ancora la sur,e1·st1zlonedella vecchiata: nel numero prece– dente della Crttica. b1010ecs Li1noB1arco pasto di bene e di male che è naturalmente in ogni mortale, avrà, come nel passato e come nel presente, anche in avvenire, e quindi in regime socialista - salve le debite proporzioni - i suoi buoni e i suoi cattivi, i suoi int~lligenti e i suoi ottusi i e di riscontro i suoi ambienti puri e guasti, elevati e bassi, a cui i singoli saranno attratti, come avvenne sinora, obbe– dendo alla legge di adattamento, la quale non farà, come avvenne sinora, se non da denominatore comune. D'onde la necessità di quella distinzione. Ma veniamo al sodo. Alla spiegazione, che io tentai, della. prevalenza dei vecchi nella socielà presente, spie– gazione riassunta nel motto « a società vecchia, uomini vecchi», il Cadorino oppone anzitutto che « non ò vero che i più vecchi siano 'i migliori {nel senso, s'intende, di i più adatti) nella società borghese; o meglio l'esse,• vecchio non c'entra aff'atto colle leggi economico-sociali.- . condiziono necessaria e 'sul'lìciente è l'esser ricchi... e ormai si poli dire che si nasce ricchi e si nasce poveri, e tali si rimano». Senonchè, dopo queste belle affermazioni, ... che cosa tenta egli di provare1 Cl1e la. forza, che dà la preva– lenza alla vecchiaia, deriva unicamente ...dalla p1·oprietò.. O allora? La proprietà non è forse un fatto « econo– mico-sociale »? E perchò la proprietà darà la preva– lenza ai vecchi mentre « si nasce ricchi e si nasce po– veri »1 Secondo me, il torto del Caclorino è di esser-3i lasciato dominare dal concetto, troppo schematico, che il rat– tore economico sia. la sola causa attiva e che tutto il resto non sia che un effetto. Se egli avesse considerato il fenomeno da un punto di vista meno esclusivista, si sarebbe accorto di loggieri che, a costituire e a mante• nere ancor oggi la preminenza della. vecchiaia, entrano - oltre la proprietà, della quale io sono ben !unge dall'escludere l'influenza, specialmente nella. genesi sto– rica. di quella preminenza - un complesso di altre cause: la necessità di un lungo tirocinio per salire i diversi gradi della. gera.~chia, la stessa debolezza senile che rende misoneisti e conservatori - tutte quelle cause insomma, alle quali io accennavo sinteti~ ca.mente, e che rendono i vecchi più adatti all'ambiente attuale e quindi oggi più forti nella lotta per la vita. E veniamo infine alla noticina. della Critica. Non è titiàche a me sia sfuggito il ratto che il pre– dominio dell'età provetta. non esiste nei va.rii paesi in uguale misura. Ma questo l'atto, di cui non credetti necessario occuparmi, anzichò riescirmi imbarazzante, conforta:va anzi la mia tesi. Infatti, i paesi, nei quali la vecchiezza meno prevale, sono anche i paesi più pro– grediti; sono quelli in cui, per la crescente• emancipa– zione economica dei lavoratori e quindi pel predominio che acquista. il lavoro sul capitale, la società avvenire diventa con maggiore rapidità di quel che non scom• paiano, noi paesi vecchi, i residui del passato. GIUSEPPE O'J\i\'GELO, PANEA BUONMERCATO Non pensi il lettore che introduciamo nella Oritica Sociale la. réclame di quarta. pagina. Il pane di cui qui si tratta è semplicemente un foglio di propaganda, a cent. 5, pubblicato datla Fedemzione socialista milanese e che tratta a fondo, sotto tutti gli aspetti, la questione ardente del rincaro del pane, propugnando la ltwra sociale, l'abolizione dei dazii, il pane municipale pro- 0·1·essivo. Collaborarono Turati, Kuliscioff, Valcra, Reina, Costa.nzi, Dell'Avallo, Albini, e l'anonimo impastatore che ne fece un alimento completo e gustosissimo. La miglior '1'ééla,1ne (lei resto glie la fil la Questura. che, con nuovo quauto stupido arbitrio, ne vietò lo stril– lamento, benchè non sia se,1uestrato. Oiffondote!o dunque in tutti i modi.- Ordinazioni e importo anticipato alla Lolla di Ctasse, Milano, via Unione ìO. - Fino al 30 corrente sconto del 20 per cento dalle dieci copie in avanti. - Una sola copia può richiedersi con cartolina doppia., sempre alla Lotta di Classe. GIUSEPPE RJGAMONTJ, _oerenteresponsabile. Milaoo. Ttpo51ratla degli Operai 100.:. cool).J, c. Vitt. Ernao, t!-16•

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