Critica Sociale - Anno VII - n. 18 - 16 settembre 1897

Critica Sociale RIVISTA QUINDICINALE DEL SOCIALISMO SCIENTIFICO Nel Regno: Anno L. 8 • Semestre L. ,a - A.ll' E8tcro: Anno L. tO - Semestre L. &,&o. Lettere, vaglia, cartoline-vaglia all'Ufficio di CRITICASOCIALE - MILANO:Portici Galleria V. E., 23 (2. 0 0laD0 aob/le) Anno \lii - N. 18. Non si ven<le <i nunieri se1u1,1•<1,U,. Milano, 16 settembre 1897. SOMMARIO Attualità. Alle souue del Congresso (t•k). Ancora la a,·ectts: Il. l,e cause della disfatta (AR.TUflO LA1:1R101,A). Il aomtcUio coaeto: v. La legge-menzogna (Prof. G. B. IMl'ALLO– MENI). Studi soclologlcl, Suptrstf:foni soctaltste: la concentra.rtone da partiti (C. KA\.iTSKY O FILIPPO TUR, 1.TJ) . Soprala,;oro e souraprodotlo (A STONIO GRAZIAOEI e LUJOI NEORO), Il parttro socialista dt Imola, VI (fine) (UN TRAVKT), Jl'1loso1la, letteratura e varietà, Bollettino lllbllO{lra/fCO: « La Geegrafla alla corte Aragonese in Napoli :o di A, Blesslch (C. E. L.). Publ.lUca:loni pervenute tn aono. ALLE SOGLIE DELCONGRESSO Non è con entusiasmo che vediamo accostarsi il Congresso nazionale del nostro partito, indetto a Bologna dal 18 al 20 corrente. I precedenti Con– gressi ebbero quasi tutti un carattere, una fun– zione, quindi un'importanza; da Genova, che gettò le prime basi del nuovo indirizzo; a Reggio, che quelle basi largamente consolidava; a Parma, che ebbe anch ·esso, nelle condizioni eccezionali del momento, significato opportuno di protesta e virtù di rannodare le file spezzate. A Firenze, s~ non si ebbe alcun progresso notevole, era la vita normale del pal'tito che si riaffermava. Ma che andiamo a fare a Bologna 1 Se non è pe1• compiacerci dei recenti successi elettorali, che sarebbe frivola cosa, non vediamo troppo il perchè di quesio convegno. V'è un perchè burocratico: il Congresso deve esse1•e annuo, arti– colo tale dello Statuto. Non è questo il perché che cerchiamo. E, pe1•scorrere che facciamo in ogni senso l'ordine del giorno, un altro non ne troviamo. lnfa.tti il Congresso ligure espresse, ci pare, il de– siderio del rinvio. Ma il desiderio cozzò nel rego– lamento. Da più parti ci giunge l'eco di proposte di sospensive che verranno presentate su questo o quel tema. Apriamo i giornali socialisti dell'ultima settimana; una ventina a far poco; non un a1'ti• colo, uno solo, sul Congresso e sugli argomenti · onde il Congresso dovrà pascersi. Il sintomo ci pare straordinariamente eloquente. Come! si è alla vigilia di trovarci uniti, stanno per schiudersi le nostre Assise annuali, verranno di Piemonte e di Calabria, dal Friuli e dalla Sar– degna, all'ordine del giorno è posto il rifacimento amministrativo del partito, la revisione dei pro– grammi, l'atteggiamento del partilo di fronte al nostro proletariato, che pure, da qualche tempo, dà così grandi e dol01•osisegni di vita ... e non uno dei nostri pubblicisti ha un'idea da esporre, una previsione, un consiglio? Che si è discusso, dunque, nelle Sezioni del Partito 1 O andremo là tutti quanti con la testa nel sacco, _e il sacco magari ripieno B b 1ot ca l.ì no B1arro dei soliti quanto automatici« mandati imperativi », per fare delle votazioni meccaniche anch'esse ? Varrà la pena, per questo, poveri in canna come siamo, e mentre ci mancano, pel giornale quotidiano, per le vittime, per gli scioperi, quasi sempre di– ciotto soldi a fare la lira, di gettare una ventina di migliaia di queste lire preziose da venti soldi nelle voraci canne dei banchieri ferroviari e dei pingui albergatori. della dotta Bologna! · La questione agraria? Non ne sappiamo il gran nulla, ma si è facili profeti ad arrischiare che sarà un'altra volta rimandata allo studio. Il programma minimo? La Commissione, pur non portando tutto ciò che doveva, porterà mo!te cose, forse troppe e troppo minime cose; tutto un paniere di ritocchi e di arricchimenti. Ma à quoi bon, pel momento? Questa riforma dei pro~rammi minimi (il silenzio dei giornali lo attesta) 11 Partito non la sente, e riesce a qualche cosa di squisitamente accademico. Per la lotta che ora dobbiamo fare, lotta per la libertà. contro i briganti del potere, quel cencio di vecchio pl'Ogramma bastava anche troppo. E il decentramento? Di questo, se non altro, qualcosa si è scritto nella Lotta at classe, qualcosa ne accenna la Relazione finanziaria; qualcosa se n'è detto in qualche assemblea. Confessiamo che non ci convinsero nè i fautori nè gli oppositori. Se una grazia speciale non ci tocca, voteremo anche qui la sospensiva dei compagni emiliani. Dateci pure dell'asino ... di Buridano. Noi siamo, del decentramento del partito, gli amici della vi– gilia. Lo proponemmo, primi, al Congresso di Parma, quando a tutti parve eresia, e a qualcuno, ora de' suoi più ardenti. un« parricidio» addirittura. Una larga corrente s'è fatta ora in suo favore. Si sente che questo rigido edifizio burocratico disperde troppe forze e lascia insoddisfatti troppi bisogni. Qualche regione, il Piemonte ad esempio, per es– sersi accresciuto di forze, qualche altra, la Sicilia, pel motivo opposto, si sono ~ decentr·ate » dalle altre per conto loro. Si intravvede che sarà questa la soluzione del domani. Ma una tale soluzione non può nascere da alcuno degli argomenti che udimmo porre in campo sin qui. Non è per una misera questione di cassa, per degli inconvenientucci am• ministrativi, non è con degli appelli a un'astratta solidarietà, che il partito si risolverà a mutare - o a mantenere - Io statu quo della compa– gine sua. Se decentramento vuol essere, esso deve scatu– rire da altre e più profonde ragioni: dal bisogno, f01•temente sentito, di fare del socialismo pratico e vivo, modellato quindi sulle esigenze locali; di farne solo ove si può, ossia di concentrare le forze sui terreni fecondi, lasciando poi agire la irradia– zione spontanea, non già. di sparpagliare il seme, egualitariamente, sul limo e sulla roccia silicea; dall'impossibilità di sottoporre ad una formula sola, dal pericolo di stringere in una solidarietà, plaghe diversissime per sviluppo e per tendenze. Queita

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