Critica Sociale - Anno VII - n. 19 - 1 ottobre 1897

CRITICA SOCIALE 291 che detengono il potere o che sono prossimi a raggiun– gerlo, e tende a strapparle ad essi con la pressione della propria influenza politica. fn questo senso il programma minimo dei socialisti è essenzialmente un programma d'agitazione. Esso si distingue da richieste analoghe di altri partiti per le sue finalità; ravvisa come mezzo ciò che per altri è fine. Esso designa l'orbita e l'indirizzo generale allo pialtaforme dì più speciali e transitorie agitazioni del partito. Nel limitato campo amministrativo il partito socia– lista può essere chiamato a provvedere esso stesso per l'attuazione di qualche parte essenziale del programma minimo. In questo caso esso dovrà lottare innanzi tutto perchè siano rimossi gli ostacoli generali che vi si oppongono. In questo caso, come del pari in ogni caso di agita– zione elelto1·ale, il pa.l'tito socialista, trallando del pro– gramma minimo, dovrà. accentuare la distinzione della propria personalità. di fronte ai partiti concorrenti o cooperanti. Le riforme indicate dal programma minimo dovranno sempre essere presentate non come soluzioni ùefinitive, ma come facilitazioni al conseguimento del solo rimedio radicalo ai mali sociali, la socializzazione dei mezzi di produzione. . . . E veniamo alla tallica elettorale. Qui si presen– farono tre correnti. La prima (ordine de! gio1·no Ciotti), della cosidetta « intransigenza assoluta », cioè, come noi diremmo, dell'esclusivismo formale: uessun appoggio, mai, in niun luogo, a qualsiasi altro partito. La seconda (ordine del giorno Ferri Enrico), dello stalu quo: esclusivismo amministra– tivo, e politico a primo scl'utiuio. La te1·zi:.l, intran– sigenza rigida nella sostanza, cioè nel programma e nell'azione, libertà, a seconda dei casi, llelle mo• dalità esteriori e formali. Questa terza corrente si biforcava in due rami: a) ordine del giorno Enrico Ferri con emendamento Soldi: cioè stalu quo come regola, ammesse le eccezioni, da sottopo1·si alla Direzione del partito; b) ordine del giorno '!'urati: facoltà di appoggiare altri partiti quante volte si ritenga conveniente, salvo, nei casi dubbii, l'inter• vento della Direzione del partito (') .. La prima tesi, votata per la prima, fu respinta dall'appello nominale con 123 voti contro 00. Sul– l'esito della seconda. nessun calcolo preciso è pos• sibile, perché era in prospeltiva l'ordine del giorno Soldi che la emendava; ma, l'ordine del giorno Ferri avendo raccolto 96 voti contro 00 a quello 'l'u1·ati, si dee 1·itenere che i votanti pe1•lo slatu quo senza eccezioni rispondessero a un numel'O superiore bensì a 00 (votanti pe,· Ciotti) ma di molto inferiore a 96, come lo dimostra la votazione per l'emendamento Soldi che, avvenuta in ultimo per alzata di mano, raccolse un'enorme maggio- 1·anza.Vinse dunque la terza corrente nella forma a, (') Ecco il testo di quesl'ordine del giorno che a qualcuno, e non a torto, parve il più iutransigeute fra lutli: « In ogni :i.gitaziooe elettorale, politìc.l o,I ammiuir<trativa, il " p:irlito socialista deve sempre spiegare tutta intera la sua ban– .c: diera. « Esso rifiuterà i voti di alt.t·i par_titi e non si presterà a com-1 « binazioni che lascino nd essi l'nd1to :<perto. e Per ogni altro caso dubb•o decideril la Dire7.io_ne del partito.,. I La prima dizione era: declderarmo f t;omltati t•eutonali. P~r I 11011 sc111derele forze ci acquetammo alla ,Uzione Soldi, ma siamo convinti che la Di1·ezionedel pal'tito !lon ha competctna ne pos– sit>ilità di l'liso!vt>retutte le du\Jblezze che le vcr1·an110 sottoposte. 810 IO e a 1.,1no bld l u e la forma b fu sopraffatta da una maggioranza di 6 voti ('). Del risultato, e dell'allargamento di concetti che esso designa, siamo arcilieti. Presentammo il nostro ordine del giorno per uno scrupolo di rigidità. teorica; per salvare - come dicemmo al Congresso - l'a– nima nostra: perchèci pareva. che casi come quello ben noto di Cremona non siano logicamente da considerare per eccezioni; perchè la formula fio• rentina della facoltà. di aiutare in ballottaggio i soli candidati « che accettino il nostro programma minimo e siano appoggiati da un partito politica– mente organizzato » ci sembra assolutamente· di– fettosa; perché, infine, volevamo insistere su quella intransigenz;i passiva, che per noi é la vei·a so– stanziale, Ma non potevamo pretendere che il Con– gresso, a solo un anno di distaoza dal deliberato di Firenze, si contraddice.-,se anche formalmente fino a quel segno; d'altronde la deliberazione così com'ò, date le interpretazioni che corrono, pre– senta ancora qualche vantaggio, nelle condizioni attuali del partito, contro certi paricoli. Se dob– biamo riconoscere assurdo, con Claudio Treves, che i centri più sviluppati siano inceppati in ogni mo• vimento per dovei· portare sulle loro braccia « tutti gli infanti del pal'lito », non perciò siamo così ru– vidi cli cuore da volere, cotesti infanti, relegal'li senz'altro al Brefotrofio. LA CRITICA SOCIALE . (I) 11ortu11a.delle votazioni! Se il congresso non decicleva di• versamento, il primo ordine del giorno da porsi in votazione era. quello del t<'erri,come quello che nulla immutava. In questo caso, non l'avrebbero ,·otalo, onde riserbarsi pel lor->proprio, nè i fau• tori c1ell'orc1inedel giorno Cioltl, che invece lo votarono i11 su– bordine, nè i fautori dell'ordine del giorno Turati, e sarebbe rimasto in minoranza: con esso radeva per conseguenza l'emenda• mento Soldi Ridotta la loha fra gli ordini del giorno Ciotti e Tu!'at1, la maggioranza per quest'ultimo non poteva essere dubbia. S'intende che ciò non avrebbe avuto che un'importanza ap1>a• rente: le disposizioni e le convinzioni del Congresso rimanevano I~ stesse. In allesa del resoconto ufficiale le ,·ela~ioni presentale at Congressosono vendibili alCufiìciodelta Lotta tli classe (Milano, via Unione 10) ai prezzi seguenti: Azione del gruppo parlamentare (Agnini}, Programmi minimi (Ca– nepa e Tura.ti), Relazione a{J1'aria (Gatti), Relazione /i– nanzia,•ia (Bertini), cent. 15ciascuna; Relazione morale, Ordini del giorno e proposte, ciascuna cent. 10. IL DOMICILIO COATTO V!. La Jegg;e idiota. Continua il plebiscito dei giuristi: di quei giu– r·isti. intendiamo, che sentono, come l'Jmpallomeni, di a.ve1·e « un g'.orioso retaggio di diritti, conqui– stati col sangue e con la sapienza, eia custodire e da accrescere». Oggi é l'av,,. Camillo De Benedetti, il direttore della Cassazione Unica, che aggiun~e la sua voce a quella clol collega palermitano. E la schiel'a non si ai-resterà qui: ma, breve o luug-a che abbia da essere. una cosa ò ben cePta sino da or·a: che non si troverà un solo giurista in Italia, degno del nome, che prenderà la parola per di– fendere la legge-reato. Il De Benedetti, riassunta la storia del perfido istituto, invocato sempre come provvedimento tem– poraneo e mantenuto e peggiorato sempre dai successiri Ministeri; rammentati cli esso, a. base di reperti ufficiali, gli ef10tti cor-ruttori e cl'iminosi; passa ad esaminarlo sotto l'aspetto giuridico e co-

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