Critica Sociale - Anno VII - n. 17 - 1 settembre 1897
CRITICA SOCIALE vr. Conclusione. Una di queste notti abbiamo fatto un sogno - un b1·utto sogno. Eravamo guariti della nostra utopia socialista - e ci avevano creati ministri dell'ltalia borghese. Dovevamo combattel'e il socia• 1ismo. Or come fare? Non ricorremmo alla polizia, all'art. 24i, al do– micilio coatto. Abbiamo invece creato un numero grande di Cooperative socialiste. r propagandisti vi accorsero in folla. Ciascuno diventò, secondo la gerarchia, chi presidente, chi consigliere d'ammi– nistrazione, chi sindaco, chi magazziniere, chi com– messo. Assorto nel suo nuovo giocattolo, il socialismo ci ha lasciati in pace. P!LIPPO '!'URATI. PERILSISTEMA DELQUOZIENTE Giacchè il partito socialista è entrato decisamente, e da tempo, nella via della lotta politica, é giusto e doveroso che esso, tra i suoi obbietti immediati, si propon~a l'ottenimento dei mezzi che rendono quanto piu sia possibile equa e rispondente al vero la rappresentanza parlamentare. E tanto maggior interesse esso ha a prefiggersi questo intento, quando il raggiungimento del maxtmwn di giu– stizia nella proporzionalit;\ della rappresentan,m si 1•isolva iu un vantaggio pel' esso, in un aumento reale delle sue forze politicamente attive. Oggi il programma minimo del partito non ad– dita che una sola riforma elettorale: il suffragio universale esteso anche alle donne. Ora a me pare che, parallelamente a questa riforma, e forse anche prima di essa, ne debba venire un'altra: prima di aumentare il numero degli aventi diritto al voto, è necessario far sì che quelli, che oggi hanno questo diritto, lo abbiano in modo efficace, cioè possano, mediante esso, essere rappresentati esattamente in Parlamento. Ora, che questa esatta rappresentanza attual– mente non vi sia, e che da tale mancanza il par– tito socialista sia quello che ne soffre. lo si vede da un calcolo semplicissimo. Secondo la Statistica elettorale pubblicata dal Ministero, i voti validi nelle elezioni generali del 1807 furono l.llD.57,. Essendo il numero dei deputati di 508, il quoziente 1.199.575 : 508 = 23GI darà il numero dei voti per il quale in media si ha un deputato in Italia. Secondo il computo pubblicato nella Critica Sociale del 1. 0 aprile di quest'anno, i voti socialisti nelle stesse elezioni furono circa 135.000. Dunque il quoziente 135.000 : 2361 = 57 rappresenterà il numero dei deputati che quei 135.000 voti, avrebbero dovuto, proporzionalmente al numero dei votanti degli alti-i partiti, far uscire dal loro seno. Ma, invece che 5ì, i deputati socialisti usciti dai no~tri 135.000 voti furono soltanto 15. E facile capire la ragione di tale divergenza di cifre. I voti socialisti dispersi in tutta Italia, fra• ziooati in tutti i Collegi, nella maggior parte di questi sono stati sopraffatti, e quindi, dato il sistema attuale, soppressi, dalla maggioranza avversaria. Essendo 2361 il numero dei voti al quale, in media, spetta un rappresentante, e 15 i deputati socialisti, ne viene che il prodotto 2361 X 15 = 35.415 B1b1oteca u ci dà il numero degli elettori socialisti effettiva– m011te rnppresentati da quei 15 eletti; e che quindi circa centomila socialisti rimangono senza aver voce in Pal'lamento. Questa colossale ingiusti1.ia nella proporzionalità de_lla rappresen1nnza (che fa senlil'e i suoi tristi ef10tti sopratutto a danno di un partito che esisto in tutta la nazione, ma è in minoranza nella maggior parie dei Collegi) non si può togliere che in un modo: sopprimere le circoscrizioni eletto1•ali 1 faro un Collegio unico di tutta la nazione. adotta,i'e nello elezioni il sistema del quozieate di Tommaso lla1·0. . .. i,: notissimo a tutti in che ta!e sistema consista. Dividendo il numero dei votanti per il numero dei seggi della Camera si ha la quotità di elettori avenfe diritto a un rappresentante. Ogni candidato che ot– tiene questa quotità sarà eletto rappresentante, quand'anche essa si componesse di voti sparsi qua e là per tutta la nazione. I voti saranno dati, come ora, localmtmte;~a ogni eletto1·e sarà libero di votare 1l6r ogni candidato, qualunque sia la loca– lih.\ de~la nazione in cui questo si p1·esenti. Dunque gli el~ttori d'un determinato partito, che sapessero di essere nel louo Collegio in minoranza, in luogo di por•tare iu quel Collegio un loro candidato di fronte a quello della maggioranza. andando cosi in• contro a una sconfitta sicura e quindi alla effettiva soppressione dei loro voti, 'Potrebbero dare i loro voti a un candidato dello stesso partito portato in un altro Collegio, aiutando così con essi la sua riuscita. Ma potrebbe1•0 darsi due casi: o che gli clettol'i di un partito. sperando di riuscire vincitori. scen– dessero i11 battaglia in un dato Collegio sul nome d'un loro candidato, e riuscissero invece !confittii o che essi fossero in tale numero da accumulare sul nome del loro candidato una quantità. di voti supel'io1·e a quell:).necessaria per farlo riuscire eletto. Nel primo caso i voli degli elettori del partito soc– combente sarebbero tutti virtualmente soppressi; nel secondo, sarebbero soppressi, l'imarr>ebbero senza rappresentante, i voti, dati al candidato vincitore, che sorpassano la quotità necessaria per farlo riu– scire. A questi due inconvenienti si ripara conce– dendo agli elettori di scdvere sulla loro lista pa– recchi nomi in ordine di preferenza decrescente. Se il primo nome viene battuto, i voti passano al secondo, il quale essendo, poniamo, portato dagli elettori di un'altra località, può, cumulando questi voti con quelli, riuscire eletto. Se il primo nome ottiene la quotità, tutti i voti che lo sorpassano si computano, ugualmente, al secondo, e, quando anche questo l'abbia ottenuta, al terzo, e via così. Facciamo un esempio. Un elettore socialista del V collegio di Milano scriverebbe, poniamo, sulla sua scheda questi tre nomi: Turati, Ciccotti, Bisso– Jati. Se il primo viene battuto, tutti i voti degli eletto1•i, che hanno votato cosi, si computano a.J Cic– colti, il quale, essendo portato in un altro Collegio, può, raccogli'.enclo i voti cli queslo e quelli del V, riu– scire eletto. E in tal modo la minoranza che, battuta nel V collegio sul nome del 'l'urati, rimarrebbe senza rappresentante, può invece ottenerlo unen– dosi con la minoranza del V[ Collegio; se queste due minoranze unite formano la quotità. di elettori che ha dfrilto a un rappresentante, esse lo otterranno facendo riuscire il Ciccotti. Se invece il primo nome della lista ottiene un numero di \·oti superiore alla quotilà, i voti che lo sorpassano (che altrimenti sa- 1-ebborosprecati ed inutili) si computrmo al Ciccolti; e, quando anche questi abbia raggiunta la quotità., i voti cho anco1·a rimangono si annoverano al Bis– solati e vanno ad aggiungersi a quelli dati a que-
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