Critica Sociale - Anno VI - n. 18 - 16 settembre 1896

274 CRITICA SOCIALE Il Governo diede egli stesso la misura de1la fi. ducia che poteva attl'ibulrsi ai risullati pratici del• l'inchiesta col chiamare al Ministero incal'icato di promuoverla e di eseguirne i dettati l'uomo che s'era pili ape,·tamente dichiarato contrario e all'in– chiesta e alle domando in genere dei ferrovieri. La stampa borghese, tosto che vide che i fer– rovieri non consideravano l'inchiesta come una so– luziono per sè stessa - non stavano, come gli ebrei nel deserto, ad attendere a braccia incrociate la celeste manna - ma la l'iguardavano come un foglio in bianco, destina10 a inscrivervi una cam– biale, e si disponevano a vigilare su chi doveva stilla1·la e a richiede1·ne a suo tempo anche il pa– gamento; cominciò a strillare, ad accusare i fe1•ro– vieri di far della politica, di minacciare la rivolu– zione, a trattal'li da energunieni, ecc., ecc. Intanto le Compagnie cercarono ogni modo per intimidire i ferrovieri che dovevano deporre; gior– nali compiacenti riferirono la minaccia di t1·asloco generale dei ferrovieri componenti il Comitato della Lega; si parlò persino di requisire, in caso di sciopero ferroviario, i fe1Tovieri tuttora soggetti all'obbligo militare, che dura ,•irtualmente fino ai ,10 anni, ossia di fare una leva per decreto mini– steriale(!!) all'intento di proteggere i confini... dei p1·ofitti che i banchieri accumulano sulla pelle dei macchinisti e dei conduttori di locomotive. Per colmo d'ironia, i ferrovieri videro a un tratto assumere le loro difese - per meri intenti di ca– marilla politica - il più rivoltante dei giornali crispini, il giornale che 1i aveva ingiuriati e mi– nacciati fino a ieri, come saprebbe tradirli e con– segnarli domani alla polizia se il vento dell'oppor– tunilà. politica mutasse, per lui, direzione. 'l'uUo ciò, ripetiamo, è fatto apposta per denudare agli occhi di tutti i fer1·ovieri il congegno di com– pres-sione armato contro di loro e pel' pe,-suaderli al tempo stesso delle forze potenti ond'essi dispon– gono - cosi potenti, quando fossero ben organizzate e coscienti, da spingere fin d'ora i loro nemici ai pii'1 biechi propositi di violenze o di rappresaglie. In mezzo a questa ridda di paure e di tracotanze i ferrovieri serbano un contegno mirabilmente corretto. Impediti - altro e violento sfregio alla legge - di esporre il loro pensiero in pubbliche adunanze, lo dichiarano in riunioni private e a mezzo della stampa. Dell'inchiesta distinguono, come ò naturale, due aspetti ben diversi. Sotto l'aspetto meramente obiettivo e ve1•balizzatore, essi non solo yi pon~ono_ fi~ucia, ma si ~ispon~ono a coadiuvarla 111 ogni m1ghor modo; e 111 verità non si possono disconoscere i vantaggi che un'inchiesta, opportu– namente vigilata dagli interessati, può recare a questi come raccolta uflìciale ed autentica di do– cumenti preziosi per la discussione; si pensi solo al profitto che poté t,·arre il Marx, nel suo Gapi– lale, dai Rapporti degli ispettori delle fabbriche in Inghilterra. Sotto l'aspetto delle conseguenze legi– slative, dei p1·0,·vedimenti cui dovrebbe dar luo""O, essi confidano sop,·atutto nelle proprie forzo 0 di la\'Oratol'i. nella pl'essione che la 101·0 organizza– zione potrà esercitare sui pubblici poteri. E con ciò non esprimono un concetto esclusivamente socia• lista (sebbene scrittori socialisti l'abbiano per i primi illustrato), ma quella che è ormai - lo diceva benissimo Guglielmo Fer1·ero nel Secolo dell'S corrente - convinzione di tutti, salvo degli imbecilli. Il comunicato, cho insol'immo, 1·Hlette questo doppio concetto. Poue inolfre ogni studio a l'ileva,·o l'azione mode1·atrice del!;\ Lega nel prevenire scio– pe1·i intempesth•i e nell'inalveai-e sul terreno le– gale le impulsività che potessero scoppiare in grembo al personale. Distingue infine l'azione po- litica individuale che può spiegare, come ogni alt,·o cittadino, un ferroviere anche membro della Lega, dall'azione collettiva di mestiere dell'Associazione. Ma non spe,·i il Comitato della Le(Ja di disar– mare con ciò la calunnia, di e sbarazzare - nè ora né poi - il terreno dai male\'Oli élpprezzamenti ». Certo, ov'esso scrive che dell'opera sua « il Go– verno e i benpensanti(?) dov1·ebbe1·0esserle grati •• esso vuol fare dell'ironia. Esso 11011 certo ignol'a che è appunto quest'azione virilmente moderatrice ciò che forma il rovello dei sullodati benpensanti e del Ooverno, loro agente d'affari. Costoro hanno bisogno del torbido per pescarvi dentro - non tro– vandolo lo inventeranno, come il lupo al ruscello della fa1•ola. Le aggressioni e le insinuazioni dei giornali, come la Perseveran~a, infeudati all'alta Banca, lo dicono fi11d'ora troppo chiaro. Essi accusano la Lega det ferrovieri di fare della politica, e che cosa inten– dono con questo 1 Certo non pretenderanno che i ferrovieri siano sguarniti dei diritti di tutti gli altri cittadini; quelli fra essi, che sono assurti a una coscienza politica più alta di quella che s'adagia nella semplice resistenza, dirnntano socialisti e agiscono come socialisti. La Lega, come quella che raccoglie e rappresenta fel'rovieri d'ogni colore po– litico ed anche di colore apolitico, non eccede dal limite dell'azione corporativa. Tuttavia l'accusano di fare della politica, di mi– nacciare le patrie istituzioni. Essi confondono - e in ciò sono profondamente seguaci del materialismo economico - lo patrie istituzioni coi dividendi dei banchieri. Quando accusano la Le(Ja di uscire dall'ambito corporativo, gli è che vorrebbero si contentasse di iniziare cause destinate all'insuccesso sicuro in appello o in cassazione; di presentare petizioni alla superiorità, e di altri simili mezzucci senza risul– tato. Tutto ciò, per contrario, che può essere di reale vantaggio ai lavoratori e, per necessaria con– seguenza, di danno ai privilegi parassita1·ii - tutto ciò e uscire dall'azione corporativa; è fa,·•e della polittca. Ma l'azione corporativa - come del 1·esto ac– cenna il comunicato nel suo ultimo capoverso - è tult'altro da quella che costoro fingono supporre. L'azione delle classiche Trades-Untons - che par– tecipano al movimento elettorale, che reclamano (vedi resoconto del Congresso di Edimburgo) la nazionalizzazione delle terre e delle miniere, la legge delle otto ore, l'indennità ai deputati, che preparano la possibilità di scioperi colossali, pur cautamente in frenandone a tempo e luogo lo scoppio - è azione eminentemente politica - intesa cioè a premere direttamente sui pubblici poteri - e che non cessa di esser tale perchè non sempre coincida esattament~ con quella di un partito po– litico determinato. E azione polittca CO>'POraliva; se non fosse tale, non si spiegherebbe la potenza enorme che le 'l'rades-Unions hanno raggiunto a trave1-so sacrifizii e persecuzioni d'ogni natura. lnsigno è dunque la malafede di cui danno prova, una volta di pii1 1 questi eterni ingannato1·i e de– nunziatol'i della classe lavoratrice. Essi giuocano un curioso doppio giuoco. Quando i lavoratori fanno la politica elettorale, li ammoniscono che questa non è pane pei loro denti, che la loro sfe1·a è nel• l'azione economica, e citano ed esaltano le 'Prades– Untons. Quando, seguendo il loro consiglio, lavo• rato1•i d'ogni partito politico si organizzano pe1· la 1·esistenza, li accusano di fare a11cora della politica, di essere energumeni e sovvertitori. rn realtà essi odiano o temono egualmente tulte le forme efficaci della lotta di classe difensiva; il lol'O consiglio per l'azione economica uou è che pretta e consapevole

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