Critica Sociale - Anno IV - n. 21 - 1 novembre 1894

322 CRITICA SOCIALE E importa ancor meno che nell'articolo non si par– lasse di « classi sociali> neppure lontanamente; che di « reati » 1 e gravissimi, si parlasse soltanto per stimmati1.– zarli. li titolo di« a1>ologia cli reati ed eccitamento all'odio fra lo classi » si applica ormai indistintamente a tutti gli articoli dei giornali socialisti, qual che ne sia il contenuto. Esso, infatti, porla al Tribunale - ossia. al Cellulare. Che si vuole in sostanza 1 Che di certi argomenti san– guinanti non si faccia più motto. Che gli onesti con– cedano ai potenti l'amnistia dello loro vergogne e ,Jello lor.o ferocie. E ben inteso che quest'amni&tia non l'otterranno. Nor. Perla conquista della libertà Lo scioglimento piombato il 22 scorso sullo orga– nir.zazioni del partito socialista italiano era talmente pi-enunziato e, in certa guisa, anticipato dalla serie dei colpi di Stato che contrassegnano la storia del– l 'attu.te Gabinetto, dalla soppressione, ormai fatta c1·onica, dello Statuto nazionale e di tutte le libertà di cui il partito nostro ha necessità per vivere, che, se ne togliamo gli ultimi strati più lontani, ingenui ed insignificanti del partito medesimo, si può ben dire che esso non ebbe neppure virti1 cli scuoterne la compagine morale, che è la sua com– pagine vera. Al contrario: lo scioglimento in massa era atteso o desiderato dalla più parto cli noi come una solu– zione benefica e riparatrice. In parecchi articoli della Ortttca noi siamo venuti, nei numeri scorsi, illustrando la fisiologia, te causali, llli effetti della reazione imperversante da ormai più di un anno, che a mano a mano abbandonava ogni scrupolo e si faceva pili fiera ( 1 ); polemizzando, ora cogli amici or cogli avversarii, noi tentammo di strappare l'illusione, che era in qualcuno, che cotesta reazione dipendesse dal capriccio di un ministro, che essa fosse rivolta contro noi socialisti piuttosto per er– rori od abusi di fuuzionarii che per sua pro{>ria natura, che potesse avere carattere transitorio e fugace - e che la politica del nascondere il capo sotto t'ala, per non fai-si vedere e per non vedere, potesse servirci a qualche cosa. Chiamammo quindi a raccolta le schiere dei nostri perchò guardassero in faccia l'aspra ve1•ih.\ e la dicesse,•o intera. Il dirla, ed il dirla a tempo, rloveva salvarci - poichè « aaraopreinso vien pii, lento • - dal contraccolpo e dallo sbalol'climento del tremuoto improvviso, che tante indicazioni si– smiche palesavano vicino. La reazione, salita dal medio-evo siciliano, dal regno del feudo e del lati– fondo, da quella che ancora pur troppo potrebbe chiamarsi l'Africa italiana, e che organizzata pode– rosamente in Parlamento tiene vassallo a sò qua– lunque ministero, \'eniva investendo a poco a poco tutto quanto il paese, per le vie che le spianava il nostro dispotico ed asfissiante unitarismo accen– tratore, e. dopo essei-si indugiata nell'Italia centrate, invadeva la Liguria, il Veneto, il Cremonese cogli scioglimenti parziali e le assegnazioni scellerate al domicilio coatto, e, benchè attenuata qua e là dall'influsso degli ambienti, non risparmiava ormai più il resto dell'Alta Italia. Questa reazione si pa- ( 1 ) veggAnsl uel N. 8 delll\ Critica di quelt'l\nno: / /011ctame11t1 dello Srato oo,·qhue, e l'abott.:tone ,t~l <Urtttodt coto; nel N. li, vO'ndeavarlamentare; nel N. 14, Le le!J!Jlecce:t<mau e ù no.tra va,·ttto: nel N. IG, Le mn1.:ogne e te ,·tr:ouedel Gocen10; nel N. li, Alla r;tqtlio dtl co,1oruto; la fedtltd al JWO(lramma. polerulc:t. con Luigi Della ,.otre. li10 1meca u1no 81arco lesava - particolarmente dal punto di vista parla– mentare -- come l'esp,·essione di una politica di salvamento pe,~ il Governo. la cui posizione, scossa dal discredito finanziario o dal calante gettito dei tributi, rendeva necessario tutte le concessioni agli elementi pili reazionarii per averne l"appoggio nella difficile situazione finanziaria, la quale impo– neva nuovi salassi alla stessa proprietà fondiaria, onde sventare lo spett,·o del fallimento. E poichè questa reazione era dunque inevitabile, e i partiti democratici facevano il morto, e l'opi– nione pubblica non aveva che qualche sussulto gal– vanico di corta efficacia, tanto valeva - dice,ramo - affrontarla serenamente e cavarne, col male, anche quel po' di bene che ne poteva venire. Che era di epurare le nostre file, cli l'enderle più com– patte, di guadagnarci nuove simpatie col nostro atteggiamento fiero e sdegnoso, di non aggiungere insomma alla demolizione affatto esteriore e mate– riale, che Yeniva facendo di noi il Governo, anche il suicidio morate che sa1·ebbe stato l'effetto della reticenza e della paul'a. Ma certo, la tattica seguita dal Crispi, delle pun– ture a intervalli, delle persecuzioni alla spicciolata, era la pili snervante e dannosa per noi, data la poca tonicità e la fiacca reazione morale dell'am– biente italiano in genere e del nostro partito in ispecie. La quale poca tonicità del partito nosh'o era dovuta in pa1•te alla sua acerbità, in parte· al gran diva1·io di condizioni esistenti nelle varie re– gioni d'Italia, ma sovratutto al modo inevitabil– mente tumultu~rio col quale il partito erà stato messo assieme. E noto che, a differenza dal tedesco, il partito socialista italiano, nella sua nuova fase. e1·a stato fondato a Genova sulla base dell'adesione per associazioni, anziché per individui: il che si– gnificava la estensione a danno dell'intensità, l'ap– parenza a pregiudizio della sostanza, e un grande im– paccio ad ogni movimento, o il senso di una pesante zavo1•1·a da trascinare. Noi eravamo - lo sc1·ivemmo - piuttosto in troppi cho in troppo pochi, por quello che poteva dare l'ambiento e il paese. (') D"altronde non era sotto la gragnuola delle persecuzioni che si poteva pensare a ricostituirsi: non è durante il furore della guerra che un esercito può accingei-si a mutare le norme del 1·eclutamento e la compo– sizione dei quadri. È perciò che, sebbene la neces– sità di una riforma organica inte1·na fosse da.noi tutti sentita, nessuno si avventurava a proporla e noi stessi sequestrammo nella Redazione della 01•i– lica qualche articolo in p1·oposito,non parendocene opportuno il momento. (') La reazione ci aveva cotti troppo presto, e ormai conveniva attendere da essa, dal suo medesimo eccesso,quel che la no– stra opera non poteva più dare. ti Crispi infatti, obbedendo alla impulsività del suo temperamento, ci venne in aiuto. Fu perciò che cli 1'ltdonoi ci sentimmo tanto lieti come quel mattino ciel 22, che fummo destati dai carabinieri introdotlisi nelle nostre camere da letto e app1·en– demmo che si trattava cli uno scioglimento gene– rale. Alfine il cielo si scaricava e sarebbe cessata rara temporalesca che ci mozzava il respiro. La paresi che ci ingranchiva le membra si sarebbe sciolta: la malattia ~paventosamente cronica entrava in u11afase acuta, o si sa che, nelle malattie acute, ben più facili e pronte sono lo crisi benefiche. Poichè soltanto un pazzo foderato d'una zebra se– squipedale potreb~e pensare che un pa,·tito socialista ( 1 ) I.e men.:ogne e te t·lr:Olte del 11our110. nel n. iG gl:\ citnto. P) uno fr:,-gli :t.ltrl dell':t.n1lco Angiolo Cabrlnl, che consenti egli stesso nello. or1>01·,unlt:\ del so11pendernela 1>ubblicazloM. Lo da– remo nel proHlmo numero, cominciando a 1rauare 11rnlicamente della rlco1ttt1-c::to11e dtl partito.

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