Critica Sociale - Anno VI - n. 23 - 1 dicembre 1896

Critica Sociale RIVISTA QUINDICINALE DEL SOCIALISMO SCIENTIFICO lllel Regno: Anno L. 8 - Semestre L. e - All't:■tero: Anno L.10 - Semestre L. li,M. LeUe,•e, vaglia, cartoline-vaglia ali' Ufficiodi CRITICA SOCIALE • MILANO: Portici QallerlaV. E., 23 t' (IIUI 111111) Anno VI - N. 11:S. Non si t1ende a numeri separati. IIIHo, 1.• dlcemllre 1898. SOMMARIO AUuall .... Riaprendoti fl Parlamento (LA CRITICA SOCIALI!:). I JWOf}t!tri governatiti .tlflla eml9r1utone (A.V\'. F.SlllC? M1MIOLA). L'/11.segnamento nllgto,o t1elle.scuole, 11 (Hne) {Pro(. E. BONAIUU). Studi aoclologlol. La IJJle11a:to11e delle Trade's Unioni e molte aure e<ue (o. m.). Il prOldarlato tnUllem,r,te: a Se/pio S/ghele (EJJILIO SARTOIUl. /l 11eo--maW1u1iani1mo (Prof. MAIUO PILO). Sh!dentl contemvoraud (lh!-<ZO SACCm:TTI), Flloaoft.a, let.\aratura e varletà, l"el giornate ,,uolldiano. Utter-a lo11dt11e1e !F. Engel1). PubbUcaztonl pen,en-ute 111aono. Blbtiot~ca df propagando. AVVERTENZA. Dlwante i tavo,·t va,·tanumtm·t, stante le (l·e• quentt assenze del no,ll·o diretto,·e, potni avve– ni1·e che si svosti di qualche giorno Cusctta della Critica Sociale. Xon si attribuisca quindi a dis· guidi qualche breve eve,.tuale 1·ttanlo. Sa1·emopoi 01·ati, come semJJ1·e, o gli amici che, nell'tm1ninen.:a del nuovo anno, ci vrocu1~e1·anno abbonati nuovi o ci i11diche1·anno ve,·sone a cui tnvia,•e - et nost,·o ,·ischio - numeri di saggio. La Critica Sociale vive e si rin(o,·za dell'aiuto dì coloro che ne credano utile la pubblica.:.ione. RIAPRENDOSI IL PARLAMENTO Came1-a e Senato si 1·iaprono sotto l'impressione di un fallo: la pace cosiddetta onorevole; e di due discorsi-programma, quello di Portici e quello di Carrnagnola. Della pace, o meglio delle sorprendenti prove cli incertezza e di inettitudine date dal Governo nel non saperla concludere migliore ed a tempo, nel non sapersi districare dalle alte interessate in– fluenze in senso contrario, già discor1·emmo in pre– venzione ('). La pace venne quando non potè più differirsi, quando ogni giorno di ritardo era uno scrollo alla « saldezza delle istituzioni», e lo spino infisso dei pl'igionieri pa!'alizzava il runzionamento degli ordini rappresentativi, incalzando il Governo nel dilemma di due impossibilità: impossibile ria– prire il Parlamento e avere i bilanci; impossibile scioglierlo e volgere un appello al paese. Ciononostante, la conclusione della pace ridonò sangue e nervi al Governo, diciamo « Governo » nel senso più ampio della parola; arrestò, pel mo- ('J ~moct'a:la 01 i:aca11:a: CRITICASoc1.i.u;, 1896,n. li, pag.:!57. B10 IUlt:: J IU D d LU mento, la degringolade che ai « servitori della monarchia » raceva tremar le vene e i polsi ; e consente ora al nostro mondo ufficiale di « respi– rare », come disse a Carmagnola il senatore Casalis, gli dà tempo - come ribadl il Siueo - di studiare pacatamente se sia il caso, per esso, di to1•nare a voler rompersi le corna nel muro, o non invece di allontanarsi dal muro tentatore .... E questo è affar suo. Quanto ai due discorsi, essi non fanno, nel con– cetto nostro, che meritare sempre meglio al pre• sente Gabinetto la qualifica, con cui già lo abbiamo bollato, di Governo dell'ipocrisia. Se col Crispi l'intima frode di governo si dissimulava sotto il colore sanguigno della sistematica violenza, cosi da far apparire !"opera sua contemplata dai titoli del Codice che prevedono la grassazione e la ra– pina; col Rudin1, viceversa, è la frode che copre I.a violenza, senza per altro riesci re a dissimularla. E ail7.i la truffa rafOnata, che specula sulla rapina grossolana dei predecessori e sulla « rispettabilità» degli uomini ora al O0\'81'n0. r quali ci fanno S0V\'8Dire un arguto « uomo d'affari > di nostra conoscenza, il quale un dì ci diceva: - o che ti serve esserti fatta la nomea di uomo sincero, se non la impieghi a dai• ad intendere la bugia, quando essa ti ftÌOva 1 Jnfath nessuno mai, quanto costoro, ebbe sulle labbra il richiamo assiduo alla pubblica e privata moralità; e ancor ieri, nella storica Carmagnola, il procaccino postale di S. E. il marchese ripeteva le oneste parole del D"Azegliosul « Governo onesto, qualunque esso sia>, pe1• trarne un titolo, pel presente Gabinetto, di essere sopratutto qualunque, per vantarlo di • non guardare a destra piuttosto che a sinistra>, di aver « lasciato in disparte le vecchie bandiere», cinicamente drappeggiandosi nel domino da nolo della « giustizia• e della «libertà». E al testo seguiva subito la glossa. poiché i • veri (baaare agli aggettivi!) p1·incipì della libar~\• venivano appunto invocati per « allontanare i fatali (sic} trionfi di estremi partiti •; all"uno dei quali. al socialista, l'eloquente oratore del Governo non seppe opporre se non questa splendida, peregrina, straordinaria confutazione: che esso « vagheggia un av,renire impossibile, perchè contrasta con l'umana natura». i\fa la • umana natura• del presente Gabinetto ha dai fatti anche miglior glossa che dalle parole. Queste femmine da conio han nome «giustizia» e « libe1·tà>; quelli - i maschi - si chiamano delitti, puniti, se lo fossero, <,laanni e da decenni di re– clusione. Sono delitti previsti dal Codice penale del régno i vili ag11uati al diritto di parola, di riu– nione, di associazione, gli scioglimenti delle Leghe di resistenza, come a Corleone, delle Camere di lavoro, come a Livorno; i divieti delle conferenze, siano pubbliche o private; il sequestro dei coatti politim, caduta la legge relativa, e la vigilanza speciale inflitta ai prosciolti, contro, persino, i de

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