Critica Sociale - Anno II - n. 6 - 16 marzo 1892

02 CRITICA SOCIALE dete l'inutilit..\ dell'insegnamento dell'igiene: tutti sanno che il tabacco o l'alcool fanno male, ma tutti - compreso chi scrh·o - rumano e bernno sen1,a tanti riguardi. l.,e ideo astratto non sono motrici o debolissimamente; ma sono in\'CCO potentemente motrici I.esensazioni o quin<li anche le imagini. Tutti S.'\nnoche a salii-o sop1-::i un ll'1unn1,v in corsa si rischia di rracassarsi lo osM1; ma tutti salgono egualmente: se però accado di vedere alcuno, che in uno di quei tc11fatiri ru1.z,)li ill tc1·ra. gli spet tatari per qualche tempo non metteranno pili piede sul la 1)1 ' cdella.so non ò ilnmobilo come lo scalino di ca.sa. Poi l'immagino si nme,·oliscc col tempo : o l'uomo ritorna alla primilim imp1'0,·idenw. 1.·uomo é socialmente un bambino: non è pili adntto a menai' ,•it.'l sociale da s~. cho non sia il bambino alla vita individuale. 1:csporienza del pas- 1-ato I> bene amai':\ su quCiitOpunto. Noi non ne facciamo ncs.sun lamento, po1x:hò i11quello stato 1rignomn1.a era fatale ehe cosi do,·e~ accadere; noi siamo disposti a chiudere i conti col passato; mn non a riaprirne un alfro con l'an-cnire che termini in un nuo,·o e pili dis.'\Sh'OSO rammento; che sarebbe anche pii, vergognoso. pcrchè con ben alfro capitale di idee avremmo cominci.do. Perché una cliffe1-cm:a 1ra l"nzione degli i ndi\'idui e r;\1.ione dello Stato è questi\: l'azione degli indi– vidui S.\1'.\scmp,-c inadcf{uata, rp1ella rlcllo Stato può non esserlo. So è impos~ibilc 1111 J)OJ)OIO di :\lontes<1uicu, è molto piit facile trovai-o un Montesquieu. un uomo di , fato. che aiutato da collabo1-nto1·iintelligenti e ;,(,'\pienti,possa mani.onere le funzioni di una 80Ciet,\ in una cc1·la :u,nonia. li problema serio sm'à quello di h-ovar modo di ~nidn1>e,do,·e si nascondono, cotesti buoni uomini di Stato: e cc1·to io non mi 1frolgc1·ci 1101·consi• glio ai professori di diritto costituzionale delle Uni• \'Orsi!,\ italiane. :\la in ogni mo<lo ò certo che. se lo Sinio guidato da un uomo supcrio1-o può evitare c111eimali, tanto pili cho In lun1:,,aesperienza del pa.s...,,to ci ammaestra; i citlndini ablxuulonnti a loro stessi non po1ranno mai che accumuln1-o confusioni su confusioni, malaltie su malattie. lo rono rcrma– mcnle per.maso che in ogni J)Opolo. s..11\"o queJli del tutto rifiniti, c"èsempre un co1·tonumero di grandi uomini a spas.so; la questione l> di scomrli e h'O,·ar l01'0un'occupazione dcf!na di 101'0. . . . E cosi sono ,·ano le paure dello Spencer sulla schiaviH1 futura. Se la schiavitl1 consiste - come egli la definisce - in un lavo1·ru·c 1>01·gli nltl'i, oggi siamo gii1 tutti un poco schiavi; oggi che tutti dobbiamo l:worarc almeno il doppio di ciò che sa– robbo necessario, 1>e1· pngaro l'enorme irnposta che il capitale ha messo su tutto. Non c'è bisogno di ripetet'C nncom una volta la dimostrazione gH, tante ,·olle data: che l'interesse del capitale 1-aJlpresenta un lavoro alfrui riscosso con la rorzn, né pili nè meno che il pedaggio del signo1-o feudale. Bib iotP.C'c Giro 81c reo Menh'8 costringere un uomo a armoniz1.a.1-o il proprio lavoro con quello degli altri uomini, non è sottoporlo ad un giogo. Quosto è realizzare un prog1'CS80;passare in uno stadio superio1-o di evo– luzione; P,'\ssare dall'omogeneo all'cterogenoo, dnl– l'indistinto al distinto, dall'indiffc1·cnziato al clHl'e- 1-0111.iato. L'atomo che esistesse da solo, sa1-obbolibero; ma appena aOèrra nel suo volo un altro atomo simile o <liffcrcntc e ro1•mala molecola di un 0011'l0 sem– plice o composto, entm a far parte di un sistema e i suoi movimenti sono sottoposti a una legge. La cellula primordiale, rameba sono libc1-o:ma quando un ammasso di cellule si vanno raggruppando in un unico 01-ganismo, diventano p.,1·zialmcnte schia\'0 runa dcll'altm. Gli animali carnivori che vi\tono da soli ~ouo lìbct·i; ma gli ani inali crbh·ori che si uniscono in società 11011 sono più libcl'i. Se rinf!– nito della matc1·ia non fosso che di ntomi liberi, sa1-cbbo il caos e null'altro; se la vita 01-gnnicanon 1-acchiudosseche un'immensità di 01"gtrnismimono– cellulari, solo il primo barlume della vita J)Sichica anobbo 1•irulsosulla tori-a; se il mondo animale fosse tutto di animali solitari, inve<:oche la ch·ilh\ non anommo che <tuelli isolati di esseri in lotta J)Cl' i\ Cibo. Sono una mcmvigliosa c1-caziono il COl'J)O e lo spi1·ito umano? <1uestovortico di una ,·ertiginosa miriade di ru11.:ionielementari, cho finiscono in un mci-a,·iglioso equilibrio, come lo note di mille stru· menti in una g,-andiosa sinfoni!l1 Eppm-o tanla me– t-aviglia non si ò ottenuta che con una rc1·1-oasub– ordinazione e coo1-dinazionc llegli 01-g:rni e delle funzioni. Una puntu1-a al cuore o il pensiero di Aristotele ò SJKmto per scmp1·c. Nel cori)() umano non es.istc quella libc1·tàche Spcncc1· ,•or1-obbonelle socicfa; anzi lttmndo esiste, quando gli organi si mettono a funzionare ciascuno por conio p1-01n·io. comincia ln malatlia: esito fatalo, se non si rimedia, In morle. I~ sh-.rno in veri!;\ che il pe nsnlo r-o,a cui si deve l'idea dogli 01-gnnismi sociali, e.ho anzi ha cinto a <1uesta idea un valo1-ocosi prociso, come molli non !ti risolvono ancora ad atlribuirlc, si sia 1)0i tanto prooccupato della schia\'itù rutm-a. J.,a schiavih:1 si ri.solrn in un parassitismo del pad1-onc sul serrn: ma chi dir-ebbe che il cervello è pamssita del cuore! Del resto e una < 1ucstionce.ho si disculo più per 1·ispotto umano, cho J>er una imporinnza ,-cale. Li• bori,\ o i!ChiaviH1, che c·imporla? Sono 1>,.wole ti-oppo astratte o genernli, porchè non si possa forvi rien– h-a1·e,sotto l'una o sotto l'altm, una moltitudine di ideo e coso contrarie. Lo scopo della vita è la re– licità, forma sup1-oma di adattamento degli esseri allo condizioni della Yita: non la schiavjti1 o la liborlil. Ma bisogna discuterle, queste questioni, perché alla sola p..11-ola di schiaYitl1 si ris,·oglia una folla di ripugnanzoereditaricchespa,·cnL1no gli ingenui e li ranno sordi a tutti i ragionamenti, corno i ca• ,•a.lHim1>01111ati uon sentono più la frusta. Cosi è

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