Critica Sociale - Anno VII - n. 17 - 1 settembre 1897

270 CRITICA SOCIALE Certo noi non possiamo pretendere ancora un'ammi• nistrazione modello. A parte ogni a.llra. considurazione, il corpo dei consiglieri, derivando da.Iloelezioni del '95, consel'\'a. noi suo seno troppi olomonti che non possono seguire collo slancio e colla coscienza necessaria il nuovo indirizzo. Questo però è certo: che il prossimo bilancio sarà il più socialista possibile e che su di osso probabilmente avver1·à. quella nostra cctduta amministr,ttiva. che gli errori del passato hanno resa pel momento indispen– sabile. Se molti compagni d'Italia ignor·arono forse sino ad oggi queste cose, ciò si deve al fatto che i cosi dotti giontni, invece di redigere pubbliche denuncio, invece di provocare, per intolleranza o per avventatezza, scis– sure le cui conseguenze sarebbero sta.te inca.lcolabili, proferirono lavorare lentamonto o modestamente nolta. chiusa corchia. del partito localo. Essi hanno contribuito cosi a. formare un presente, cho, puro ispirandosi a concetti forse assai più mo– derni che altrove, ha. saputo mantenere lcalmonle quella continuifa ideale col passato, che la giustizia storica esigeva. Moltrc altre cose potremmo obbiettare al nostro1'ravel, in ispecie, cosi per lo inesattezze di fatto come per il dogmatismo feroce del concetto, circa quanto egli dice sulla refezione scolastica. )·la di ciò, a. quando il suo studio sarà completo. Questa sommaria. risposta ci ò parsa intanto neces– saria, di fronte agli equivoci che egli veniva a. c1·eare sin dal principio. Tutto l'insieme diçeva troppo che il nostro 'l',•avet ignorava completamento ciò che, sapendo, avrebbe dovuto per debito di lea.llà. premettero subito: la rapido, la felice e"oluzione del nostro partito in questi ultimi tempi. Se per te, caro Filippo, è un delitto non leggere la Oi·itica, per noi è un delitto non leggere il Momento J'lmola., specie quando si voglia parlare a distanza dei socialisti d'Imola.. Per i socialisti imolesi A.(;. Pio qui la risposta dei compagni imolesi. La quale essi intitolarono, non sappiamo perchè, « pre– giudiziale »; forse pe1•chènon ancora ben convinti, ma.lgrado ogni buona intenzione, di essere 1·iusciti finora a mettere giudizio del tutto. Ma, « pregiudiziale )t o no, ci si permetta di os– servare - senza entrare affatto in una controversia che.. non esiste - ci si permetta, dunque, di os– servare che, anzichè una :·isposta, un attacco, una confutazione, come si dà l'aria cli essere, questa degli amici di Imola é una confessione piena ed una conferma. Quei bravi « giovani turchi » ripe– tono a puntino, quasi colle stesse parole, tutto ciò che ha pubblicato il 1'ravet, anticipano anzi osse1•– vazioni che il Travet aveva scritte e non ancora pubblicate, ammettono tutto per vero insomma, soltanto facendogli addosso per l'appunto il... ma– resciallo dei carabinieri, perchè egli, narrando e giudicando fatti notori, li ha narrati e giudicati assai bene pur non li avendo (come è quasi sempre, si capisce, il caso degli storici) potuti apprezzare ,te ·vtsu. Ma il Travet ebbe il torto di non dire, anzi di non dire immantinente e prima d'ogni altra cosa, che la sua storia non è altro che storia, e che oggi, a Imola, grazie ai « giovani turchi ,, le cose, se Allah vuole, volgono in meglio. Non ci riesce di intendere l'arguzia dell'addebito. Se il Travet avesse scritto per fare il processo 810 1oteca lJJnO t11ar o addosso ai compagni imolesi, si capirebbe il veleno dell'omissione. Ma il 'l'ravet ha dichiarato, a lettere di scatola, che non era quello il suo intendimento; che il caso di Imola, se fosse un caso isolato, non avrebbe, fuo1·idi Imola, alcuna importanza; che, se egli si piglia\'a la briga di farsene storiografo, è perchè riteneva che il caso di Imola fosse o mi– nacciasse di essere supergiù il caso di molti altri centri più o meno socialisti, e che perciò convenisse analizzare quello per prevenire il riprodursi di tutti i casi consimili; per evitare ad altre città, borgate e castella di dovei• percorrere una evolu– zione così lunga, come quella onde gli scriventi ci pal'lano, pr·ima di addarsi di avere sbagliata la strada. Questa evoluzione essi la chiamano rapida. Que– stione di contentatura. Fatto sta che, per quel tale timore delle « scissure dalle conseguenze incalco– labili », ad Imola, dove, « non bisogna mai scor– darlo, si ò cominciato a parlare di socialismo assai prima del Congresso di Genova » (se ne parlò in– tatti sin dalla Comune di Parigi), ad Imola, fino a poco stante, fino al benaugurato rnomento in cui sorse il... medesimo, per concorde ammissione de11e parti, « di socialista non vi fu che una cosa •; la quale « cosa », non se l'abbia a male, era poi Andrea Costa. Ora, dunque, a Imola si sta prendendi;>un e orien– tamento tutto diverso ». Benissimo! E ciò che il '/lravet affrettava coi voti. Figurarsi! Si ebbe colà pe1· ben sette anni - dichiarano gli scriventi - un partito socialista, ge1•ente responsabile di una amministrazione comunale affatto diversa ed indi– pendente da esso. Una bazzecola, come si vede! Gli scriventi ammettono che ciò fosse indizio di non avere il partito idee troppo chiare. Siamo r1uasi disposti a convenirne anche noi. Ma oggi la cosa è tutt'altra. Oggi ci sono i « giovani turchi», oggi c'ò il .1.Vomenlo, organo della trasformazione del partito. Noi leggiamo sempre il jfomento, come ci sfor• ziamo di leggere tutti gli organi anche i più mi– nuscoli del nostr-o partito, e se è contro di noi che l'avversario A. O., nelle ultime righe 1 ritorce uno schel'zoso rimprovero da noi mosso, in altro nu– mero, all'amico Antonio Graziadei, disputante sulle otto ore ('), il dardo giunge spuntalo. Possiamo aggiungere, senza dispiacere, che il Momento è un giornaletto molto ben fatto. ::\la ciò che ha di buono è di non dilungarsi dalla strada che il 'l'ravet addita: di far reazio11eall'indh·izzo che il partito socialista imolese battè sino a ieri. Fino a ieri? « Pino a domani ~.correggono gli stessi scriventi. Sono essi infatti che ci informano come quell'amministrazione socialista, essendo uscita dalle urne del '05, sia ancora. quella, all'ingrosso, che il 'l'ravet ha preso di mira. Onde il « colos– sale granchio storico» di esso 'l'ravet, nel narrare la storia degli anni passati, di non aver preso ad esame il bilancio comunale, non ancora compilato, a dir vero, del 1808. A voler essere - e perchè no? - un po' ma– ligni, sarebbe da concludere che, in fondo, la stizza dei "-giovani turchi» imolesi ha radice unicamente in questo: nell'aver trovato che v'è al mondo qual– cuno, nelle spoglie d'un 'J'ravet, che è giovane turco quanto loro - e lo è senza il loro permesso. LA CntTICA. (1) Allo note ria noi apposte a quell'articolo, ,\ntonio Gra1.iadei rls1)011decon 1111 altro articolo: S07>1•(dacoro e $Ot:r-av1·oaotto. ,\vendo già, per questo numero, del eovraprodotto, inseriremo il suo soJ)ralavoro nel fascicolo pros~imo.

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