Critica Sociale - Anno V - n. 23 - 1 dicembre 1895
300 CRITICA SOCIALÉ nessuna parte fatta all'azione dell'ambiente tellurico e fisico ed alle va1·ie attitudini etniche, su cui si a.sside la struttura economica. ~la non è su questo che noi vogliamo indugiarci, bensì vogliamo vedere quanto valore e consistenza scientifica abbiano le censure falle dal Loria al sistema del Marx. . . . F. cominciamo dalla seconda, che pare la più so– lida e la più seria. Notato, il Loria. come, facendo dello strumento produttivo la molla de11'evoluzione!ociale s'incappi m una contraddizione in termini, in un circolo vi– zioso, giacché fattore dello sh·umento produttivo sarebbe pur sempre il, pensiero; trionfante di questa scoperta, esclama: « E questa un'enorme contrad• dizione, dalla quale ai discepoli di Marx sarà ben ditncile uscire •· (') A noi, invece, malgrado tutta la deferenza dovuta a tanto maestro, sembra som– mamente agevole l'uscita. Anzitutto è evidente come, procedendo con questo metodo ed alla stregua di tal principio, noi po– tremmo opporre la stessa obbiezione al sistema loriano, potremmo, con la stessa. abilità dialettica e collo stesso oma~io alla verità, architettare la medesima contraddizione ed h•i mettere in tormento la concezione del Loria; giacché pur egli, come è noto, riannette la popolazione, lo stato demografico di un paese, a cause puramente economiche ('), alla produzione e distribuzione delle ricchezze; e cosi, per altro o più tortuoso calle, noi per\ 1 er– remmo allo stesso punto donde eravamo partiti, inciampando nella stessa petizione di principio, met– tendo In bocca al leggendario serpente la non meno leggendaria coda. Ma anche prescindendo da questa argomentazione, che in fin dei conti non gioverebbe punto alla nostra discusgioue, e anche mettendo da canlo la contro-obbiezione addotta dal Gherea ('), nHa quale noi non del tutto assentiamo, per cui quest'attacco sarebbe giusto so il creatore del pro– cesso tecnologico fosse un pensie1·0 cosciente; ve– niamo a qualche cosa di pili decisivo. A confessione dello stesso Loria, il mezzo di la– voro, lungi dal trarre la sua ~enesi dal cervello d'un genio sepolto nei silenzi dt un romitaggio, ha le sue radici e nella resiste11za. che la natura fisica oppone al lavoro umano• cd è nella sua applica– zione subordinato e alle condizioni del campo d'im– piego, della terra, ecc. • E cosi il Loria, come è chiaro, ha risposto a so stesso, ha sfondato quella porta aperta che intercettava ai discepoli di Marx l'uscita dall'enorme contraddizione. Ma vi ha di più: la riprova della ve1ità che lo strumento di lavoro non sorge per miracolo di pensiero o per incanto di fata, ma ha la sua radice e la sua rispondenza pratica nelle condizioni economiche e terriere, ce l'offre lo stesso Loria, il quale, per tacer d'altri esempi, riporla questo fatto per noi molto edifi– cante: Quanto rosse progredita la tecnologia industriale nel secolo XVII in Europa è a tutti noto: è nolo che i francesi chiamarono la Germania e la patria delle mac– chine •• che nell'Inghilterra fln dal 1565 si era fondata una compagnia. per filare il metallo con macchine: che nel 1670 uno. macchina da tessere perfezionata., detta il telo.io olandese, era. importo.la dall'Olanda. in Inghìl- <') K.rnL MARX, l\'uoca Antotogta, già citata. ('J A. LORu, La legoe di popola1tot1e e Il ,utema ,octale. Siena, t88!. - Anallil della proprletd capltt1/Ut1ca: Voi. I, Cap. V. To– rino, 1ss,. - U.ztonl a·eco11mt1lapoll'tlca, Pa•loTa, 189!-93. (., LAeo"ce,,tlo"·matbiall•tt de flli.tOlrt, pag. 16, nell'Ere nou– «lle. JanTltr, tSM. terra; che Suary sfruttava il vapore come motore meccanico, Newcombe ne perrezionan. il sistema; che gran numero di macchine, fossero pure fatte q uasi csclusinmenle di legno, erano ideale ed applica.le ; che inftno, mnlgrado gli ostacoli opposti all'introduz ione dello macchine dalla politica dei tempi e dalla opinione popolare, lo sviluppo meccanico dell'Inghilterra nei s& coli XVI e XVII era straordinnrio. Ma quanto diverso lo sviluppo meccanico dell'America in quell'epoca stessa! Allorchà i coloni presero a dissodare il terreno, l"aratro da essi adoperalo era rozzn, tutto di legno, senza. punta di ferro. L"aratro adottato dai coloni fran– cesi nell'Jllinese era di legno, con una. piccola punta di ferro legata all'estremità da una striscia di pelle greggia. Oli nratri, pur cosl imperfetti, erano pochi, ed ancora. noi 1637, in tutto il Massnchussets, .non so ne avevo.no trenta. La sca.rsil!:L di questi stromenti aveva dato luogo al costume, che il possessore di un aratro andasse per le fattorie ed arasse pei singoli proprie– tari, ovvero cedesse loro per qualche tempo l'aratro medesimo. Non di rado un villaggio pagava un premio a chi acquistasse un aratro o lo dedicasse per questa guisa al vantaggio comune. li sistema. di coltivazione dominante in America in questo periodo si riassume in quella agricoltura nomadica, che rappresenta il grado massimo delrestensività. o chu, dopo a.ver esaurita una terra, procedo ad un"altra e poi ad un'altra ancora. Non già che le cognizioni agronomiche e tecniche fossero nelle colonie in arretra.lO di fronte alla madrepatria.. ( 1 ) Come si spiega adunque que,ta improvvisa e par• ziale amnesia, questo repentino e completo oblio degli strumenti perfezionati della madrepatria, questa assoluta dimenticanza del patrimonio intel– lettuale e materiale accumulato da cento genera– zioni anteriori, se non coll'ammettere che lo stru– mento di la\ 1 01'0 non è un prodotto schietto ed im– mediato del pensiero, beasi un po,·talo dell'ambiente tellurico erl economico I E con ciò avremmo gi11 risposto al primo appunto, se il J.oria i11 uno de· suoi ultimi scritti non l'a– vesse ralforzato e ribadito con quest'altri due ar– gomenti: e La teoria socialista, e~li dice, spiega e bensl come civiltà arretrate ad 1strumenti arre– « trati corrispondano, ma non perehè ·tali stru– < menti non si possano adoperare in seno a società « più incivilite e perchè a quest'epoca delle mac- • chine non corrisponda l'economia collettiva. • (') Con tutto il rispetto che noi professiamo per l'il– lustre professore, decoro della scienza economica italiana, non possiamo non rilevare l'infondatezza di questi attacchi. E questa si avverte subito al– lorché si tenga presente corno il Marx non si sia mai sognato di negare, colla sua teorica, la possi– bilità del ripristino e dell'uso degl'istrumenti an• tichi, vero fenomeno di reversione atavica, anche fra il trionro delle macchine le più perrezionate ; e quando si ricordi come por il Marx le macchine, attirando nella loro orbita le schiere infinite degli operai, etl'ettuino quella socializzazione della pro– duzione che porterà con sè, quasi corollario inevitabile, la socializzazione della terra e degli strumenti del lavoro, condizione indispensabile della futura economia collettiva. . . . L'alt,·a obbiezione del Lorla è meno rilevante: egli no11 sa vedere il nesso che congiunge le ri,,o– luzioni dol processo tecnico e dei rapporti produl• ('> Anaun a.eua proprktd eopltall6ta, Tol. H, pag. ts-!t. (') lA itrra ed fl •itttma •OCfale. - radon, Drucker, tStl.
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