Critica Sociale - Anno VI - n. 22 - 16 novembre 1896

CRITICA SOCIALE 311 darwiniano, imperante nel campo della biologia e determinante il trionfo dei piu forti e dei più adatti! I filosofi della vecchia maniera che cosa hanno da contrapporre a quest..1.mirabile concezione ma– terialistica della storia, che è la spina dorsale del socialismo scientifico 1 La scienza non ha spiegato l'origine del lin– guaggio. Intanto osserviamo che l'a(formazione: Dio ha dato atC·uomo la parola, non è una spie– gazione. Ma la scienza ha scoperto che il linguaggio è cominciato mollo pdma dell'uomo, il linguaggio, vogliamo dire, dei segni con cui gli animali si scambiano idee e sentimenti; ed anche nell'uomo il /inguaggto a,·Ucotato è una formazione relati– vamente recente, esistendo nume1·ose tribù sel– vagge cho non parlano se non éol mezzo di segni· e di gesti, come gli animali; d'altra parte la ror– mazione della parola è un vero processo evolutivo, dalle poche radict primitive alle lingue monosil– labiche, alle agglutinative, alle flessive. r~a parola è una funzione organica, ha il suo centro nella terza circonvoluzione frontale di sibistra; s'ammala, guarisce o si perde conipletam~nte a seconda della natura delle lesioni del suo centro. La scienza non ha dato all'uomo la felicità. Il ciò è vero: ma perchè I Perché i benefiCI della scienza, tanto quelli morali, come la coltura, quanto quelli materiati, cioè le innumerevoli applicazioni dei trovati scientifici all'industria, ai commerci, alla na,,igazione, all'agricoltura, sono monopolizzali dalla classe dominante, la quale rappresenta una esigua minoranza della società, mentre la grande maggioranza langue nella miseria, nell'ignoranza e nella superstizione. E che cosa vuole il socialismo scientifico? Persuadere le masse lavoratrici di questa verità, illuminarle e spingerle alla conquista di quei pubblici poteri per la quale sarà possibile che i benefici veramente maravigliosi della scienza diventino patrimonio di tutU. Allora soltanto la terra cesserà di essere, per molta parte del genere umano, una valle di lag1·ime, e non sarà tanto facile, come oggi, ai furbi, agli speculatori sulle miserie e sull'ignoranza delle plebi, di divergerne la mente coi miraggi di un'ipotetica felicilà nel– l'allra vita. D'altra parte, se bastasse la religione a dare la felicilà all'uomo, si potrebbe chiedere ai neoguelO, che inrestano ormai tutti gli organismi sociali, le amministrazioni, i tribunali, le scuole, l'esercito, si potrebbe chieder loro come mai, dopo diciannove secoli di impero ciel cattolicismo, :;H Stati cattolici sono ridotti nelle attuali tristissime condizioni. Si dice finalmente che la scienza non può com– petere con la religione e tanto meno sostituirla, perchè il sentimento religioso è un fenomeno natu• raie. E questo lo dicono, non i clericali e i neoguelfi, pei quali la religione è rivelata da Dio, ma certi po• sitivisti da strapazzo. E chi nega che il sentimento religioso sia un renomenv naturale? Tutte le mani– festazioni della vita, dalla contrattilità del proto– plasma fino al pensiero, sono fenomeni naturali; ma essi fenomeni, appunto perché tali, pe1·chè di– namici e non statici, evolvono, si trasrormano in altri piì.1comp'essi o pili utili. Anche l'omicidio e l'anll'oporagismo sono renomeni natu1·ali di un dato stadio della società umana; presso molto tribù sel– Yagge l'uccidere ed il mangiare il proprio simile è la cosa più naturale di questo mondo; ma i po– poli civili questa pratica feroce l'hanno abban– donata. Lucca, ~ 1 ottobre ISfJC. (La (ìne alp>'OSS.num.) EDOARDO Doz~AnDI. B1h,ate ::i CJ1no B1arco DAL FEUDALISMO ALREGIME FUTURO '' 1 La transizione borghese Le caratteristiche principali del.regime feudale consi– stevano nel fatto che le condizioni della lotta per la. vita erano rese artHlcialmente disuguali e che a eia• scuno veniva dato non secondo i suoi meriti, ma. se– condo la casta sociale in cui il caso lo faceva nascere; da. ciò deriva.vano due conseguenze importanti: 1. 0 chi per le sue qualità. naturali poteva. rendersi più utile o.Ila società ne era impedito con mezzi artif\ciali; 2. 0 manca.va . ogni incenti,·o agli individui per gareg– giare nel rendersi utili alla società. li fatto che cia– scuno aveva indipendentemente dai suoi meriti, che il servo della gleba rimaneva servo e il barone rimanevo. barone per quanto grandi fossero i meriti dell'uno o i demeriti dell'altro, faceva credere 11atw·ali le differenze al'lificiali delle condizioni di lotta o, non facendo na– scere, perchè impossibile a soddisfarsi, alcun desiderio Ìli elevarsi nel rango sociah,, non taceva nascere nem– meno a:lcun desiderio di togliere quelle differenze arti– ficiali, anche se non fossero state credute naturali i unll. questione sociale non v'era e non vi poteva essere. Le caratteristiche principali del regime borghese con– sistono nel fatto che le condizioni della. lotta per la vita permangono pur sempre artil\cialmente disuguali, ma che a ciascuno singolarmente vien dato tanto più quanto più grandi sono i suoi meriti, ma in modo Ilerò che a due individui di meriti uguali siano da.te in ge– nerale ricompense disuguali appunto per a fatto della. disuguaglianza delle condizioni di lotta. Per meriti devesi intendere le qualità naturali che lo rendono più aclallo alla lotta, indipendentemente da. ogni considera• ( 1) L'autore di questo a;.-ritto,comesi polè già Intuire da altro suo articolo 1)recedente{Le condl.rto11Edelp>'O(lreuo e la co.rclen.ra .sociale - nel n. ~ dello Critica, Jlag. 315), e come meglio ai rl– h,vertt. dalle conclusioni di queno, è di coloro il cui pen~lero scìentlnco milita :illato del pensiero collettlvlgta, senza ldentifi• caui con uso. Oi:\ quando egll, a proposito della ,·nnltà dl so- 1HafTareIl prouimo, cl ilnrla,·a (articolo d1ato, pag. 31G/ di e na, tura umana• e di • leggi della natura 'lt contro cui è lm1l0Hlbile lottare, non pote,·amo difenderci dal ricordo delle gu1tose critiche che a questo n:odo di concepire e formulare I fatti J>•lcologlcl moveva Il nostro Plechanow 1nqueste steue colonnt>,nel suol studi 1ull'anarchi11mo, indi raccolll In ,·olume (A.•iarrllt.rmo e 60Clall.rmo, llag. 17 epaulm.). critiche congenl'ri potrebbero mo– ,·ersi alla concezione autropomorflca dl una co.rcfe,1.:a .roctale, come qunlcoea di per sè ,tante, che determini I mutamenti eco• nomlcl anr.lchè esserne determinata; concetto che fa dire, per t>aem11io,all'autore come Il regime borghese abbia commesso l'erro,·e di abbattere le ,·ecchie barriere feudali di ceto: qu.:isi le f:uil storiche rosaero dominale da un demiurgo che pensa, vuole e decide. Malgrado tutto clO abbiamo accolto di buon grado gli nrllcoll di Eugenio Rignnno J>erchèmolte e le più euenti:ili delle sJe considerazioni non hanno, per dir co1l, agli occhi noatrl che li torto di eesere pensieri soclAlisti trave11titlIngergo più o meno spenceriano. Quanto alle obbiezioni ch'egli accenna, non svilup1)n, circa la pre11!11lone colletth•lsta, cui tontrnppone In vaga generalità di un perreuo quanto aereo e rimoto contrauua\111mo, non cl pnre ur• gente opporre '"-hiarlmentl e conrutazionl del resto già edite. Agli :illeggi:imenli, In gran ll:'lrte imprevedibili, della aocielà ru1urn 1irovvcderannol futuri; a noi baala In certeua della grande linea dlretth·a ddla e,·olu1io11ee del granitici fondamenti della. lotta di classe. Alpiù potremmo notar11che non concordiamo col Rignano dove attrlt,uiace al colletth·ismo l'abollzione del diritto di teatare. ~ vero 1icr altro che Il diritto di testare, In regime Mllettlvistn, limitandosi di necesall:\ iigll cggctti di consumo e di godimento e non potendo eatendersl :'li meui di sfruttamento del ln\'Oro, perdertlbbe tuue le <'aratteri1tlche funeate per le quali Il Rlgnnno lo combnlte. (l\•ota della CRITICA),

RkJQdWJsaXNoZXIy