Critica Sociale - Anno V - n. 23 - 1 dicembre 1895

354 CRITICA SOCIALE caso di un traballone del Gabinetto. Al postutto egli è coerente a se stesso: è lui che ha scritto, son già molti anni. in un suo libro filantropico: « not abbiamo legalizzato /"oppressione esistente, ed assteto-iamo l'irnpunttà all'opp,·éssore. , 01·a, al timone delle finanze, metto in opera questo programma coi mezzi che ha. Degli altri p~rticolari del dqcumento sonniniano non mette conto occuparci. E il solito andazzo: mirare ad un pareggio meramente aritmetico e che ogni sofllo rovescia, ottenuto coH'esinanire la nazione del suo miglior sangue. Le spese militari in aumento, il 'l'igrè corteg-giato. ma sui lavori pubblici nostri economia sino all'osso: la soddi• sfazione dell'erario ratta colla carestia del paese: gli affari che languono, ma il lotto che gitta più alacl'e: la terra che basisce, ma cosi i doganieri raccolgono più lauto al confino il dazio sul grano. Oro fatto di miseria, prosperità colore di pellagra, allegrezza ostentata d1 mercante che va in banca– rotta. Su tutto ciò non potremmo che ripetere vecchie canzoni, delle qualt i nostri lettori han piene le orecchie. Gioverà meglio gittare un'occhiata profonda nelle viscere del bilancio italiano, in ciò che ha di per– manente, astraendo dalle particolarità del quarto d'ora: vedere qual è la grande linea della sua evo– luzione, e chi paga le tasso in Italia, chi mantiene la nazione e chi se ne fa mantenere. A questa indag-ine provvede l'articolo di Arturo Labriola, che rnsoriamo un poco più avanti. LA CRITICA SOCIALE. ILDOPPIO VERSANTE DELLA COOPER AZI ONE La Vetreria operaia di Carmaux. Il successo dell'iniziativa di una vetreria. operaia a Carmllux,per la quale rurono già raccolti oltre 300.000rr. e prosto si raggiungerà. il mozzo milione, risuscita le vecchie dispute intorno al valore sociale dello Coope– rative di produzione operaie. Tempo ru che queste ru– rono consi<lerato - insieme alla partecipazione agli utili e ad altri palliath·i consimili - come una delle vie per le quali il conmUo sociale potesse gradata– mente e pacitl.camente risolversi. Non ò da meravigliare che :>Orti.node' socialisti - nel tempo che prevaleva la corrente utopistica - inclinassero a questa veduta. Non ò esso, l'assetto socialista, quale tutti ce lo figu– riamo, una grande Cooperativa nazionale, di produzione insieme e di consumo, risultante a sua volt.a.di una redera.zione dì Cooperativo comunali e l ocali 1 Di q ui, i tentativi fatti dal Governo rrancese nel 1849,che poso tre milioni di franchi a disposizione di 45 corporazioni operaio, per l'organizzazione cooperativa. del lavoro; di qui ancora, parecchi anni dopo, L'utopia di Lassa.Ile, che voleva le Cooperative rortemente sovvenzionate dallo Sta.lo; utopia cui lo stesso Bismark si vuole pre• stasse per un momento benevolo orecchio. Senonchè, studi più prorondi e, meglio degli studi, l'insuccesso delle Cooperative man mano ronda.te, pe,... sua.sera bentosto dell'inanità di tali ten tativi. E ben vero che la società.rutura sarà una grande cooperativa, e tanto più prospera poiehò eviterà l'immane sperpero di forze che nasce oggi dalla concorrenza, nè oziosi azionisti preleveranno dividendi sul lavoro altrui. Ma appunto perchò tale dovrà essere la società futura, appunto pe,·ciò nulla di simile può essere nella società. presente. A parte la dirfl.coltà pressochè insuperabile per de' semplici lavoratori di procurarsi il rormidabile capitale d"impianto e di circolazione ornai necessario a quasi tutto le industrie - difficoltà che si risoh·e in impossibilità. assoluta ove si pensi, com'è nel con– cetto ùei cooperalivisti rirormatori, al genera.lizzarsi di colo.li imprese, pcrchò allora procurar loro il capitale vorreb be dire espropriare a dirittura i capitalisti, ossia tro"o.rsi già in piena ri\·oluziono socialista. - le Coope• rative operaie, nell'ambiente del capitalismo, I& cui molla è la concorrenza accanita e senza scrupoli, si trovano, ad ogni passo del loro cammino, nelle condi– zioni di lotta più sravore\·oli. Basta pensare all"impos– sibilità. in cui versano per la loro indole stessa, di sbaro.zzarsi libera.mente della m ano d'op era a seconda dello esigenze del mercato, di tratto.re gli operai - ossia sò stesse - come carno da srruttamento, perchò lo. loro inreriorità. salti au·occhio. lnreriorità, s·intende, che consiste nell'inettitudine di un organismo moral– mente superiore ad adatta.rsi all'nmbiente moralmente nbbieUo del capitalismo. COsl un galantuomo non può vivere e prosperare nella. selva. dei masnadieri. Al che si aggiunga che non appena un&qualsiasi rorm&di coo– perazione di lavoro si sviluppa. sul serio, os sia diventa minacciosa, ecco tosto la lega pa.drono.le a mozzarlo il credilo e a boycottarne lo s mercio. Ond'è che, nella. società attuale, la cooporaziono può solo in tanto attecchire, in quanto o sia etichetta che dissimula interessi capitalisti, o altrimenti giovi a quel capitalismo che dovrebbe debellare e sostituire. Giova un certo limitato sviluppo di cooperative ad alimen– to.re l'illusione che un beninteso set/ help possa redi– mere l"operaio senza lotta di classe ,,ora e propria: e giO\'&anche a. deviare ed assorbire quelle attività. degli operai più moralmente vigorosi che altrimenti .si volgerebbero alla propaganda socialista. D'altro canto il rallimento immancabile di quello Cooperative, che tentino allargare un tantino lo ali oltre il modulo pre– scritto, rornisce un meraviglioso argomento agli scu– dieri della borghesia per indurne la prova sperimentale dell'assurdità, dell'impossibilità pratica del collettivismo. Non ò inratti, e non lo dicevamo or ora noi stessi, la cooperazione un'imagine anticipata ed in piccolo della. società. socialista 1 Den vero che codeste due afferma– zioni - la possibilità della cooperazione e la sua im– possibilità - fttnno qualche poco ai pugni fra loro e si cacciano di nido a vicenda: ma la borghesia. non si sgomenta. della contraddizione; essa. le adopera alter– nativamente, ora runa. ora l'altra a seconda dei casi, o si guarda bene dall'accoppiarle in un solo contesto. Delle 45 Cooperative sovvonzionn.tedal Governo fran– cese nel 18H>,44- tutto meno una - precipitarono nella. bancarotta.. Ed erano, si noti, cooperati ve artigiane, cui non occorreva, per lo sviluppo delle rispettive industrio in quel tempo, nè vistoso capitale nè complicata am– ministrazione. Una sola si salvò, quella degli occhialai: ma diventò, come rammenta il Larargue, una semplice società. in nome collettivo per lo srruttamento del la– voro. Quei 25 cooperatori arruolarono un centinaio e più di salariali, comportandosi con essi come qualsivoglia altro imprenditore. E questo è il destino, in generale, delle Cooperative di lavoro. O il fallimento a. bravo scadenza. o la loro degenerazione in società capito.lìste. - Quanto alle ra– mose sovvenzioni dello Stato che Lassalle invocava, esse si attenderanno ancora. per un pezzo; presuppo– nendo esse una condizione non racile nè prossima ad avverarsi: che lo Stato borghese, una bella mattina d'estate, si decida al proprio suicidio.

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