Critica Sociale - Anno VII - n. 4 - 16 febbraio 1897

;;o CRITICA SOCIALE .. ·e potessimo sveslirci un momento delle nostre ire, della nosfra pietà, del nostro subieUivismo vibrante di cittadini e di uomini di parte, oh come ci divertiremmo allo spettacolo di quoste farse meravigliose! Pure il fenomeno ò tale che facil- W0n0c!!'t~.i Jl~:,:li.L:e:roie:oò~si~e~~~i:~redef fu':c::~~ ticolo ultimo('), delle quali la ribellione che ora segnaliamo non è che il coroJlario più naturale. li militarismo professionale e mercantile che, meno discreto di un ben educato masnadiero, non chiede allo nazioni alternativamente la borsa o la vita, ma lo vuole tutte e due in una volta, aveva ricat– tato questa timida grossa proprietà, ponendo i propri ser,•igi a prezzo della guerra africana. L'Africa era il premio degli stati d'assedio e il pegno delle repressioni future. E, poiché per nulla neanche il prete dico la messa, la grossa proprie!:\ ave,·a accettato il contratto. Ma ... sunt certi de• nfque {Ines; si sottintendeva la buona fede d'ambo le. parti e che nessuna tirasse troppo la corda. Era 9-ueslo il dirncilo da ottenersi. Il militarismo profess1onale e mercantile, com'ebbe il coltello pel manico, si diede libera carriera. I venti milioni votati dalla Camera furono ingoiati in un battiba• lena. Minacciava la dan1.a dei miliardi. In Africa ogni vittoria celebrata dalla Sterani si convertiva, a ti-o gforni di distanza, in una batosta coi fiocchi. I nemici, i ribelli, i traditori che il 8aratie1·i, nei banchetti in cui, a buon conto, si era decretato il trionfo prima dall'azione, a,•eva promesso di sba– ragliare in un /lai, portando Mangascià prigio– niero in Campidoglio; questi zotici cf1eignoravano il fenomeno della filiazione naturale dei talleri tal quale come il po,•01'0 .I/lini della Potenza delle tenetwe: questi cani di Abissini combattevano come se avesse1-o una pafria da difendere, un allare, una famiglia, una fede. E mentre si davano il lusso di essere cavallereschi con noi nei rapporti accessorii, ci ripigliavano in poche settimane ben duecento chilometri di nostro territorio, ossia so ne ripi– gliarnno ben duecento del lm·o, e ci schiaffavano :;olidamente P.itmtati in una invincibile chiostra, donde invincibilmente non ci possiamo pili muo– vere. Intanto nuovi 1foforzi sono richiesti, chi dice di quindici, chi di ventimila. soldati. R non pare che il pl'incipio. La guerra non ò punto por finire, anzi sarà ripresa in ottobre, dopo la stagione delle 1>ioggie. i\listorioso spedizioni salpano, con melo– drammatici dispacci da dissigillarsi in alto mare, dirette ad Assab per l'Aussa. La guerra a fondo appare senza fondo ed è la Corona (malignano giu– stappunto gli umciosi) quella che la vuole. Olà! dove si va di queslo passo? I conservatori hanno scoperto quello che era noto da un pezzetto, che a fare la guel'l'a ci vogliono quello tali tre cose. Gli ufllciosi, infatti. lanciano palloni d'&Maggio. Prima i ramosi due decimi: la Vandea rumoreggia, peggio che per una nuova sospensione del catasto. La- fimaccia go,•ernativa riti-a.e<tuestocorno e mette ruori ralh•o, che accenna alla rendita. Sciagurata! l,a Vandea (come non saptirlo !) non si ciba di sola te1'1'a; essa ha in fondo ai tireth anche te sue brave cartelle, co11rortonelle l\nnate di magi-o ricolto - pera per la sete. Curiosissimo allora il duello fra la talpa terriera e il saprofitico mollusco. e Se quesla serie d'insuo– cessi - geme quella - che ci ha procurati codesta politica rantasiosa 1 non si arresta, se non si muta in• dirizzo, not et a.vvtamo ad una nuova 1·tdu:.tone l') auen·o: Cl /ONdO (t'l•ltfco:, 1.• fobbr11lo}. della rendlla. 'l'oniamcolo per dotto e allontaniamo, poichè is!amo ancora. in tom1>0, codestat,•fsteeven– lttalflà. • (!) E l'altro affannato a rassicurarla : e l'uò star sicura la Pcrseve,·an;tt che non oc~ correrà nemmeno di aggravare i po1•tt1loridi ren• dita, com'essa oggi temo. Non si fratta. di ra1•nulla al di là di quanto sia strettamente necessario per assicurarci (g,-a;fe tante!) il dominio della co • Ionia. > (') Ma il pantalone è troppo b1·eve per dissimulare il piede caprino di ~JeOstofele. Eccolo qui, nella nne: « Al periodico lomba,•do, che cita gli esempi del Madagascar e di Cuba, possiamo ri– spondere che la Francia e lt1 pagna non si arre– starono dinanzi ai sacrifici reclamati dalla dignità nazionale. Per la guerra cubana il bilancio spa– gnuolo sostiene un aggrtl\'io di 25 milioni al mese. E per l'ultima campagna del Madagascar la Re– pubblica ha speso circa 00 milioni in un anno. • nonna Travasa ò av,•ortita! Poiché, infine, se donn,·o vuol csse1'0,da qualche pal'te si dovrl\. pu1· cavarlo. Si pal'lò anche di un prostilo per l'Afl'ica: ma poichè lo •pirito patrio!, tico vuol esser'O un tal poco aiutato, lo si emetter-.\ a condizioni e molto vantaggiose •• ossia, a un alto interesse, che ,·uol dire nuova gragnuola di tasse. Ora, la borsa e la vlla. questo sta l>eno finchè si sottintendo: la borsa o la vita tlegll altri. Ma la legge di ripercussione delle imposte, come tutte le leggi economiche, non ha nulla di assoluto, non agisce che enti-o corti limiti; vi ò un punto oltre il quale il rimbalzo ft1. cocca, e il proprietario, se non vuol vendere, l'esercente, se vuol vendere ancora, devono sti·ingersi la cintola dei pantaloni. ('osi ragionano i conservatori, e ragionano bene. Il mirabile ò che abbiano solo cominciato a inten– derla ora. E, a questi patti, essi dicono, alla morte il giuoco! noi non ci stiamo. L'onol'e della bandiora, a mera– viglia; ma s'intendo bono che !!SSO non compro– metta poi le coso pili sacre. e E da uomini forti il saper resistere alle passioni, anche generose. Ora il continunro una guerra la quale, anche nell"ipotesi che ~lenelik avesso la cortesia di aspotta,·ci e di lasciarsi sconfiggere, non ci darebbe nessun ,,an– tag$io roale, sarebbe u11a follia ... Vogliamo proprio rovrnaro questa JJOve,·a /latta pe1• un sogno colo· nialo a cui manca ogni base di realtà?... Pur troppo dobbiamo concludere che questa guerra non aveva scopo alctmo. l'erchè abbiamo occupato tutto il TigròT Nessuno lo sa. Quale vantaggio economico, agricolo possiamo noi l'icavare da tale occupazione? Assolulamenle 11essm10. Noi siamo andati a"anti colla testa nel sacco.... • (') (Ma ben sapevano il fatto loro quelli che ve l'hanno insaccata.) 'l'o1•ninmodunque indiefro, fiu che possiamo; e salviamo la rendita, so non possiamo salvare la bandiera e la patria. Quolcosa biso~ua pur conse1·– vare se si vuol essere conser,•ator1 sul !i81·io. Ed ecco che il diavolo si fa frate. Questa gente, che la pH1 trista reazione non ha soltan to tollerata ma l'ha voluta, e con essa e pe1·es.sa ha voluto il tul'pe dominio dei falsari o dei lndri: che lasciò lo Slatulo lacerarsi brandello a brand~llo, applaudendo, ri– dendo, sganasciandosi dalla letizia; questa gente eccola or'a aggrapparsi al sepolc1-odi esso, piangel'e (oh! archeologi coceo<ll'illi !) sopra il suo cadavere, solle,·a1-e una e questiono costituzionalo », e chie– dere la riconvocazione del Parlamento. E tl'ova chi ( 1 ) J~1·ut:e,•a,"a, IO rd.il> r/\lo. l'J Rl(Ol'tllO, " fclibralo. 1•) l't1·,ett,'IIIUCI, !8 A"tnoalu.

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