Critica Sociale - Anno IV - n. 13 - 1 luglio 1894

CRITICA SOCIALE 201 e l'abbondanza delle suo acque chiaramente le additano. Vino e deri\'ali, agrumi, frutta, olii, tessili, riso, for– maggi, burri, pollame, uova ed anche besùh.me , ecco i prodotti che l'Italia è chiamata a. dare. E lasciamo, per carità di patria, che i grani spuntino dovo possono; tanto, da noi, nè le querimonie interessate dei deputati• latifondisti, nè i dazi protettori, varranno a salvarli. Cantiamo loro il requie, e pensiamo se vi è un pro– gramma. pratico e attuabile da propugnare per l'agri– coltura. Mutare radicalmente il nostro indirizzo militare, po· litico, economico; diminuire di almeno una metà. le nostre tasse; proteggere veramente ed efficacemente la produzione agraria, cambiando, anzi creando - perchè finora non esiste - la legislazione del lavoro. o ren– dendo meno iniqui degli attuali i rapporti l'ra capitale e Ja,•oro; colpire rabuso della proprietà. fondiaria in quanto importa. s1>roco 1 depauperamento o abbandono; sostituire all'indi\'iduo la collCttività, promuovendo o facendo, in molti casi, obbligatorie le azioni e le asso• ciazioni collettive fra. piccoli proprietari o fra lavora– tori; favorire gli scambi coll'estero in ogni maniera e togliere si alrestoro che al\'in1erno la. classe parassita degli intermediari; studiare e attua.re seriamente il credito fondiario ed agrario, tenendo presente che non sono i grandi, ma. i piccoli o le associazioni dei piccoli, che vanno aiutati; separare nelle campagne l'istruzione elementare dalla agraria, atndando questa. ad istruttori speciali - per comune o per consorzi - che, oltre al• l'istruire, dirigessero gli agricoltori o le associazioni di agricoltori e le università a.gral'ie; riformare il nostro comune rurale ed aggregare ad esso altri istituti atti a garantire la vita o il lavoro agli operai, ora in ogni modo sfruttati i aiutare, ma non con dazi 1 le trasrorma– zioni agrarie, in quanto hanno di mira la specializza– zione di colture adattate al pa.esei tendere infine ad un sistema di produzione, eho, evitando l'impoverimento della terra. e lo sfruttamento dell'uomo, assicuri a tutti i lavoratori pane e benessere. E pane ve ne ha., o ve ne dove essere, per tutti, a dispetto degli agrari-affa– matori. Questo, in breve, il nostro programma, che altri chiamerà socialista, e che io chiamo semplicemente umano. M. SAMOOGIA. IL SOCIALISMO UTOPISTJCO< 0 È risaputo che i mate,·talisti fl'ancesi del se– colo XVIII. nella loro lotta implacata contro tutte Je « infamie » che pesavano sulla Francia dei loro tempi. non sdegnarono le indagini su ciò che essi chiamavano la pe1·feUa legislazione; ossia la le– gislazione migliore fra tutte le possibili, quella che ( 1 ) li nome di Giorgio Plechanow. qut'IIIOemlgr:ito russo 1>leno di dottrina. e di spirito. non è ignoto ~i lettori della nostra. Rl– t:i,tta, la quale pubblicò glfl de· suol lnleressanll 11crlllinell:i. sua prima annata (Critica, t8!11, pag. 78 e 87, e pag. 10! e !18). Ora egli ha meuo a nos1ra dl11>0sl7.ione tutta una serie di ar– ticoli che 1>otranno riunirsi sntto Il concello e Il titolo comune di Socl<rll1-no i!d anarchtnno, nei quali è SYi1cera1a, cnn den11a bre\'IUI., la genesi e l'Intima flloaona della dottrinft soclaliata mo– derna. Del cospicuo rontrlbuto ch'egli porla cosl alla nostra 1>ropa– ganda noi rlngra1.iamo Il taloro•o esule, certi che I nostri lettori glie ne saprato gr:\do con noi. A ,.,·ertlamo che gli steaal articoli compariranno, a un dipreuo contemporaneamente,,nel So;te,i-Demollrat dl Berlino. (Nora ddla CRITICA), B1b1otec::iGino B1arco ad ogni essere umano guarentisse la maggior somma di felicità. Una 1,)1legislazione, nel loro concett~, avrebbe potuto introdursi in tutte le società esi– tanti, appunto perché verfetta e quindi la legisla– zione « naturale » per eccellenza. Nelle opere di Helvetius e D"Holbach questa « legislazione per– fetta » occupa infatti uno spazio considerevole. Alla loro volta i ,ociallsti della p,·ima met,\ del nostro secolo dedicarono uno zelo e una infatica– bilità senza pari alla ricerca del miglior pos.ibile organ3:mento sociale, cre11·01·uanam,enlo socialeJ)er• (etto. E questo un tratto saliente e ca,·attel'islico ch"essi hanno comune coi mate1·ialisti fran~i del secolo p,·ecedente, e che richiama in questo studio la nostra atleuzione. Per risolvere il problema dell"organamento pe,·– fetto della società, o, che torna al medesimo, della miglior legislazione possibile, è chiaro che biso– gnerà possede,·e una unità ,u misw·a critica, mercé la quale paragonare le diver.se legislazioni fra loro. Questo criterio deve essere di natura s1>eciale.Non si !\'atta infatti soltanto di una legislazione ,·elattva• mente migliore, ossia della migliore in date condi· zioni.: bensì di quella pe,·feztone assoluta che non dipende nò dal tempo né dalle ci,•costanze. Dob– biamo dun<1ue far astrazione dalla storia, nella quale tutto è 1•elatil•oe tulto dipende dalle concli– ;r.ioni,dal tempo e dal luogo. Or, se facciamo astra– zione dalla stQria dell'umanità. <1ualealtra bussola ci rimanei' Ci rimane l'umanità. l'uomo tn a.strallo, la < natu1~aum.ana , di cui la storia non è che una manirestazione. Ecco il nostro preciso criterio. La teoisla:io11e 71e1·fella,la miglio1·e di tutte le possibili, è quella che meglio rtsvonae alla umana « natura ». Potrii ben darsi che, pur possedendo questo criterio, non ci riesca tuttavia. per difetto di sufficienti cognizioni o di logica, di risolvere il problema; errare è cosa umana; ma appare indi– scutibile che questo problema 7JUÒ essere risolto; che, purché si parta da una nozione esatta della umana « natur·a », si è in g1·ado di trovare la le– g,slazione perretta, il perfetto organameuto sociale. •raie, nella scienza sociale, il punto di vista dei ma• terialisti francesi. L'uomo. essi dicevano, è un essere dotato di sensibili!,\ e di ragione; esso srugge il dolore e cerca il piacere. Esso è abbastanza intel– ligente per distinguere ciò che gli giova e ciò che gli nuoce. Ammessi questi priuc,p'ì, gli basterà im– piegare tutta la sua riflessione e il suo buon volere per giungere, nel tema della migliore delle legisla– zioni, a conclusioni altrettanto fondate ed inconte– stabili, quanto quelle della matematica. Cosi Con– dorcel, dalla semplice ve,·it,\ fondamentale che !"uomo è un es:sere «sensibile» e « ragione,•ole », pretese ricavare deduttivamente tutti i precetti della sana mo1-ale. • Inutile soggiungere che Condorcet singarlllava. Se i « tl\osofi :. pervennero, in queste ricerche, a conclusioni di valore indiscutibile sebbene mollo relativo, ciò avvenne solo, perchè essi, sen1,a avve– dersene. abbandonava.no ad ogni poco il loro astratto punto di partenza della « natura umana» pe1· col– locarsi al punto di vista della natu.-a più o meno t,tealiz::ata detl"uom.o del te,·zo stato qual era at to,·o tem]Ji. Cotesto uomo • sentiva• e« t>ensava • in un modo concreto, ben dete1·mioato dal suo am– biente sociale. Era infatti nella sua « natu1·a » di tenere rortemente alla pro1>rietilborghese. allo ,'lato rappresentativo. alla libel'tà iudusti-iale e commer• ciale, ecc. li « laisse:: (ai1•e, tatssez passe,· • era il grido incessante della sua « natu1•a ». In realta ciò che i filosofi francesi avevano con• tiouaìnente in vista non erano che i bisogni eco– nomici e politici del terzo stato; e que.to fu il loro effetli\ro criterio. Ma se ne servivano iocon-

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