Critica Sociale - Anno IV - n. 23 - 1 dicembre 1894

362 CRITICA SOCIALE cese. quanto le osservazioni massiccie dello psi– chiafra spel'imcntalista italiano, convergono - cosi a noi sembra - a una conclusione nella sostanza identica, che cioò, per stabilire e per spiegare la maggiore o minore suggestionabilità rec1p1·oca fra l"individuo e la rolla, non è tanto da far questione di sfc,·a intellettuale o di sfera morale; ma, e nel– l'una e nell'altra, è piuttosto da vedere se gli ele– menti posti fra 101-0 a contatto si prestano quali– tativamente a una 1·cazione o combinazione reci– proca. La quale conclu ione si accosta, ci pare, assai più a quella del Ferri che a quella del Si– ghele: sebbene ciò al Venturi non paia e al 'l'arde fo1'SCnon piaccia. Qui dunque si esige proprio - a complemento di questa quadruplice monog1·afla cli psicologia col– lettiva - l'inlel')l!'etaziono e il pare1·e il pH1spre– giudicato e il più indipendente di tulli: quello del– ra,·guto lcltoro. La parola del cl'lmlnologo. 10 son sempre lieto, e voi, caro Sighele, lo sapete, di rendere la giustizia. dovuta ai vostri bolli e prorondi lavori; e non ò solo il vigore e il raro acume di uno spirito ,·orarnento personale, che io ammiro in voi, ma eziandio quella nobiltà naturale di caraltero che vi tiene al disopra delle misere queslioni <l'amor proprio. Noto questo tanto più volontieri, dacchò ò pur tempo ch'io risponda a certi attacchi che, se non mi commuo– ,·01101 non cessano perciò di sorprendermi, succedendo bruscamente, non so troppo il perchè, a nume1'0SO te– stimonianze d'amicizia e a. buoni utnci recipl'oci. lo non seguirò il Ferri nella via ch'egli ha batluta. a mio ri– guardo. Un uomo cosi abile, com·egli è, all"adallame11to o al ,·olgarizzamento dello ideo altrui dovrebbe pitì di chiunque astenersi dal geUare ad altri gli epiteti scor– tesi di pa,·assita, di vayabon<lo o di 1,layi<wio; do"robbe astenersene sopratutto verso qualcuno che maturò a lungo, nella più profonda solilmline, il frutto.dello suo JH'Oprieriflessioni, fluo al gio1•noin cui il suo pensiero schietto o personale si è diffuso con qualche onore nel mondo scientifico. · Certo, ben io so che ìn fallo di idee la proprietà in– dividuale dee sempre esser intesa in un senso molto relativo i che il collolth•isruo è qui al suo posto, meglio che in qualsiasi altro campo i e che noi non siamo mai se non i comproprietari comunisti e indivisi delle nostre ideo lo più originali. · Ciononostante, il merito d'una tal -<)Ualeoriginalità. mi fu cosi spesso riconosciuto, da ogni parte o su tutti i toni, persino dai più acerbi miei critici, che io credo di potere - senza troppa illusione - attribuirmi la paternità. do' miei scritti, a dispetto del mio amabile contraddittore. Il deputalo Ferri era ancora sullo panche della scuola quando già. il mio sistema d'idee era fis– salo nelle sue linee principali. lo non polei quindi to– glierlo a prestito nè da lui nò da alcuno dei suci e neppure dal Despino che mai uo,i les,i. Che quost.'ul– timo si sia occupato della imitazione. è ben cosa possibile: lo stesso Platone no senti alcun po' l'impor• tanza nella sua Repubblica. La questione non è qui. Il pubblico filosofico l'ha ben compreso od è esso, in On dei flni, il solo giudico del merito dei nostri lavori. In ogni caso io posso affermare elle, quand'anche io non avessi conosciuta. la nuova 1,cuola, io non avrei a.cangiar ve1·bo delle mie due opere principali: Le leggi clelt'imi– ta:ione o La logica sociale. Quanto alla mia. Oriminalilà com.parata e alla mia Bib ,oteca (Jino Bianco Filosofia penale, questi due ,·olumi non sono che l'ap• plicazione pura o semplice del mio punto di vista ge– nerale - pubblicalo fin dal 1881 nella Reoue Philoso- 1>hiq11e finito assai prima - al lato criminale delle società: a quel modo ch'io l'applicai al lato linguistico, religioso, economico, estetico e giuridico. Questa appli– cazione criminologica io non l'avrei ratta. nella stessa maniera se non a\'essi avuto il vantaggio di leggere un giorno l'Uomo delinquente di Lombroso e gli scritti della sua scuola. Ma il rimprovero di averli saccheggiati mi sorprendo singola1•mento; avrei capito piuttosto quello di averli un tal po' demoliti; e ancora ciò equi• \'&rrobbo a disconoscere tutta la benevolenza (voi di– ceste un giorno beneficcn~a) nella. mia critica da amico. o tutti coloro che critica1-ono il 1-"'erri l'hanno copialo, i suoi copisti sono legione, cominciando da.ll ·onorevolo Colajanni che gli ha assestato di così bei colpi, e senza dire del Lucchini, del Carnevale, dell'Alimena o di tanU altri 1·udi giostratori della terza scuola. lo non so del resto a qual proposito, senza aver nulla di mollo particolare da dire, Ferri interviene nella pic– cola. conversaziono cortese ed istrutth•a che voi impe– gnaste con mo su un punto assai delicato della psico– logia delle folle. S'egli fu il padrino della psù:oloyia collellitJa, come a più riprese si vanta, s'ingannerebbe, ad ogni modo, supponendo di esserne il padre, e che nessuno abbia oramai il diritlo di toccare a questo sog· geUo di studi senza il suo consenso. Il difllcilo non era di tro\'aro il nomo, bensì di tro, •a.ro o di nppro– rondire la cosa. f: ciò che voi fato, ò ciò che io puro ho tentato di rare. E ciò che mi dh.qualche llducia nello mie ricerche è che mi sembra ch'esse si accordino sposso con le Yostre, anche in quanto concerno il pic– colo problema. da voi recentemente discusso nella Ori• lica Sociale (J: novembl'O).Perciò non ho che qualche rinessione da aggiungere alle vostre fino osservazioni. Io distinsi nello spirito collettivo delle follo il lato intelletluale o il lato morale; e feci notare che, moral• monto, esse eguagliano od anche superano l'individuo nel bène o nel m11.le , nell'eroismo o nel delitto, mentre, intclletlualmente, esse scendono quanto o più basso di lui nella stoltezza o nella follia, senza mai elevarsi alla sua altezza nello. genialità. Ora, voi repulate ,•era questa ossel'\'azione, ma la spiegazione ch'io ne do non vi soddisfa., e ne tentato un·altra. Lo due, tuttavia, forse si completano più che non siono in contrasto, e io credo che voi stesso ve no avvedrete tosto ch'io abbia un po' rettificato il mio pensiero. Qui, mi sembra, si ha da aggiungere alla distinzione già. f:itla, un'altra distinzione: quella dell'aspetto qua,i• tilalii,o e dell'aspetto qualilalù,o dei fenomeni .psichici, siano intellettuali o morali. La credenza, a.lTermativa o negativa, che passa per tanti gradi senza cangiar di natura, è una quantità. montale. Il desiderio, ésso pure, positivo o negativo, la ò tlol pari e por la stessa. ragione, perchò segue una scala. continua, dalla più leggera tendenza allo.passione più sfrenata, in una stessa determinata direzione. Anche l'inlensità delle sensazioni ò, sino a un certo punto, una quantità. • Ma un'idea, in qua.nlo combinazione particolare di percezioni o d'imagini e indipendentemente dalla più o meno forte adesione dello spirito, è qualcoaa di quali– taliv<J, che dilTerisce in natura, e non soltanto in grado, da un'altra idea. lo stesso dirò del se11time11to, consi-

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