Critica Sociale - Anno VII - n. 21 - 1 novembre 1897

322 CRITICA SOCIALE esercito nostro. - Eppoi il fare e il disfare non è lavorare? La colpa è delle indiscrezioni (grida l'Optntone), che portano in pubblico progetti in germe, idee ancora immature. Rimbecca a tono il TorPaca: delle indiscrezioni, se mai, quale la fonte? - Il vero è che il Governo si dondola, or in qua, or in là, nè sa che pesci pigliare: un passo verso Sonnino, un altro ver!-o l'oracolo di Maderno, un terzo verso il taciturno di Dronero, e via via, come una balle1•ina di rango francese alla ribalta, senza spostarsi d'un metro. Un pizzicotto all'esattore, e un ganascino amoroso ai contribuenti; una minaccia ai clericali per rabbonire i liberali, e una mazzata ai socialisti per rassicurare i reazionari; un portafogli a destra, un sottoportafogli a sinistra, o viceversa, e, se OC· corre, s'inventerà qualche altro dicastero per aver un portafogli e un sottoportafogli di più. E il programma intanto 1 Ma si tratta di salvare le istituzioni. Le istituzioni, si capisce, sono lor signori. S'ha da fare, dunque, la < concentrazione liberale», che è poi la concentrazione di lor signori. Lor signori in seggio e tutti gli altri col bavaglio: ecco le istituzioni belle e salvate. Non vi capacita i Leggete la 1'ribuna di stamane (28). Zanardelli entrerebbe al potere < per fronteggiare i clericali e opporre alla minacciante tirannide del socialismo una feconda ed operosa libertà.» Ah! quella libertà cogli aggettivi, da opporsi a una tlrannide minac– ciante nei secoli venturi, che meravigliosa trovata! Equilibrismo parlamentare? Ma almanco Depretis vi sapeva mettere un po' di dignità (chiamatela pure impostura) e un zinzino di sale. Era un Ma– chiavelli ri<lotto e corrotto; CO.$tuiè la scimmia di un plagiario. Le sue occorrenze ei le fa in pubblico, senza rispetti umani, come un frenastenico; si di• rebbe anzi ci metta dell'ostentazione. 'l'ale la donna di perduti costumi, che della palese abiezione si fa. richiamo. Depretis era, se volete, 'l'aide od Aspasia: ma costui!... Che si fornica in quest'ora al villino di via Gaeta! Chi è più caldo, chi è più tiepido, per usare il gergo torrachino? Qual 'l'alamo di passaggio vi sta scaricando la mutabile foia 1 Guardate, ora, il domicilio coatto. Era questa la pecla 1 rnaturata nella conchiglia cerebrale del Mar• chese. Ora ei fa correre la voce che non v'insiste. Non v'insiste, in· che senso? Qui v'è la gamma di tutte le versioni, ugualmente ufficiose ed autoriz– zate. Il Governo ritira la legge. Il Gover•no ritoc– cherà la legge; che vuol dire la rinvierà alle ca– lende greche. Il Governo mantiene la legge, ma lascerà discutere (gran degnazione!), ossia butterà a mare, occorrendo, i punti più controversi. Quale la versione più vera, in questa voluta Babele! Certo tutte e tre ugualmente e nessuna ad uu tempo, secondo soffierà il vento nelle volubili vele. Bene avverte l'Avanti: occhio, compagni, all'insidia! Tuttavia il trifido annuncio è bastato per meri– tare accusa al Governo d'aver ceduto alla piazza. Come si ripara? Il Mar·chese ha lì in un cassettino la famosa riforma elettorale amministrativa; e la DllJ u,c-1.,n IU a u mette fuori di nuovo. Questo ai 26 di ottobre. Ai 27, il balocco è rimesso nel cassettino: qualcuno ha aggrottato le ciglia. Ed ecco, è un'altra l'idea della giornata: a Natale, chiusut·a della sessione. Così cade ogni impegno e ogni disegno di legge, e il Governo è più libero di ricominciare .... a dondolarsi di nuovo. È l'ultima novità, mentre scriviamo. Giungerà ·all'ora che saremo in macchina? Ma, e se il Governo parlasse? Se troncasse gli equivoci! La Stampa, la Gazzetta del Popolo, un coro d'altri giornali lo vanno aizzando. La 'l'ri– buna, dal canto suo, eccita allo stesso col'aggio gli oppositori. Parlare, dunque: esporre le peoprie idee.< Bravo! e le idee dove sono?», comtnenta, sogghignando, l'ufficioso di sinistra, il Don Chisciotte ('). E la Gaz– zetta lli Vene=ia( 2 J, un semi-ufficioso di destra: « le parole, in questo triste periodo, non servono che ad impedire e a scompigliare i fatti. » Questi motti, tra lugubri e cinici, dànno la sintesi del momento politico. 'l'ace re e dondolarsi; fare e disfare, smentirsi e contraddirsi, annunciare e sconfessare, e sopratutto dondolarsi: dondolarsi, tacendo, per rimanere al timone; dondolarsi, ta– cendo, per tentar di aggrapparvisi. In questo si compendia oggi l'azione dei partiti costituzionali. Un partito bensì, certo d'essere udito e secondato, vorrebbe parlare e marciare: il partito socialista. Ma, poichè gli altri taciono e stanno, ha anch'esso da tacere e da stare; s'imbavaglia e s'impastoia. Una cosa è mirabile: che cotesto perpetuo don– dolio davanti a' suoi occhi non abbia ancor dato al paese gli èmpiti della nausea. Il paese ha stomaco di struzzo I più pirroniani domandano: esiste proprio il paese 1 (I) <t; ottobre. (2)2ò oUobre. LA CRITICASOCIALI~. IL DOMICILIO COATTO vm. i;a 1wi111a ,lifcsa del disegno di logge. - Il di vioto dei Comizì e le bugie ,lcll'Op'intone. A noi, valorosa quanto «liberale» Opinione! Perché veramente il bisogno che tu, o qualcuno de' tuoi pari, intervenisse alfine nella questione, era, dal popolo italiano, vivamente sentito. B tu, meglio di chiunque altri. Non sei tu, per comune consenso, a malgrado de' tuoi discreti dinieghi - dinieghi vezzosi di donna cui si rinfaccia il dolce peccato di essere amata - non sei tu la Pitia riconosciuta del maggior sacerdote del tempio! Non hai tu, giustappunto, d'una venerabile Pitia l'eloquio misurato e solenne, la frase bifida, la consumata scaltrezza degli ibis redibts, la tornita e profonda vacuità sopratutto, che è tanta parte, e così essenziale, della sapienza di Stato? Era tempo che snodassi la lingua. Per tutti i numi! Oh! da quanto, nei nostri attacchi quotidiani, spiavamo l'apparire d'un avversario campione! E

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