Critica Sociale - Anno VI - n. 10 - 16 maggio 1896

158 CRITICA SOCIALE classe agiato.; un'arte che non si sa bene a quali norme obbedisca, di quali pregi sia l'oT'nila, a quali gusti in– tellettuali risponda. Si cominciò nei piccoli carfò, ovo una tavola, un pianoforte scordato o una canzonettista più scordata ancora. costituivano tutto l'arredo. Il pub– blico era composto quasi esclusivamente di vivetu-s di bassa lega, di studenti ansiosi di farsi bocciare e di vecchi in caccia di emozioni tardive. Da <JUeltenue germe si sprigionò tutta una florituro. pseudo•artislica nuova o lussureggiante; dalla baracchetta. improvvi– sata si passò alle costruzioni monumentali, con gran1Ji teatri, sale da pattinaggio, da giuoco, da ballo, fumofrs o gabinetti appartati ; dalla. modesta canzonettista si sali all"€loile '1e Paris, alla diseuse o alla cha11tcuse cxcenll·ique, o.i trasformisti, duottisti, ccc.; dal pubblico ,lei louches si passò a un pubblico di industriali, com• mercianti, proressionisti, banchieri, proprietari: quel pubblico misto e ben nutrito che il Gumplowicz chioma borghesia. Pel café.cha11ta11t la. borghesia ha disel'lato il teatro. « f'ino a cho sta aperto il café chantaut - ci diceva tempo fa un amico, segretario di uno dei nostri pri– mari teatri di prosa - noi non ò possibile che si apra. Esso ci porla via netto tutto il pubblico della platea e delle poltrone, e sapete bene che i palchi e la.galleria non bastano a. coprire le spese. » L'osservazione era verissima. In quello sere il carrè-concerto, - sul cui palcoscenico sfila.vano cantatrici, mimi, bambini-pro– digio, ventriloqui, burn - era gremito, e la platea del teatro, ove sì dava l'Otello interpretato da un sovrano Joll'arte, pareva. un deserto. So lo il loggione e le gal• lerie superiori erano affollate, e appia.udivo.no con tanto slancio da lasciar capire senza difficoltà. che tutto quelle mani entusiaste non portavano guanti. La. spiegazione consuetudinaria - che il ca{C-chan– lant offro riunito le comodità del calfò e del teatro, la possibilità di rumo.re, di chiacchierare, ecc. - è di quelle, come dicono i loici, che spiegano troppo. Do• vrebbe valere anche per la galleria. e pel loggione. Forsechè al cafi!·cha,itant non si può tracannare, come all'osteria, un buon bicchiere di vino 1 Ma no, non è questo i ossia non è questo soltanto. Altri coefficienti ci hanno a essere; e bisogna. trovarli. ... Accettata. la definizione della borghesia. data. dal Gumplowicz - che cioò essa è una. classe composta di elementi eterogenei, che parte vi discendono e parte vi salgono da.Ile altre due classi - si capisco che essa conservi nel sangue un po' delle tradizioni artistiche dell"aristocrazia, che ebbe così a. lungo il monopolio delle scienze, delle lettere e delle arti, ma le conservi attenuate e quindi racilmente scalzate dall'urto dello nuove condizioni di vita. Per assistere con diletto al telltro di prosa. - preso questo vocabolo nella sua. più severa accezione - bi– sognano senso artistico, coltura, sentimento mora.lo, tranqmllità ti.sica e intellettuale, attenzione a lungo sostenuta, ecc., ecc., doti e disposizioni che la. moderna borghesia. possiedo bensì in qualche misura ma che in misura. anche maggiore spende ed esaurisce durante la giornata. A dispetto della. caricatura. stereotipa del « panciuto borghese » - che è più spesso un punto di arri,•o che non un punto di partenza. - la. vita di questa borghesia ò, generalmente, rebbrile, accelerata, nevrotica: la. lotta por la. vita, la accanita concorrenza vi regnano in tutti i campi svaria.ti degli scambi, delle industrie, dolio prof~si;ioni ; vi si nggiunge la lotta B bi oteca Gino B ar co vera e propria contro i rea.ti e lo gherminelle essen– zialmente borghesi: l'usura, la trurra, l' alfa.re scanda– loso, il furto nbilmenle organizzato, la competizione e la sopraffazione politica, ecc. Tutto ciò stanca. i cer– ,•elli, li esaurisco, li porta, la sera, a uno stato di anemia, quindi di irrita.bilitit., che non tollera. più gli stimoli ordinari del pensiero, che ha bisogno della di– strazione stupido., sguaiata, cretina, la cui suprema insu\Raggine è il pregio supremo. Così, noi teatro, l'o– pera cede all'operetta. la pocha'1c vinco il dramma. di Sudermann, di lbsen o di Tolstoi, e cosi il café•chantant spopola il teatro. E se della provvista normale di energia. nervosa ri– mane qualche briccica, essa. ò presa molto sposso dallo sport, che ò poi coltivato specialmente da. quella bor– ghesia. cho aspira a scimmieggia.ro l'aristocrazia di cui prende il posto. Scherma, ginna.st.ica, nuoto, ballo, co!'So velocipedistiche, ippiche, caccio., pesca, viaggi, escursioni cli piacere - facilitato oggi immensamente dai rapidi o multiformi mezzi di comunicazione - ecco altrettanti rivali del teatro e rinli rortunati. Fin qui pel borghese maschio. Il sesso gentile obbe– disce a stimoli diversi. Le signore, che al ca{C•chanlant possono accostare quel tlemi-mondc, di cui hanno so– vente udito susurrare noi loro salotti, l'artista ad esempio che ha. ratto parla.re ultimamonte di sò per un amoruzzo intreccialo ad una corona, e possono vederne da vicino il lusso, i costumi, la bellezza, da. cui qualchevotta si sentono vinte - cedouo alla curiosità eccitata e, se un marito pone loro il dilemma: o teatro o caffè, la loro scelta ò già. ratta. . . . Da questo complesso di cause trae origine la fortuna dei caffè-concerti, e questo complesso di cause ha a sua volta la causa prima nella vita borghese. Non è dunque che il ca.rfò-concerto deformi o corrompa. il costume. E il costume già derormato e corrotto, ò la. vita a.normale e artit1cia.le della borghesia., è la sua composizione eterogenea che lo. porta a. cercare nel caffè-concerto quelle soddisfazioni o quegli svaghi che ormai il teatro le rifiuta.. L'aristocrazia - classe finita. moralmente - frequenta poco il teatro e punto il caffè-concerto per disdegno dei contatti equivoci a cui vi si esporrebbe. Il popolo, al contrario, malgrado la coltura deficiente, si getta. nei teatri che la borghesia abbandona. Esso ò già ora. - tenuto conto dello. scar– silà. di tempo o di mezzi onde dispone - la classe che frequenta. piò. di ogni altra il teatro di prosa. E non solo ci va, ma ci vive, ci palpita, ci si appassiona. Esso non cerca. la pochade, la. degenerazione del teatro, ma il dramma a forti tinte, più spesso la tragedia. che, nei teatri della borghesia, ro il vuoto nelle platee come una macchina. pneumatica, e nella quale esso sente riµrodotto le suo passioni naturali, qualche volta sel– vagge. Egli è che la classe popolare vivo più schietta• mente, più sanamente, non recita. la.commedia. durante il giorno e, o.Ila.sera, se ha. fiaccati i muscoli, non ha. Raccato il cervello. Il giorno in cui una migliore costituzione economica darà. alle classi lavoratrici un po' più di agio e e.li coltura, noi vedremo rifiorire il tca.tro - il vero teatro - che ora intristisce nell'abbandono, degenera nel convenzionalismo, si deturpa nella sgua.i&taggine, o di cui le evoluzioni, come le involuzioni, sono rorse uno dei sintomi meno inredeli del salire o e.leitramontare di una civiltà. FERllUCCIO MOSCONI.

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