Critica Sociale - Anno VII - n. 17 - 1 settembre 1897
B 266 CRITICA SOCIALE nel Circolo; alle adunanze prendon parte, sì e no, uua l1·eutina di alJUurs. - Domando la parola per ratto pe1'So11ale! Protesto \'Ìvamente contro raffel'– mazione del compagno rr, perchò è contral'ia alla e, 1 oluzione! riti,·i la parola offensiva! ò inutile oc· cuparsi di questo, perché la piccola proprietà è destinata a scomparii-e! l'adunanza di stasera non è valida per mancan1.a di numero legale! oh, per,lio, ma parlerai sempre tu, stasera 1 - Di discussioni pratiche non se 110 fanno mai; si formano facil· mente delle piccole cl'icche, le quali si combattono alla sordina fra di loro; a poco a poco alcuni, più energici o pili stupidi f1•a tutti. prendono il so– pl'avvento nelle adunanze, e finiscono col far la pioggia e il sereno; gli operai autentici si stancano di quelle adunanze, dove si dura a discutere fino alle due dopo mezzanotte sulla punizione eia i11'1ig– gere a un compagno che, nel cantar l'inno dei la– voratori, ha ratto una stecca nei siuno1· per c-ui pugnarnrno; il Consiglio nazionale è chiamato continuamente ad occuparsi di questioni pe1-sonali e di pettegolezzi puerili e ridicoli. E questo è, in ottanta paesi su cento, il partito socialista dei lavo. ratori, che vuol arrivar-e alla proprietà collettiva per mezzo della lotta di classe. Si viene alle ele,doni e i voti cadono sulle nostre liste come gragnuola. Quattrocento voti! mille voti! clementi numi! che progressi fa l'idea! non s0110 forse voti pu1·i quelli? non siamo stati intransi• genti? - Io so di un paese, dove c'era prima una banda municipale, che fu sciolta dalla Giunta ra– dicale per insubordinazione al maestro; si formò un'altra banda municipale; nelle elezioni la banda vecchia votò per i socialisti e la nuova per i ra– dicali; sono i capillari della lotta economica: ma chi ci badai chi distingue nel fondo dell'urna i cinquanta voli della banda vecchia dai cinquanta della nuova! e poi, a che guardar tanto per il sot• tile 1 non dicono i nostri socialisti elettorali che basta esse1·e intransigenti, perché i nostri voti di– ventino pul'i come acqua di fonte I (') A volte accade che nelle elezioni si vinca. Se si tratta di elezioni politiche, a festa finita non se ne parla piì1. Un altro deputato socialista è entrato in parlamento, un altro gran passo ò stato fatto verso la rigenerazione unive1-sale, e elio sia lodato. Dopo il lavoro febbrile e spasmodico del periodo eletto– rale, tutto il Circolo si riaddormenta e ci rive– dremo alle altre elezioni. Ma se si tratta di elezioni amministrative, la cosa cambia aspetto. An,.itutto è stato un lavol'O improbo mettere insieme nelle ultime quarantotto ore la lista dei candidati. Ci vorrebbel'O degli operai senza dubbio; ma dove si pigliano! I pochi operai, che fan parte del Circolo, sanno appena leggere e scri\ 1 ere 0 1 nelle conferenze di propaganda e nelle adunanze, di tutt'altro han sentito parlare che di bilanci municipali, di S0\ 1 rimposta fondiaria, di im– poste sui consumi. Mettiamo dunque nella lista, tanto per non farci coglionare, qualche operaio più intelligente e più istruito degli altri, e la lista com– pletiamola con nomi presi da altre classi ; son bor– ghesi, ma iscritti al partito; dunque av\·ocati, me– dici, proprietarì, professori. Questa gente va sul Municipio e, quanto a diritto amministrativo e a cultura finanzia1·ia, ne sa quanto l'operaio; quanto ·a coscienza socialista, non ha nemmeno quell'istinto, che guiderebbe una l'ap– p1•esentanza di operai verso le delibe1·azioni più favo1·evoli ai lol'o interessi. Quella gente i dolori e i bisogni della propria classe piccolo-borghese li sente direttamente e profondamente e, appena ha il mestolo in mano, trova ad essi il rimedio e (') veaga.sl la Postlll:i. della o,·mca. prende d'assa!to gl'impieghi municipali, distribuisce sussidì agli studenti di scuole secondarie po,reri, e ignora che si può aumentare !"imposta fondiaria. Invece, i bisogni e i dolol'i dei lavoratori e dei po– ve1·i appartenenti alla eia e ope1·aia, ò obbligata ad immagiuarseli colla teoria dell'evoluzioDe; e nella ricel'C:adei rimedì, non potendo concepire la idea di aggravare la propria classe per favorire la classe dei lavorato1·i, ricorre al rimedio più em– pirico e inadeguato, cha si possa immaginare: de– lihera costruzioni di strade e di palazzi per dar lavoro agli operai; e, flnchò ci son quattrini, si spendono; quando i quattrini finiscono, si fan de– biti; e quando gli interessi dei debiti debbono esser pagati, si aumenta il dazio consumo. V. In Imola i nodi son venuti al pettine prima che altrove, peL•chòqui lo sviluppo del partito socialista è stato più precoce che altrove. Imola dal '7G ha avuto il processo Costa; fin dal '79 ha assistito a UD processo per associazione di malfattori contro repubblicani e socialisti insieme. Questa precocità di sviluppo è dovuta all'opera di Andrea Costa, vei-so il quale io non voglio dire pal'ola men che rispettosa, perché nessuno più di me ammira le sue eminentissime doli di agitatore e riconosce i dovel'i grandissimi di affetto e di $ratitudine, che ha verso di lui il partito socialista italiano. Ma non è fare un torto al Costa dire che l'opera sua in un ambiente diverso avrebbe creato UD meraviglioso partito; in rmola non ha fatto che trascinare nel– l'o,·bita socialista una grande quantit,\ di elementi piccolo-borghesi, i quali hanno neutralizzato l'o– pera degli elementi buoni, e, contro l'intenzione del maestro, han costituito un partito pseudo-socia– lista, non diflCrente se non pel nome dai partiti radicali, che vivono miseramente nelle altre città di Romagna. Questa perfetta identità, salvo il nome, è un fatto che colpisce a prima. vista l'osservatore anche pili superficiale. Gli stessi anni, che videro cadere nelle mani dei radicali le amministrazioni comu– nali di Ravenna, di Faenza, di Forlì, di Rimini (1889-00), han vista la prima vittoria socialista a Imola (89); e la liquidazione delle amministrazioni radicali degli altl'i paesi ha preceduto di poco la prossima liquidazione dell'amministrazione sociali– sta imolese. Se Andrea Costa, in\•ece di essere imo• lese, fosse stato faentino, avremmo avuto a Faenza quel che s'è avuto a Imola e viceversa. Sono tanto forti le identità naturali fra il partito so– cialista di Imola e gli alt1·i cosidetti partiti popolari, che il partito socialista imolese non ha quasi mai avuta un'organizzazione e una vita nettamente di– stinta dagli altri partiti. La persecuzione, che colpi ai primi tempi della sinistra liberale repubblicani e so– cialisti iusieme, li unì anche in tutte le lotte ammi– nistrative e politiche, e ad essi, quando cominciarono ad apparire abbastanza forti, non tardò ad unirsi la marmaglia democratica. Si costituì così, dopo 1'82, l'Unione democratica, vero minestrone nel quale si trovarono mescolati democratici, repubblicani, repub– blicani-colletti\'isti,socialisti. I repubblicani, passando per la fase ,·epubblicana-collettivista, en!l'arono dopo alquanti anni definitivamente nel partito socialista, e sono oggi forse gli elementi migliori che vi sieno in Imola; i democratici son ,·estati sempre gli stessi, semp1·e.... democratici. Insieme con questi fu combat– tuta e vinta la lotta cont1•0 i model'ati nell'89; e si ebbe allora un Consiglio comunale in maggioranza democ1•atico, con Giunta democratica, e con mino– ranza socialista sempre d'accordo coi democ1·atici. Nel '93 il governo sciolse il Consiglio comunale, perchè aveva festeggiato il primo maggio, e assi-
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy