Critica Sociale - Anno IV - n. 2 - 16 gennaio 1894

Critica Sociale 'RIVISTA QUINDICINALE DEL SOCIALISMO SCIENTIFICO Nel Ber■•: Anno L. 8 • Semestre L, 4 - .lll'E•&ero: Anno L. 1e. Semestre L. &,H Lettere, vaglia, carwline-vaglia all'Ufficiodi CRITICASOCIALE:IILANO: Portici 61llerl1 V. E., 23 ,a· 11110 101111) Per MU.ANO al pub abbonaral anch• atta Libreria Dumolard: c. V. E., u, e dall'editore M. Kantorowlcz: ,,1a Manzoni, 5. Ano IV• N. ,. Non al vfflde a numeri aeparaU. llluo, 16 gennaio 1894. la nostraAmmlnlstrazlonehacomlnolatoa spedire la QUITANZA a mezzopostalea quel pochi ritardatari checl dovevano tuttora l'Intera annata 1893. Non pochi desideranoessisteul - e ce ne preveMero- questomezzo di rlaconlone,che Il esoneradalla noiadi recarsi o di mandarealla posta. Ad ogni 11odo neS8Uno vogliaravvisarviunatto di coazione o di diffidenza. È soltanto una necessità di regolare ammlnlatra– ziote dt chillllere entro Il gennaio le partite dell'annoeeasato. Perciòanchecoloro ohe debbono soltanto un semestreo un trimestre aono vlva■ente pregati di volerlo spedirecon solle– cltudlne. PEL NUOVO ANNO "leggete it, fine tlel fascicolo. SOMMARIO Attualità. La Stcllla 11110t·ta (LA CRITICA SoclAU). Su un tuo dl tYtlOIO (Pror. AXTONIO LAUI\IOLA). La bQrghuta nbdtca (Flt.Jf'PO TURATI). Lo ,taco a·cu,e<tlo; lettera slclllt\lll\ al cav. Crl1pl (ZOLPANEl,LO), Studt soolologicl. Le tr<mfe del rt!gime borohue: La c1wa dtlla qhma,Uca ~,. un popolo di atramatl (MKRCURIO), La dcmoc,·a.ila racllcale Italiana (UN GREOARIO), L'ambittlltl' at•llJIClale: Teorìll della lolla di claS!e, III (Rne) (P. l,.1.– PAROUB). La concorren,a del laaioro (Dott. CBLl!.STIN'O LOY). Fllotofta, letteratura • varietà. Il brtndl&t dd ,octtrll&tl ,.... ,. Pul>bUco..itcml ~,.,:mute In dono. BU>ltoteca di proi,aganaa. LA SICILIA INSORTA Sembra abbia avuto fortuna, in questi giorni, nella pubblica opinione, e ne troviamo qualche trm:cia negli stessi giornali socialisti, il concetto che la questione siciliana sia qualchecosa di assoluta– mente a sè, un frutto del paese, un prodotto di cagioni e di malanni locali. A quelle rivolto si è imposto il nome di • rivolte della fame», con ciò intendendosi, o potendosi intendere, ch'esse po– tranno essere domate e paralizzato per sempre con qualche provvedimento sui contratti a~rari o sulle opere pie o sui demani tuttora indivisi. Che in questo errore amino culla1'Si uomini e ,giornali rapp1·esentaoti l'opinione.e l'interesse bo,, ghese, lo concediamo volontieri. E naturale che la borghesia italiana, sentendo i primi boati ciel cra• te1·e che si apre ad inghiottirla, ami localizzare, nella sua immaginazione, il pericolo fl>agli angusti confini d'un isola, dove è facile porre e mantenere all'occasione il cordone sanitario dello stato d'as– sedio. Ma sarebbe cosa perniciosissima se nello stesso errore di diagnosi cadesse il partito socialista, poi– ché ciò lo indurrebbe in errori d'azione e sopra- tutto d'omissione che, in questo.momento delicatis– simo della sua vita, potrebbero riuscirgli fatali. Infatti, se il malessere siciliano è dovuto a cause strettamente locali, se quelle non sono che le ri– volte della fame, allora sarà naturale che il par– tito socialista, come tale, se ne disinteressi. Tut– t'al pitì esso vi pol'!erà quel concorso di aiuti che ogni sventura popolaro reclama, come farebbe per qualsiasi info1•tunio. I suoi uomini non dovranno essere che moaerato,·t o pacificatori ciel moto - per usare due parole che furono troppo da noi in questi giorni ripetute - e non avranno altro da fare. Ma se invece la guerra civile scoppiata in Sicilia è uno schietto fenomeno della lotta di classe da noi · riconosciuta e predicata; se la sollevazione dei con• tadini siciliani ha in sè, se non la forma, l'anima socialista o presenta almeno la possibilità di insuf– flarvi quest'anima: se quella che si chiama la que• stione siciliana non è se non la questione italiana, anzi la questione mondiale dei lavoratori concul– cati e derubati dal dominio di classe; se la repres– sione feroce con cui la borghesia, calpestando tutte le sue leggi o i principii onde ostenti\ derivare la sua stessa esistenza, lacerando Slatuto e preroga– tivo parlamentari, respingendo colla forza brutale il controllo dei mandatari del popolo al suo despo– tismo non ligi, imponendo poteri e tribunali arbi– trarii, imposturando cospirazioni e tradimenti che ben sa menzogneri, fucilando un popolo inerme e seminando le piazze di cadaveri di donne e di bam– -bini, so cotesta scellerata repressione non ò altro che il prodromo della insurrezione borghese contro la volontà della maggioranza proletaria che si ma– nifesta e si avanza - se infine co11a insurrezione siciliana e collo stato d'assedio si è davvero inau– gurato il gran dramma della rh•oluzione economica che avrà nei primi anni del venturo secolo, in tutto il mondo, la sua soluzione socialista: in allora il nostro cuore e la nostra azione devono essere con quei supposti rivoltosi, che non esercitano se non il diritto della legittima difesa proletaria in quel modo che le condizioni di educazione e di ambiente oggi consentono loro e sono oscuri ma legittimi a,·aldi del nostro trionfante ideale. Allora, !unge da farci belli - come vediamo farsi da alcuni nostri compagni - delle llt/'ese che fanno di noi certi giornali radicali, i quali stampano a grossi caratteri che noi • detestiamo la violenza » e che non noi fummo i sobillatori, ma la fame che non ragiona; noi dovremmo, quelle difese, sdegno– samente respingerle. Si, noi non fummo i sobilla– tori di questo o quel parziale ammutinamento, di questa sassaiuola o di quell'incendio: questi fatti speciali ripugnano al nostro programma e alla no– stra tattica e solo la mercenaria mala fede degli sgherri del potere ce li può attribuire. A nessun uomo, a nessun partito può spettare la res1>0nsabi– lifa degli accidenti di una sommossa, delle forme in cui si manifesta nei singoli casi l'ira e la clispe-

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