Critica Sociale - Anno VII - n. 17 - 1 settembre 1897

CRl1'1CA SOCIALE 259 non dissipando, ma convergendo le fo1•ze a deter– minati obiettivi, salendo via via quegli scalini del programma minimo che ci appresseranno alla mèta. Con queste agit$1zioni speciali non si pone in oblio il programma generale, anzi lo si rinfresca e gli si infonde la vita; la sua forza di attrazione di continuo si accresce; per questa via molte forze si acquistano al partito, quasi loro malgrado, che invano sollecitereste al salto mortale improvviso di una formula astratta. Se per quei repubblicani, cui alludevamo, il do– micilio coatto è il contrafforte inscindibile dell'isti– tuzione più d'ogni altra ad essi nemica, o non do– vrebbe perciò appunto premere ad essi di demolire il contrafforte per scrollare l'istituzione? Temono forse, dunque, che, caduto il contrafforte e l'istitu– zione rimanendo ritta 1 la famosa « connessione» sia dimostrata men vera? Ma, lasciando le dispute teoriche, q,uesto vogliamo soggiungere: - non giova, nel pensiel' nostro, che i socialisti si affannino ora a dilatare uno screzio, che mantenne fin qui carattere affatto locale o su– perficiale e spoglio di ogni rancore. Questo scri– viamo a proposito di un ordine del gio1·no, che vedemmo votato dai socialisti fiorentini. Se taluni repubblicani non credono di adottare quel metodo che a noi è semb1•ato il migliore, va– dano essi pel loro sentiero e auguriamoci a vi– cenda di ritrovarci alla meta. Altrimenti operando, cadremmo a nostra volta in quel medesimo errore, in cui non vorremmo che fossero essi caduti. L'agitazione, della quale scriviamo, si estende meravigliosamente nelle parti colte del paese. Non mai vedemmo in Italia tanta concordia popolare d'opera e d'intenti. li si~niflcato dell'agitazione, già 1o accennammo, 8 maggiore assai che a prima vista non paia: il domicilio coatto, quale il disegno di legge lo configura, è il « simbolo » di tutta quella politica di violenza e di frode, in cui si l'iassume, da troppi anni in qua, il genio dei dominatori del nostro paese: quel significato crescerà. a mille dopp'ì il giorno della nostra vittoria. 01• dunque, ciò che importa è che l'agitazione proceda, senza impeti come senza stanchezze, gra– dualmente, dall'una all'altra sua fase, e acquisti semp1•e pili quel carattere pratico che le assegnò il manifesto. Dal periodo delle conferenze passando, verso il novembre, a quello dei comizii, con– verra che il popolo interroghi quei propri deputati il cui pensiero può essere incerto, e il nome dei quali è legione: « li s/'01·::i - come il Manifesto consigliava - a dichia,•a,·si J)ro o conlt·o il di– • segno di legge; li snidi dal comodo rt(ugio delle « mez::e 1ntsw·e e dei temverarnenti t1·adit01•i » - ammonendoli che « il dornicilio coatto è tale « istituto, che non si co1Tegge all,·imenti che col • sopprimerlo». Giorni sono, un deputato ligure a un gruppo so· cialista, che ne l'aveva interpellato, rispondeva che « fino al momento dell'appello nominale intendeva conservarsi completa la libertà del voto ». 1;•orse meno altezzosa risposta avrebbe egli dato, se, an– ziché per lettera da un gruppo di socialisti, veniva inter1•ogato in un solenne comizio di suoi elettori. Comunque, è ben quella la tattica cara al cuore della più parte dei deputati borghesi: non per– mette essa forse tutti i mercati e tutti i tradi– menti I È perciò che la si deve sventare. Ai depu– tati che gli rispondono come alle domande di un lacchè indiscreto, un popolo cosciente rammenterà che esso solo è il 1nandante e che esso solo è il paa,·one. LA Cn1·r1cASoc1ALE. B b ,oteca (JlnO Bra, u ANCORA LA GRECIA L'1.t.tn1osl'era della gller.ru . L'ame des Orecs ne s 'exp:i.trie jamats. (M. OK voo11ti:, l~a Tlle.rsalle, nella Revue de.r aeu:x: monllu, t8i9). Nella.risposta. al messaggio del lord commissario di S. M. britannica. che la. invitava a proclama.re l'unione di Corfù, Cofalonia, Zante, Santa. i\laura, Corico e Pa.,:o, nlla. Grecia. - il pa.rlament.o delle sette isolo diceva: «L'Europa.cristiana, apprezzando i servizì che la.nazione greca ha reso ed ancora renderà all'umanità. tutta, voglia. completa1·e l'opera cosi generosamente cominciata, con– correndo alla. l'icostituzione completa. e definitiva. di questa nazione, nelrinteresse della civiltà e per com– piere integralmente i disegni dell'Altissimo :.. Lo scrit– toro, at quale tolgo quesfa nolizia ('), rirerisce poi che la. sera della. liberazione di Corrù (6 ottobre 1863), nel momento in cui le luminarie della. città in resta si riHet.tevano nella trasparenza. del golfo, di fronte, sulla. costa asiatica, si accendevano dei grandi fuochi ùi gioia. I villaggi cristiani della H.uruelia pigliava.no parte all'allegrezzn. nazionale: « la Grecia schiava ri– spondeva ,li lontano alla Grecia libera »'. E chiunque ha. conosciuto i greci ed in qualunque parte del mondo, so non li ha avvicinati per scorgere solamente in essi i tanti difetti che la secolare schiavitù ha cumulato nelle loro anime, avra. scorto che, banchieri o proletari, uomini corrotti od ingenui, briganti di strada o bri– ganti di Borsa, essi hanno la patria stampata. nel cuore, la «rande pall'ia ellenica, ·che nella loro magnifii:a fan– tasia.meriJionalc va dall'Acropoli alla cattedrale dì Santa Sofia. Il conto di Ca.pod'Istria, l'uomo di Stato penetrante ed equanime, diceva assai giustamente dei suoi conna– zionali: « La nazione greca. si compone di uomini che dalla conquista di Costantinopoli in poi non han cessato di professa.re la religione ortodossa., di parlare la.lingua dei loro padri, o che son restati sotto la. giurisdizione spirituale o tempo,·alo della lor chiosa, qualunque paese abitassero in Turchia'.»'('). .f: passato infatti sulla.Grecia, a.sstii pili che sui paesi latini, H torrente devastatore della barba.rio orientale, ma, nel lungo imperversare di secoli, osso non giunse a s,•ellore dal cuore del greco remgie del suo Cristo bizantino, e non ammutoli sullo sullo suo labbra. la favella. immortalo di Platone. Noi latini, che assai meno dei greci subimmo quella tem– pesta, perdemmo, nel grande cataclisma, coi costumi la lingua; mutando la lingua divenimmo una gente di– versa; ma non fu così dei greci. Le lunghe e spossanti discussioni sui caratteri etnici <lolla razza ci tornano a nulla innanzi a questo gran fatto, ed innanzi a.ll' a.ltro, non meno significativo, che la. tradizione del passato tenne sempre desta. nel cuore dei greci lo mirabili spe• ranze dell'avvenire. Essi compresero qua.lo meravi– glioso strumento di conservazione dell'esperienza e del carattere nazionale sia la lingua (poichè, se il pensare è impossibile senza la parola, ed allo sviluppo <lollapa– rola fa. riscontro lo sviluppo del pensiero, i modi di pensa.re sono correlativi ai modi di parlare, ed il carat– tere d'un pensiero, che costituisce il carattere d'una nazione, si ritrova nel carattere della lingua) e vi si (1) GAS1'0N DKSCII.UIPS, La Grèce tfa1tfourd'ltut. - Parie ISH, pag. 316. <') cor1·e.r11on~1tce du comte ~ capodl.rtrta, Genève 18Ji, voi. I, pag. !65.

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