Critica Sociale - Anno IV - n. 13 - 1 luglio 1894

194 CRITICA SOCIALE intellettuale, mar.sica ilei p,.,leLwiato tutto quanto! del proletariato la cui vita media è, per fatto vosti~o, ridotL, alla metà clel_Jlormale, il cui pane quoti– diano è di continuo insidiato dalle \'Ostre crisi eco– nomiche! Ah! quale beffarda ironia il « diritto alla vita • sulle labbra dei mitragliatori! Nella. stessa settimana, quasi nello stesso giorno in cui Carnot cadeva trucidato, in Austria ed in Inghilterra l'iugordigia degli speculatori, cho fa mancare le necessarie opere di Yeutilazione, seppelliva nelle miniere centinaia cli minatori, lanciava nell'estrema desolazione centinaia di famiglie, senza che la bor• ghesia so ne commuovesse la centesima parto di quanto si commosse pel disastro di un solo a Lione. li diritto alla vita cossa dunque cli essere sacro quando, scambio di connettersi alla difesa dei pro• fitti, ò immolato alla creazione di questi 1 Questo., diritto alla vita non sa,·ebbe mai che il diritto ma– scherato dello sfruttamento? E il diritto alla vita di un uomo non è eliso - per dich_iarazionevostra - da un pal'i diritto di un altr'uomo, dal diritto alla vita delle moltitudini 1 Chi non vo1·1·ebbeil sac1•ificiodi un individuo se con questo veramente si scrollasse tutto un regime omicida? E non mo– strate voi di credere che questo sia, quando nei giornali vostri asserile che il sacrificio di Carnot dovrà fare il successore più pensoso e sollecito, che il morto non fosse, dei bisogni e delle questioni operaie? Qua.sto noi non crediamo, ma voi lo cre– dete. (') Invocale il diritto della patria I Questo diritto ha ben fatto udire la sua voce nell'ignobile caccia agli italiani che li volse in fuga a migliaia: degoo frutto delle vostre dottrine. Ma degli anal'chici non dite che sono « senza patria »? Ed essi lo sono vera– mente, come lo è tutta la classe laboriosa, dacchè delle patrie faceste lo vostre vigne da sfruttare. Noi conoscemmo a ~lilano il Caserio quando veniva, con altri anarchici, a combatterci nelle nostre riu• nioni. Ma egli non aveva nulla della spavalderia insolente che caratterizza taluni suoi compagni. Al contrario, mite, pensoso, taciturno, notoriamente anèttuoso e laboriosissimo, rivelava una natura pro– fondamente compresa del sentimento del dove,'<!e del sagrificio. I.a notizia ch'egli fosse stato, nell'ado– lescenza, profondamente ,·eligioso collima con le nostre impressioni: egli non era pili religioso, ma era rimasto un devoto. !'orse (cosi allora ci parvo) ciò che lo separa,•a da noi era meno una questione di dottrina astratta che la ripugnanza verso quello spirito accomodante, quella prudenza apparentemente egoistica che, nei partiti che gli ana1·chici scherniscono col nome di legalitarii, sembra dissimulare qualche volta l'a– more dei propri comodi e la vigliacchel'ia indivi– duale. Tantochò noi pensammo che, dissipato questo errore, egli sarebbe divenuto uno dei nostri e dei nosli-i migliori. Ma la polizia volle altrimenti. Denunciandolo·per diffusione di manife li stigmatizzanti le carneficine (1) Veggul, fra gli altri, li MenO!J!JtrO del t6 giugno, B101meca \..:;JlnO t-:S1arco del popolo ad opera della· soldatesca, molestandolo con la sua vigilanza sino a fa('IOlicenziare da tutti i padroni presso cuL lavorava o che tutti cli lui si lodavano, ossa gli ,·eso impossibile la viL, e lo ob– bligò a spall·iaro: essa fece di lui un senza-patria, un senza-famiglia e un fanatico e p1·epa1·ò in lui - com'è suo costumo - materia per i suoi ergastoli e per lo sue ghigliottine. Non dunque in nome di principii borghesi, ma solo per scer,,ellata rappl'esaglia borghese, può es• sere oggi ingiuriato e denigrato costui. Solo il partito socialista può 1·ip1·ovarne il fatto, in nomo dell'inutilità del sacrificio, dei pretesti e delle armi ch"osso presta alla reazione borghese. Pur troppo il socialismo è sinora impotente a salvare tutti gli elementi passionali e impulsivi che la coazione ca– pitalista lancia n'élla lotta selvaggia. Esso ne a So1·be gran numero, ma assai più ne as Ol'birebbe se la sua propaganda non fosse cosi ciecamente e feroce– mente impedita dalla demenza borghese. Tuttavia in un solo caso il partito socialista do– v1·ebbe senti1·e in questi drammi interessata la prop,·ia complicità. E sarebbe o,•e non spiegasse tutta l'attività rivoluzionaria della quale ò capace. So il partito socialista, piegando allo ste,·ilc rifor– mismo e alla politica dei pannicelli caldi, allonta– ned1 da sò le nature più schiette e più generose, scambio di atfrarle nelle proprie file; la propaganda ana1·chica e gli attentati anarchici cresceranno anche per fatto suo. Di fronte al dispotismo capi– talista la classe oppressa, all'infuori dell"organizza– zione socialista, non ha che due vie: o la rassegna• zione supina voluta dai preti, o la 1·i\•olta inutile e disastrosa. Questa è il suicidio de'suoi migliori; quella è il suo proprio suicidio. FILIPPO TURATI, L' <( ornano quoMiano ll ~el Partito s cialista Fra lo questioni che sa.ranno portate a.Iprossimo Con• groi:isodi Impla. vi è quella della pubblicazionu del gior• nale quotidiano, e Corsenell'ora. presente poche altre sono più importanti por il nostro partito. A esaminare le circostanze attuali nessuno dubiterà. che il .tempo non sia.maturo per tale pubblicazione. Già. la borghesia sta. per riunirsi in un Casciomalgrado gli screzii che sono inevitabili fra a.miei ambiziosi, e so vecchi pregiudizi in allo loco non l'avessero impedito, Corseoggi anemmo un ministero Rudiuì-Zanardelli– Cavallotli. E come la borghosin. stringe sempre più le sue file, cosi i suoi organi sembrano tutti graduazioni di una medesima tinta: qualche pettegolezzo fra loro, ma poi a leggere l'uno o l'altro trovi su per giù lo medesime ideo. Nulla dunque di più naturale che contro tutti queSti organi grossi e piccini di destra e di si· nistra. uniti in coro a celebrare le delizie della ci\•iltà. presento e a invocare l'aiuto del ciclo o di qualche mi– nistro, contro il disagio che turba momentaneamente qncllo delizie, nulla. di più no.tura.le che il Parlito so· eia.lista faccia. seutire alta o continua la sua voce, uscente non solo dai tugurii, dalle omcine, di là. dove si soffre, 10a ormai anche dai gabinetti di stuilio o dallo

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