Critica Sociale - Anno VII - n. 1 - 1 gennaio 1897

CRITICA SOCIA I.E Pe1· andarsene, forse, dall'Africa bisogna sovratutto far credere di volervi rimanere. li paese vorrebbe venh· via: ma guardate le risposte dei deputati al• l'inchiesta promossa dal corrispondente della Stampa. Centotrenta appena risposero: gli altri treceutosel• tantotto si conservarono in un prudente riserbo. Nè dissimularono il mofiYo: « vi sono,disse qualcuno, tre o quattro africanisti nel mio Collegio,che fanno un chiasso indiavolato e tengono in iscacco gli altri più mila elettori •· Chi son essi? fornitori militari, o parenti, o assoldati di fornitori! !ò'ors·anche sol– tanto dei mattoidi. Ma un pazzo che strilla val bene mille savii italiani che« non se n'incaricano). E i centotrenta che risposero! La più parte si dette le arie della ibilla Cumana. « l,e circostanze possono mutare; non siamo ancora abbastanzainformati; non giova ipotecare a p,-to,·t il proprio giudizio >. Non sono ancora abbastan,.a informati! li nominato Scarfoglio chiama, dopo ciò, il Parlamento italiano « la gran bestia • - e il procuratore ciel re ne pare convinto, tanto che non lo se9.uesti·a. A dire « veniamo via! > fummo, tutt'al piu1 una ventina. Non tutta, nepeure, l'Estrema Sinistra. Ed è natu• raie: i deputati vogliono vivere. li Ministero, an– ch'esso, vuol vivere. È la legge degli esseri. li Rudioì è un reazionario; ma nulla fa credere, checchè novelli la leggenda, che sia un perfetto imbecille. Molti atti accennano al contrario. Or vedete nella discussione sulla politica interna. Ftt costretto a fare l'idiota nel senso più preciso e pieno della parola. Il suo discorso - confrontato anche con discorsi analoghi di uomini di Stato straniel'i - fa assolutamente pietà. Ai fatti non risponde; le argomentazioni di sostanza, le elude; si ciondola a disegno fra quattro frasi fatte, vuote per se stesse di un significato pur che sia, la legge, l'orchne pubblico,l'evoluzione, i partiti sovversivi e simili: sembra il discorso di un ebete o di un assopito. opratutto si contraddico, contraddice quel che lo stesso personaggio affermò pochi mesi p1·ima sui medesimioggetti, ma si contraddicecon violenza, in modo che l'incoerenza rompa i vetri del lucer– nario; e dichiara al tempo stesso d'essere coerente, perchò la contraddizione fla!lrante assuma aspetto cli cinismo. - Questa parte 1IGoverno doveva fare, pena la vita. In quei giorni, lo dicemmo già, si sentiva vacillare, e precipitò quella discussione. Esso si disse: « Qui bisogna giovarsi dei socialisti e dei repubblicani; se no, perchè starebbero alla Camera 1 Or dunque li provocheremo: essi abboc• cheranno e investiranno il Ministero. Dagli altri settori nessuno fiaterà, ma tutti voteranno per noi.• ocialisti e repubblicani fecero il giuoco del Uo– verno. D'alti-onde non potevano far altro. i•: lecito presumere che, se repubblicani e socia• listi allora si fossero squagliati, iiuastaudo al Mi– niste1·0 le ova nel paniere, il Mrnistero cadeva e gli scioglimenti di Liguria eran tenuti in serbo per salvare un nuovo Gabinettoda una nuovacrisi. L'organizzazione socialista e proletaria ha - par– lamenlarmeute - questa funzione. Se non ci fosse, converrebbe al Ministero invental'ia, proprio come dio. Le Camere di lavoro liguri non sgomentavano nessuno, salvo forse pochi armatori e padroni di cantieri, scossi dall'eco dello sciopero di Amburgo. E dubitiamo anche di questo. ~la se non erano le• mibili vive, erano utilissime ammau,ate. S'è lrovato il Ca//à1·0 - l'organo della borghesia ligu,·e pii, liberale, stiamo per dire sanculotta - il quale opinò che gli sc1oglimenli sarebbero abbastanza grnstificati se davvero, come si propalò, quelle Camere avessero dato opera ad impedire che operai italiani andassero a sostituire gli scioperanti di Amburgo e a\ 1 essero, a questi stessi scioperanti, mandato dei sussidii. Potenzinterra ! sciamava quel ùegno foglio liberale: s·av1-ebbe da vedere anche questa 1 Che le Came1-edi lavoro, istituite in nomo dell'armonia fra capitale e lavoro, sorrette da 1m sussidio comunale che esce armonicamente dalle tasche di tutte le classi, dovessero difendere gli interessi degli operai in conflitto coi capitalisti i E lo stesso fu ripetuto per negare il sussidio alla Camera del lavoro di Torino. l•'iguratevi, letto1·e, che in questa Camera si erano costituite delle leghe di resistenza! Può darsi ingratitudine peggioro? Questa l'opinione pubblica, o 11uellache il« paese• lascia passare per tale. Pretendete che il Governo non la rispecchi 1 Peggio ancora, che all'occasione non se ne giovi 1 Sarebbe pretendere l'assurdo. Il pa,·– tito socialista, se volesse lottare nel presente e poi· il presente, ottenere dei vantaggi immediati, fa1•e quella che i suole chiamare la politica pratica, non avrebbe, in Italia, che un mezzo: tacere, eclissa1·si, farsi dimenticare, persuadere che esso non esisle. Negli altri paesi un partito tanto ha di influenza e di azione quanto più e più fol'lemente si aflerma. In Italia il vero è il contrario. La tattica dovrebb'essere questa: essere, se proprio non se ne può a meno, socialisti, repubblicani, maga,·i anarchici; ma guar– darsi bene dal dirlo. Volare magari pel Ministero, come faceva il buon Maffei. Poi strisciarsi dietro ai ministri, chiedere loro questo e quello nei co1·– ridoi e nel loro gabinetto - degli atti di giustizia s'intende, ma che sembrino favori, a Cooperative, a Camere di lavoro, a processati e condannati, a chiunque e a qualunque cosa. Por questa via non c'è quasi cosa alcuna che non si possa ottenere. La borghesia ufficiale italiana, gli uomini di Go– ve1·no,sono più scettici assai che feroci. Lo stesso Crist>i non faceva eccezione quanto si è c1·eduto. Non si ò feroci senza un istinto o una convinzione. Essi mancano dell'uno e dell'altra. Possono persino esser giusti ed umani, purehè nessuno li veda e nessuno li senta. li partito socialista, ad ogni modo, deve sape,·e quel che vuole e decidersi. O pel presente o pe,· l'avvenire: la via media non c'é. Ritengano pure i nostri compagni quando mandano ai depu• tali socialisti mate,·ia d'inter1·ogazioni e d'interpel• lanze che, nel più dei casi, se questi le presentano, gli è per non parere indiOorenti o poltroni. I.e presentano assai più volontieri quando sanno o presumono che non saranno discusse.Almenosono certi di non danneggiare nessuno. In un ambiente come questo - fin che qualche cosa dal di dentro o dal di fuori non venga a 1·in· 110\'arloprofondamente - essere apertamente so– cialisti può parere,agli uominipratici, un esercizio sportivo. Non neghiamo che in parte1 anche, lo sia. Ila però una giustificazione; è la sola cosa pulila che si possa fare, vivendo in mezzo a una politica lurida - la politica italiana - che ò ancora quella del trattato del Principe pe,· l'ipocrisia, e non lo è più pe,· la forza. FILIPPO TURATI. Preghiamo vivamente la cortesia di coloro, ohe intendono rinnovare l'ab– bonamento, a volerlo fare entro la prima quindicina del corrente gen– naio. .1lf>biam.o pubblicato e IJJeditoa chi cc ue fece ·tichicsta: LABANCAROTTA DELLO STATUTO discorsi lii FILIPPO TURATI alla CameJ·a italiana, nei gior11i 8 e Odicembre 18!JG, di1cutcmlosile i11tc1-pellam.c rulla volilica interna. (Dai rosoconti stenogra6ei). Uti volumetto rti 6 I JJOfJinc,entesimi 'l5.

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