Critica Sociale - Anno VII - n. 5 - 1 marzo 1897

66 CRITICA SOCIALE A Milano, per la rirorma tributaria, l'accordo si à fatto non soltanto coi repubblicani, ma con tutta la gamma della democrazia più o meno sincera, con la democrazia suburbana e perllno con gli industriali. E non diciamo che sia male. Diciamo anzi che è bene,e cho il pa1•tito socialistamilanese ~:~:nff~i c;?c~!!o me tgl!~~Ifi~:~nd\~~~d~ f('~!~: rire le proprie fattezze e le proprie e11e1Jie in un virile e schietto scambio di idee e di aiuh. Ma qui si trattava di interessi immediati e concreti: poco a noi importava che i proprietari del suburbio combattessero al nostro fianco in realtà. per sal– vaguardare le pigioni, e i commercianti per non perdere il loro prh 1 ilegio fiscale, e gli industriali per pagar mono imposte e ro1-:s'anco salari nomi– nalmento meno elevati; il loro gioco ora chiaro come il nostro, o noi ci gio,•avamo apertamente del loro rinrorzo per un interesse pH1lnrgo, quello dell'aboliziono dell'imposta indiretta. Ben dive1-so ò il caso do11'agitn.ziono/>orCandia. Do,•e non si combatte insieme por deg i i11te1•essi di classe, che possono momentaneamente oollimare, pur rosfando diversi, e convergere a u11a meta comune, ma per delle vaghe idealit~\che sembrano remato più alto del disinteresse e dell'altruismo politico, allora la conrusione e l'equivoco son proprio movitabili. Quando Bosco a Palermo entra in uno stesso Comitato col duca Della Verdura; quando a Napoli Pietro Casilli e Arturo Labl'iola partecipano a una dimostrazione ratta col consenso della Pre– fettura. certo ossi lo fanno colla eccellente inten– zione di esprimere un sentimento altamente uma– nitario e sincero o di conquistare maggiori simpatie al pa.rtito che t·appreseutaoo; ma il gioco è assai pericoloso, e non ò racilo dire se essi non piuttosto concorrano a proiettare simpatie prop1•iosui partiti avversari che ne sono meno degni. Poichè, quanti di questi filelleni dolla borghesia sono stati e sono ancora, in casa loro, ph'.1turchi dei turchi! Non ,•ediamo osgi il Crispi e 11 Sonnino m:mdare i tetesrammi piu re1·vidi per la libertà dei popoli dommati dalla mezza luna? E non spetta ai socialisti di schiaffar loro sul viso la loro im– pudente menzogna t . .. lntanto sal'ebbo il caso di comincia1•0 a procla• maro che noi non siamo « filelleni » niente affatto. Cho i professori delle scuole secondarie tirino fuori i ricordi sac1•idell'Ellade e 'l'emistocle ed Alcibiade e matt3-ri la coda del suo cane, "a bene e son coso che s1 contano agli sbarbatelli del Ginnasio. Ma se confrontiamo i Greci odierni con quei magnanimi antichi, ci accor~iamo subito che son passati più di due mila anm. I Oroci - non è colpa loro - sono oggi un po– polo parecchio stroccione, u11Go\'erno eternamente fallito, un paese di costumi molto primith•i, po,•01'0 men10. E chiude con un dil emma che r ammen1a I Te«bl argo– men1arl della acolaatlca: la democra:r.Ja c·e, o non c•e; combaue 1ul 1t:rlo, oppure non combaue 1 ul 1erlo, e noi non cl poniamo f'llr nulla. I.e reu!onl l'ta partili dunque non coniano. E dire che li Marx ru alunno di llegel. pel quale lutto c'à e non c'è nel mede1lmo 1empo, percbe tutto dh-enta t La Lotta dl cltl•.re ha dimenticato anche l"Anfldilhrl"I che Tende nella • BlblloleCA >. Non e que110 Il momento. crediamo, di r!TentllaNI una polemica antica; lo l'aNmo, ae mal, 11rlmadel Conrreul; (one l'eeperlenu,. nrri phl delle parole. Se noi uprtmemmo nel numero ,cor10 qual tarebt..., a 1ent1>noetro, la ,,1:.di conclhare, nel contini del poulblle, le legrl del Co11grH1i con l'ullertue de l p:.rll to, lo tlt.cemmo perchè I conelgll ch e, rlcble111, d iamo In prlu.to, non volemmo eenibrusero dati 1 ubdol:1.mente nell'ombr!\, I. .:,. Loua d1 cltu.e rlc onotce la 11 01tradltclplluaten:1. e 111. noatra lealtà: di questo la rlngra:r.lamo, di prodotti, ricco di briganti, sudicio peggio det– l'Italla, con uoa morale molto latina('), sopratutto quanto al tenere la pnt>olndata; in quosto, se la fama non mente, sono assai peggio dei turchi. E i caudiotti, a qnel che si narra, sono phì greci dei greci. Ma ciò non toglie ch'es!i abbiano diritto di sba– razzarsi dei turcòi, non perché o.ssi siano elleoi, o porchà essi siano cristiani e gli altri musulmani; ma perchè sono IJli oep1'6Ssie quelli lii gli oppres– sori, i « dirigenti », 1 conquistatori, qnelli che li sfruttano a sangue. Diciamo di più: hanno diritto di scacciarli, corno i « giornni turchi » han diritto di insorgere contl'o il sultano, come la plebe turca, se avesse un po' pH1di coscienza, a\'l'ebbe ragione di impalai-e i suoi pascià. E concediamo che l'annessione di Candia - per la quale re Giorgio ò forzato a faro l'er oe, per n on sentirsi il trono fuggire di sotto - sia SOJ.ll' alutto pei G1·eci un ottimo affare. La G1·eciasi r1r,u 1\ in parte, coi tributi di Candia, della miseria interna che la travaQ'lia e potrà 1·ialza1·eun po' lo pr•opr·io azioni flnanztario nello 801•3e uropee. Far:.\magal'i da turco la sua parte. come l'Italia del continente fa colla Sicilin. Ciò non toglie che il movimento nazionalista vi sia, e intenso, che i candiotti ano– lino a ricongiungersi colla mad1•0 patria, cui ap– partengono per razza e per lìngua quasi tutti, per religione i due terzi; e che infine cotesta annes– sione sia un progresso storico inevitabile. Il partito socialista 11011 può giudica1·e i mo,·i • monti oazionalisli tutti a una medesima stregua. La composizione dello nazionalità. ò un precodente necessario della lotta di classe mode,·na: va bene; sta scritto nel Manifesto <leicomunlsU ed è. in mas– sima, vc1'0. Ma nessuna massima ò assoluta e tale che., spinta agli estremi, non pal'lorisca l'assu1·do. 'l'irato alle estremo conseguenze, il principio di nazionalità smembl'erobbo la s, 1 izzera, il Uelgio, non parliamo dell'Austda chè non sarebbe gran malo, o attizzerebbe la guerra civile-quasi in ogni Stato d'Em'Opa, poichè in tutti le razzo son miste e in pochi son fuse. i capisce che nello provincie polaccho, dove la lotta di eia e ha già p,·eso il disopra sulle divisioni di razza, il ffiO\'Ìmento na– zionale sia considerato come un inceppa.mento al mo,•imento socialista ( 1 ). r.jostesso deve dirsi ormai per 'l'rento e Trieste, dove il pl'oletariato !:lidivido 111 e nazionale » ed « internazionale ». I.o stesso non può dirsi per la Grecia, dove le condizioni sociali primili,•e fanno prevalere di gran lunga sul problema economico il problema politioo e reti• gioso; o, per essere più esatti, il problema econo– mico, che ò pur sempre al disotto di quelli. vi assume ancora la vecchia forma dei contrasti etnici e religiosi. · D'alt1'0 canto, nel concerto dolio \)otonze che incatena le mani alla Grecia, mitrng ia a tradi– mento gl'insorti per ago,•olare ai vinti oppres:wri ~l~~ftfn~ 00 :!!;fa e~~t~1cfi~io~l 1 f~m!!~?m~f1~11~"è l'autonomia di Caudia colla sudditanza al Su1tano, non à chi non veda il ribollire di tutti i J>iùloschi interessi della plutoc,-azin internazionale. Non per nulla lo Borse di Vienna e di Berlino salutano con un 1·ialzodei valori il bombardamento d'Acrotir-i. Non per nulla. corno osser,•ava in un suo vi\'acis– simo articolo dell'Avanti! il nostro Claudio 'l'r(WCS, il signor Edgard Vincent, il direttore della Banca ottomana, à il vero padrone della situazione. La (1) D:1. lat11•, largo. t') , e5eiranelle di,euulonl In proposito di Jodko, 1to1a Lu:i:em– burg e Kaut1ky nella Ch"ltlca soc1a1,, 189', raeclco\i n:.o, u.o, llS.•, n.• e t9.o.

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