Critica Sociale - Anno III - n. 11 - 1 giugno 1893

170 CRITICA SOCIALE Essa pretendo democratizzare la monarchia, dandosi il lusso al tempo stesso di una monarchi& che si at• teggia a legittima. Mentre spremo cosl le ultime rorze ,·itali della democrazia, adopera i degeneri eredi di Mazzini o di Garibaldi a rorliftcare militarmente l'Italia per fa.rno una potenza del Modilorranoo pari alla Franei:1. Ma gli strumenti suoi, i radicali, hanno sostenuto con la.lo fervore gli interessi della borsa, che il disastro della produzione non potrà mancare. La confusione po– litica croata dalla borghesia diventa pericolosa au·a– narchia della produzione. Essa perciò ra una conver– sione e, abbandonando la grande politica universale, si accosterà sempre più alla fredda politica degli interessi. ~la allora anche in questo paese, che gettò la prima luce di umanità moderna rrn le tenebre del medio evo, Il prololarlo.lo moderno sorgerà. eosl torlo da stri– tolare le b aracche di cotesti suoi manigoldi. La borghesia coll'occupazione di Roma chiuso politi– camente la sua fase rivoluzionar\R. in ·Europa. Essa ora proclama Il sorgere dolio. torzn Roma.. Mn. come la. Chiesa del modioe,•o non fu che l'ombra. dell'antica domina– zione, cosl lo Stato borghese dell'Italia odierna., colla sua corruzione democratica,con la. sua burocrazia e la sua. polizi&. non ò rhe la carica.tura di tutte le lotte storiche che si s,·olsero sul terreno italiano. Quel che Dante disse della Romadel papi, ben si può applicare alla nom& della borghesi&: Ahi. lt'.r't'll 1tall11., di dolore Ollello. Nau stnu nouhlero In gran tempesta, Non donna di pro,lncle ma bordello! AbA)t MAURIZIO. (031111. 0.11UcM Worte di Vienna; aprlle. Tradut. di P. Martl• ;ntUJ), IL PROLETARIATO AGRICOLO ed Il toclallt■O ■elle c•■PIIH Il. A bbinmo visto che, delle ,•arie o complicate forme di sfruttnmonto ag1·icolo,. s~lo una, o a pml~ Ql~ella cho do1-hradalla tT·as1>0s1z1ono o dalla applicazione del metodo industrialo alla produzione agraria, provoca quoll1l roaziono nm1>ia.completa, ~rganiz– zata cho 111fo1·ma il principio della bat!aglia socia– lista. E insomma la classe dei braccianti quella che costitui$0 il vero IH'Olotariato dolio campagnej è da ossa. dal suo sviluppo o dalla sua organizzazione che noi possiamo altend_erci un aiuto po_tente. So!· tanto essa è una materia che può p..'llJntaree n– brnro al contatto dello nosll'o idee, che può orga– ni1J.arsi sulla forma dello nostro ideo. Noi dobbiamo dirigere il nostro sfo17.oso,,,-a ossa; le classi dei mez1.adri o degli aOltlaiuoli sono ref1-att..·wic: i~ si– stema di sfruttamento feudale cito le costituisce fo1·mauua specie cli isolato1·0che arresta e spezza la co1'1'Cntodelle as1>irazioni-, dello ideo moderne i o ad osso ò impossibile l'organizzazione. Noi dobbiamo basare ed adattare la nostra pro– p..,ganda agricola sulla classe dei braccianti. Esaminiamone dunque il ca.ratiere o lo condizioni di vita o di fo17.a. . .. Percorrete le campagne dell'Emilia , del ~lanto– vano, ecc.: voi lo ,·edroto sparso di ca.se: sono le ,•ecchio caso coloniche occup:ito un tempo dai mez– zacll'i o dai llUaiuoli. Un tempo <1uostocase sparse por i campi contenevano tutta la popolazione addetta alla produzione ag1•aria: ornno mozzadl'i, boari, a famiglie patriarcafmonto numoi-oso, che bastavano 81b1ote a G ro 81 reo alla colth•azione del fondo e cho l'a,·e,·nuo a buoni patti. Ora invoco nttavoli e mezzadri scompaiono: questo caso sono occupato dngli ngonti, dai guar– diani, dai caporali. oppure da coloni ad uOlci più ristretti, a patti pili aval'i, di modo che il mono– polio della p1·oduzlone, in,•ece di p.,1·tirsi fra padroni e coltivatol'i, cada intierarnonto nello mani dei pa– droni. Il segreto di questa tra.sfo1·mazionosta nel fatto cho la formazione della classe dei t,raccianti offrh•a ai possessori della terra uno strumento più potente di sfruttamento. Infatti, mentre prima la classe dei collh•atori permaneva ed era contenuta nei rondi, voi ossenate ora in questi paesi un fenomeno nuo,•o. Voi ,•odrote i p.1.osetli, lo piccolo citfa di p1'0,·inciaaddensato di lavomtori campestri che non sono più attaccati alla terr:1; che di giorno oscono a hwo,·aro n prezzo nelle ca1npag11e ed alla sem rito1·nano nl paese; che durante lo epoche dei lavori vivono sulla to1·1-a e noll'invorno no sono allonta– nati, esclusi; che alla terra J>(l1'tnno soltanto il loro lavoro por ~ol'n0 esclusi al termino di questo, corno gli operai industriali dalle ofllcino, senza godo 1'8 tu tti i piccoli vantaggi cho la permanen1.a o la p.ll' teci))aziono dit'etta assicumva ai vecchi . coloni. Questa classe che si ingo1p nello piccole città. ove forma dei tristi stagni d1 miseria, è prodotta da duo grandi correnti. Da una parto l'aumento della popolnr.iono pc1manonte dei coloni, favorito dalla condiziono dei vecchi patti colonici, produs.se un superfluo di famiglie coloniche, che non tro,•ando più posto da occupare nel vecchio sistema agrario dO\•ottospostarsi tn un nmbionle o ad una funzione nuova. D'altrn parte l'immiserirsi della piccola borghosiR.dei paesetti o dt,llo J>iccolecitt..\ e lo svi– luppo della ~rande industria o del commercio dei grandi centri. dh•enuti fornitori di tutta la prociu• zione industrialo, dcp1'0SS8gli opc1-aisolitarii dei piccoli paesi, li fece ridiscendere la scala della e,·o– Juziono economica, respingendoli nel proletariato agricolo. Cosi lo nostro piccolo città secondarie di 1 >1-ovincia Jll'esentano un doppio fenomeno di ma– osso1'0 e i depressione economica: l'invasione dei confadini che perdono il loro posto nel vecchio si– stema roudalc, o il J>rccipita1·0degli OJ)Oraiindi– pendenti della industria al lavo1·0ngl'ar10. E questa specie di flusso o 1·iflussoeconomico si allarga o si spando con 1·apidit:\vittoriosa: la pl'osou1 ... 1. di un primo nucleo di quost..1.nuova classe basta a far decadere con la sua concorrenza il vecchio sistema feudale, a snatu1,wlo dalla sua forma, a renderlo pili a,•a1'0,pili pesante, col passaggio dalla me1.1.ad1ja allo formo dei te17,aroli,dei scstaroli. Queste forme non sono che una gradualità di dissoluzione; la :1~t:1~~i !~-a.:_~n~e~~ a;;~i~nt~~.r!11~i11~m:;; più che un'ombr·.1,una nebbia, che il p1·imo vento di una crisi economica spazza via. In certi paesi dell'Emilia, dol Mantovano i braccianti costituiscono gli otto decimi, i no,•o decimi della 1>0polazione. Essi fo1·mano cosi dei ,•ori centri rivoluzionarii: addensati noi paesi, premendo colla loro massa il resto della 1>0~lazione,saturati del lievito rivolu– zionario dei CJttadini decaduti o dei detriti della borghesia (in un J>acseio ho h-o,•nti ridotti alla condizionodi braccianti figlidi maestri e di bottegai), organiz1,ati dalla comunità di funzione e di miseria, essi formano una mass.i.sempre JH'Ontaall'assalto, che non può mettere lo suo speranze che al di là. della 1·ivoluzione. Le 101'0 condizioni sono torl'ibili. DivorsiHcate allo suporllcio dallo variazioni di ambiento, di abi– tudinì, cli usi, osso }H'esentanodnppcl'tutto duo linee fondamentali. L'una è la miseria della mo1·cede

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