Critica Sociale - Anno V - n. 23 - 1 dicembre 1895

358 CRITICA SOCIALE venne esclusivamente utilizzata a garanzia di inte– resse di classe. •rutte queste spese non hanno già rirerimento ad un qualsiasi ordinamento sociale; esse sono organiche di una rorma di società come la nostra. In ogni modo manca ogni proporzione fra i) crescere delle spese civili ed il crescere delle spese militari. Queste ultime assorbono, secondo l'ultimo bilancio del 1893-9 t, una somma annuale di 331 milioni('). A noi, avvezzi a considerare paca· tamenle la regolarit..1\.di questi fatti, nessuna cosa appare più logica e più normale di quest'annua contribuzione che lo Stato estorce ai cittadini. Ep– pure noi fremiamo di orrore leggendo la storia della guerra dei• trent'anni, per le contribuzioni spaventose cui rurono costretti i diversi ceti della Germania Ci pare quasi che un tale orrore ci ridur– rebbe agli estremi della disperazione. Ma noi c'in- · ganniamo a partito: lo sperpero di vite e di de– naro, che in quella occas1one ed in altre simili si verificò in Germania ed altro"e, non era che mo– mentaneo. Quel peso che, sopportato occasional– mente da quei popoli, ci pare orribile, noi lo sop– portiamo continuamente senza mormorare. La so• ciefa borghese o giunta a capovolgere per modo la coscienza dei renomeni cui noi stessi siamo assog– gettati, che, mentre noi li proclamiamo orribili. considerati in rapporti diversi dai nostri, non ci destano nessuna impr+Jssionequando noi stessi ne siamo i pazienti. Le spese, che nel 1868 si ebbero per i servigi pubblici. presentano nel 1893 un aumento di 76.24mi– lioni. Ora tale aumento di spese in una nazione come la nostra, di cosi strana configurazione geo– grafica, per cui le relazioni fra i vari centri e fra questi e le più remote estremità appaiono estrema– mente difficili e laboriose, è, si può dire, completa– mente irrisoria. Tenuto conto dell'aumento del1a popolazione, questo accrescimento di spese si riduco a zero ed è poi più che compensato dal quoziente del1e imposte che enormemente si è venuto ele– vando. 'l'ali spese occorsero per provvedere: all'im– pianto di nuovi uffici postali e di nuove linee tele– grafiche; all'ordinaria manutenzione delle diverse opere pubbliche (strade, opere idrauliche, po1·tl 1 spiagge e fari); al riordinamento del genio civile; per il servizio di pubblica sicurezza; al manteni– mento di stazioni agrarie; al miglioramento del bestiame di produzione (spesa che interessa sol– tanto il capitale); alla diffusione di macchine e st1•umenti agra.rii pcrrezionati (di cui godettero soltanto i grossi proprieta1·i); al pagamento di sus• sidii per le scuole di arti e mestieri (che servono a fornire il materiale inteJligente per l'industria capitalistica). Accanto a queste, che sono le spese ordinat•ie, , 1 engono le straordinarie, che pur si incontrano signorilmente diffuse per tutta la storia del nostro bilancio. Una delle cifre più strane è senza dubbio quella che rigua1'Clale spese per le opere edilizie e monumentali della città di Roma, per le quali si erogarono 55 milioni e 220.000lire. Le spese straor– dinarie per la guerra e la marina ass0t•bironoin un solo decennio (1883-03) circa 800 milioni. Derisorie sono le cirre straordinarie che servirono invece per gli orfici ci\'ili. . .. La più gran parlo delle spese che incontrammo sul nostro cammino traggono origine da interessi della sola classe dominante. Non mette conto di fare questa riprova per ciò che riguarda le spese militari. Ora, non ostante che a queste spese si ( 1) l.'eapoelzlone Sonnlno di questi giorni .i nggiunge nlcunl altri mlllonl per contentino. provveda in ~ran parte, come vedremo, con una diretta estorsione dalle carni e dal pane della po– vera. gente, non sempre avviene che le imposte siano sufficienti a covrirle completamente. Il pro– cedimento della finanza borghese è dei più sem– plici: anticiparsi il danat'O per i propri bisogni e farsene pagare gli intel'essi dai lavoratori, che non ci hanno niente da vedere. E poichè le spese ne· cessa.rie allo Stato salgono in proporzione sempre maggiore della produttività delle imposte, il cre– scere del debito pubblico è una. necessità inevita– bile e con esso l'immane corvata che si impone non soltanto alle generazioni presenti, ma anche a que1le avvenire. Questa linea fatale di ascensione, nella sto1•iadel bilancio italiano, eccola tra.dotta in mi– lioni, per soli interessi annui: 1868 1893-U difleran:u Debiti perpetui 270,2.'1 45.5,27 + 185,04 Debiti ,·edimibili 57,4U 97,46 + 39,97 Debiti va1•iabili 74,73 109,64 + 34,91 Debito vitalizio 49,98 78,18 + 28,20 Dota;io,ii 1,24 15,05 + 0,96 Tota.lo 467/i0 757,72 + 289,08 Così il bilancio italiano porta sulle sue spalle il peso morlo di ¼ di miliardo di spese intangibili che si tramandano e si agg1•avanodi anno in anno. Le generazioni venture si trovano ipotecate dalle presenti in una parte dei loro redditi per qualche stranissimo e nuovo peccato di origine che la mente non arriva a scov1•ire.E si badi che nessuna na– zione, come l'italiana, mostra il tl'iste privilegio di avere. di fronte alla ricchezza media per abitante (che in Italia o una delle più basse), un debito pub– blico così vistoso. Quale runesta conseguenza questo possa avere sulla. vita già miserrima delle nostre classi povere, è appena immaginabile. Su di una e11trata complessi"a di un miliardo e 517 mila lire, rappresentata dalle imposte di vario genere, la classe capitalista. prele\'a circa la metà come in– teresse del credito che essa ha fatto allo Stato per permettergli di venirle in soccorso con tutti i mezzi più appropriati a conservarne il dominio. Ora una curiosa osservazione può farsi a questo proposito. Supponendo che le imposte dirette ven– gano pagate esclusivamente dalla classe capitali· stica ed aggiungendo al provento di queste la tassa sugli all'ari, si ha che la classe capitalistica ha pagato in Italia nel 1893: • Imposte dirette L. 427.5IO.OOO Ta11e ntgli affa,·i • 214.950.000 Totale L. 612460.000 mentre ha incassato di interessi del debito pub– blico per 757 milioni di lire; cioè che. oltre al non aver pagato nUlla per le spese di mantenimento dello Stato, ha incas– sato per 115 milioni di lire atratto gra– tuitamente. (') ( 1 ) Ciò nella Ipotesi arbitrarla elle I titoli di rendita pubblica 1lano esclmlvamente pouedutl da ltallanl. Ma facendo Il calcolo per tuua Europa li\ noalra 011ervazione resta esattluima. Questo toR'lle al progetti di lmpo1ta progreuin la facile aureola che e11I alano capaci di rl1tt1.bll!re, nel conftnl della &<>Cietà auuale, un'ombra di 111usthl:1 di fronte al pesi dello Stato. Perchè questa poteAaeeuere eff'.ittlva, occorrerebbe che la progreuivltà delle Imposte foue capace da un lato di mettere In grado lo Stato di pagnre gli Interessi del debito pubblico e dall'altro di far fronte alle rirn,menll IJ>eaa toclall. Ciò che per ultimo equivarrebbe alla gratuità del pre1tlto pubblico. 1-;d è mal 1upponlblle, data l'or– gantuazlone dello Stil.lo borghese, che una tal co1a pos1a -verlft• caral 1Che cioè la claue borghese acconsenta a questa enorme au• totauadone t r ..,

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