Critica Sociale - Anno VII - n. 17 - 1 settembre 1897

260 CRITICA SOCIALE tennero stretti come al loro maggior tesoro, pure nei momenti in cui il disastro della patria pareva irrepa– rabile. e La malattia della carta stampata. », che al viag– giatore sembra abbia colpita la. Grecia. con la mag– giore acutezza, è ben naturale in un paese, nel quale gl'illetterati sono assai radi, e dove si trovano pic– coli scolari che imparano a leggere nelle Vite di Plu– tarco ('). L'istruzione pubblica, che in Grecia è assolu– tamente gratuita, dall'asilo d'infanzia alla Università, tiene in mira. una educazione tutta classica e nazionale, che spiega abbastanza. bene perchò anche oggi il greco, che ha spogliato alla Borsa, più irosamente di un ebreo, i suoi concorrenti e rivali ed ha economizzato sin sul centesimo, spenda i suoi milioni in grandi opere pub– bliche. ( 1 ) li greco ama la sua patria, l'ama sinceramente, l'ama senza limiti; andarsi ad ispirare al noto libello di .\bout per conoscere la Grecia contemporanea ò cosa che fa!'ebbe torto anche ad uno scrittore di minor me– rito del signor Gierre. Certo, se io conoscessi lo scrittore degli articoli ap– parsi su queste colonne intorno alla Grecia, preferirei comunicargli privatamente i mioi appunti e lo mie os– servazioni, poichò ho promesso a me stesso di evitare, sempre che mi riesco, lo polemiche intorno allo povere opinioni che mi ,•ion ratto d'enunciare. Ma il signol' Gier1·e ò passato da una critica dello mio opinioni ad una critica. delle mie intenzioni e si ò potuto persino accorgere che io oro andato in Grecia +: non per la sola idea di propugnare a Candia il diritto alla indipendenza dei pojJoli, ma perchò invaso· dalle solite vacuo decla– mazioni sull'Ellado, ccc.» Veramente, per mio conto almeno, non mc ne andai in Grecia per sostenere « il diritto alla indipendenza dei popoli» o mostrerò a\lra– volta. qualo illusione animasse o avrebbe dovuto ani• mare i socialisti; ma così come è figurata l'accusa., mi impone l'obbligo di dichiarare che eSSi1 non colpisco nessuno meno di mc. Se non fosse immodestia citare sè stessi, o so avessi a. portata di mano la. collezione delle corrispondenze che io scrissi dalla. Grecia al Pun• golo parlamentare di Napoli (invoco la testimonianza del direttore della. Critica), mosll'eroi al signor Gie-i·,·e quanto fosse invaso dallo« solite e vacue declamazioni» chi, il secondo giorno ciel suo arrivo ad Atene, dopo un bagno glaciale nelle sfere govorna.th ·o, scriveva. una corrispondenza. dal titolo sintomatico: la p1·os.simade– lusione. La. prossima delusione era la guerra che la. Grecia. minacciava. di dichiarare o non poteva fare, la ipotesi di una rivoluziono interna, assurda. sotto tutti gli aspetti, l'insurl'ezione macedone che i ministri ci dichiara.va.no assai francamente un pio desiderio o nulla. più. Anche quando i miei compagni.... di viaggio scri– vevano pindariche corrispondenze intorno a quelle vera orde di briganti in mozzo alle quali eravamo capitati (e sì che poi se ne accorsero e rimangiaron<, i lirici voli), io dicevo la verità sul ratto loro e procuravo di rendermene ragiono, decidendomi ad un atto doloroso cd- amaro che doveva procura.re a me ed ai miei com– pa.gni l'impeto cl'una. polemica. consapevolmente in– giusta. ~fa quando vidi iniziarsi la serqua dello diffamazioni sulla. Grecia e lessi, con stupore crescente, pubblicato nell'Avanti!, ora. che gli ufHciali greci era.no dei vili, (1) G. DESCIIAMT'S, op. c/t., 1>ag.338. (') un assai Interessante articolo aul ba11chieri greci si leggeva nella Re1me des 1·eti11es dell'aprile acorao. B101meca u1no n1arco ora che vili erano anche i soldati, e che altrettanto vile era tutta la nazione; caspiterina! dissi fra. me, quando si giungo a tanto, che mera.viglia che si siano pigliati i cofti tessa.li per insorti macedoni e gli spropositi in– ternazionali dei capi dei volontari per quintessenza di scienza. militare! Un popolo, è stato tletto tante volte e gio,•a. sempre ripeterlo, non è ma.i nè tutto vile, nè tutto eroico, nè tutto ciarlatano, nè tutto serio. La. Grecia non fa eccezione a questa regola. In essa, come in tutti gli altri popoli, l'osservatore riscontra l'impasto più vario di tendenze, abitudini, sforzi ed adattamenti. Ora, dire che il popolo greco è un popolo vile, perchè è stato battuto, è commettere l'istesso errore del signor Gierre, per il quale il popolo greco è un ammasso di cialtroni (Dio scelga i suoi!) perchè vi è in esso molla gente che, parlando assai bene e scrivendo con rara e penetrante eleganza, parla e scrive soverchiamente, per la naturale tendenza che è in ogni uomo ad ammirare sò stesso nello esercizio delle suo migliori qualità. . . Ora il lungo retaggio di vituperi che grava sulla. povera Grecia, nato il giorno in cui essa, politicamente prostrata., si rifiutava alteramente di sottomettere al Concilio di Firenze la libe1·ta della chiesa. orientale, come ha origine clericale, ò ingiusto e biasimevole. Nei giorni della. rovina nazionale, quando il lenzuolo funereo della. dominazione turca si ora steso sull'antica Ella.de, i conventi e la chiesa salvarono ciò che avanzava del– l'antica civiltà. « Le couvent orthodoxe est, tout à. la. fois 1 le tabernacle dc la vraic foi con tre Ics h6rCtiques; une aubcrge pour Ics voyagcurs; uno bibliot11èque ou reposent, pòle-mòle avec Ics Pè.-es de l'Eglise, et con– fondus avex cux par le méme respect, Ics philosophes, !es orateurs, Ics poòtes de la Grèce antiquo, tous ceux qui ont rait sonner glorieusement cet idiome national, dont la raco est fière, et qu'un patriotisme jà.loux de– fencl, aujourd'hui encore, contl'e tous les u.pports Ctran– gers. » La cultura nazionale, salvata dai monaci, ò stata. poi amdata allo università, allo scuole, agli istituti privati di tutti i generi ( 1 ). li gran desiderio d'isfruirsi, la brama di rar rivivere la purezza dell'antico lingu.t-ggio, ha agito in Grecia in modo assai benefico, cd anche fuori dei confini politici dello Stato; ma ha avuto il suo lato oscuro, producendo una fungaia di dottori in tutte le bolle lettere e la. cui sola missione ò di scrivere o dire dona bella prosa sui fatti politici della patria. Ma come mai si è prodotto questo eccesso di lnlelti– gen:? La Grecia è una modesta città, alcune borgate, molti villaggi e tutta campagna. Tranne la.Tessaglia, dove si ritrova il latifondo nello sue più mostruose proporzioni, il resto del paese è composto di piccoli proprietari, tutti cittadini attivi, come si diceva primo, elettori ed eleggibili senza eccezioni. Nelle piccolo città. si trova assai comunemente il piccolo commerciante, il bacccile, venditore di merce di tutte le qualità.. Vi sono poi i ricchi ritirati dnl commercio ecl affaccendati a consu– mare lo rendite dei grossi capitali accumulati con ogni sorta di specula~ioni. Tutta questa gente vivo nel più grande accordo o forma davvero una sola nazione, non divisa da sentimenti di interessi opl)osti. Allorchè io in Grecia domandavo a. qualcuno se ci fossero socialisti, ( 1 J Si contano in Grecia 35 ginnasi, 350 scuole secondarie, f569 scuole primarie e 33! scuole primarie per donne. Vi ha J)oi le scuole per donne, isllluite dalla potente A.1.t'OCla.:lone pe,· to nl• luppo della c11lt1"·a, fondata ad Alene sino dal 1836.- Ahro che barbari!

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