Critica Sociale - Anno I - n. 15 - 20 ottobre 1891

CRITICA SOCIALE 239 nelle strade, non ha bisogno di quel tempo obbligatorio e che, se anche finora ne avesse avuto bisogno, come tutto si trasforma, anch"essa, la canzone, di natura. così vivace, poteva trasformarsi senza derogare alla tradi– zione, la quale, ripeto, non sta nello formo o negli ar– gomenti, ma nello spirito che dà loro vita. Como un ragazzo il quale abbia, a<l esempio, voca– zione per la pittura, comincia da.gli sgorbi, incunaboli 1>erpctrati sui libri di scuola o sullo pareti, così un po– Ilolo non ancora adulto, che ha indolo spiccata por la. canzono, comincia dal cantare canzoni che mancano quasi sempre di nesso e persino di senso comune, senza parlar di forma. Ma poi, corno il ragazzo impara l'arto l)•oqucntando dei maestri e 1n·ogrodendo nell'olà, così un popolo, fa.Hoadulto anch'esso, perreziona le proprio canzoni « a regola d·arte ». E avviene allora. tutto il contrario di quello che, p1re, i miei buoni amici erodessero, pur restando illesa. la tradizione, cioè l'indolo, anzi rinrorzandosi. La canzone, porrozionata, non va lliù dalla. stra.da all'intorno dello case, bensì dall'interno delle ca.so alla strada.; non è più il monello cho butta là una strofa contorta. per quanto piena di spirito, ma ò BCrangor che raccoglio questo spii-ilo e Io ripresenta in una. strofi.\.c1·arte; non è più il pesca.toro napolitano che geme un canto alrin• namorata. morta, in versi poco logici per quanto vestiti di melodia aggraziata., ma ò Cottra.u che scrivo la Fe– ncsta che tucivi e mo' 1wn luci. N,l.poli o Parigi cc lo insegnano ogni gioi-no, elci resto. Là la canzono è in flore. Ma ò rorso la strada che la fa.1 No; sono gabinetti da. studio ove si rin– chiudono poeti o musicisti. E la si canta poi nello strade i - Sì, ma fino a. un corto punto i poichò nello str ,l.do , cioè dal popolino, dalla plebe, so no canta ap– pena qualche strofa., quasi sompro la. prima. Chi vuol sentirla. tutta, una canzone, anche là., dovo ricorrere ai cantori ambulanti o ai ritrovi che no ftl.nnocommercio, o entrare nelle ca,so dovo, intorno a un pianoforte, si adunano poeti, maestri, dilotta.nti e così via. È orroÌ-o dunque anche questo di credoro che la can• zone sia fa.tta assolutamente per la 1lrada perchò venne dalla strada. La. canzone, donnetta. di spirito, va sopratutto coi tempi. Quando non aveva alloggio, si ca11isce .... i\fa, oggi che lo ha., non vuol lasciarlo, tanto più che essa sa di poter uscire a spasso a sua posta o cho di fuori c'ò chi non chiocle di meglio che di fa.rio compagnia. E il clima poi non c'entra per niente nella minore o maggioro vitalità della canzone d'un popolo! Certo i soliti ciarloni, i quali riflettono poco o son sempre pronti ad avversare qualsiasi iniziativa, appena spuntò questa della Canzone lombarda, si diedero ad escla– mare: « Una. canzone a Milano!... Ma chi volete che la « canti nello strade L Noi a6biamo un clima che ci e obbliga. n vivere duo terzi dell'anno tappati in casa! ... e Figurarsi! » E i milio beoti la erodettero una ragiono seria., come so a Parigi o a Londra o a Berlino, ecc., il clima non tosse più.... tappatore ciel nostro, e la. canzone non vi fosso pur tuttavia in voga! Che più! ... Hanno canzoni perfino i Finlandesi e gli Esquimesi!. ... Corto non lo canteranno molto all"aria ape1·ta; ma che importa., se lo cantano poi moltissimo tappati nello capanno, alle dolci riunioni famigliari, o nelle taverne inter pocula ! · B1b1ot ;'j no Purchò la canzone venga cantata, lo sia all'aperto o al chiuso, è evidente che lo scopo è raggiunto. E dato dunque o non concesso che a Milano si fosso dovuto cantarla sempre al chiuso, era lo stesso, o l'i– niziativa. era egualmente da incoraggiarsi. Ma, non ba– stasse la differenza fra il clima nostro e quello degli Esquimesi e dei Finlandesi, i eia.rioni e i beoti poto• vano facilmente risparmiare di <lire o di credere una. corbelleria se - in maggior buona. fodo - avessero prestato maggiormente orecchio ai rumori dello nostre stra.do meneghino dovo - malgrado quel clima. la. severità. del quale ossi vorrebbero rosso eguale ali:\. loro quando s·impancano a giudici altrui - da mattina. a sera si cantano canzoni.... specialmente napolitane !... Sicchò,so vi si cantavano canzoni na.politane, i ciarloni e i beoti severi potevano sonza grande sforzo di longa– nimità. ammettere che vi si potovan cantaro anche lo lombarde. Ma pur troppo non v'è peggior sordo di chi non vuol intendere! Ho dotto che quella maggioro importanza data alla strada. dal 11rogramma, o cho rivela.vasi chiaramente dal « tempo cli marcia» obbligatorio, tradiva l'epiteto di «popola.re• dato alla canzono, che in tal caso più corretta.monto o lealmente clovca dirsi «plebea». Nessuno più di mo ama. o stima lo plebi - special– mente da molti punti di vista, come quelli della, resi– stenza al lavoro o dolio spirito d'abnegazione - ma dal momento che si era. detto « Canzone popolai·e », cioè « del popolo » la canzone doveva appartenere a tutto le classi della. naziQne e non piuttosto a questa che a quella; sicchò non si poteva nè si doveva fa.voriro piuttosto la strada, che la ca.sa o il palazzo, corno, ri– peto, eia quel « tempo di marcia» obbligatorio pur h'OJ>poappariva. So un·errata interpretazione della tradizione ci diede quindi, oltre alle restrizioni già.accennalo, dolle canzoni falso d'ambiente, l'interprotaziono errata del pari circa il cara.ttero po1>olaredella canzone impedi a molto di nascere. Ma.dovea essere fatalmente così porchò in fa.Hocl'arte ogni regola, ogni teoria, ogni restrizione possono essere di giova.mento - o non sempre anche - soltanto a quel singolo artista che so le impone per proprio uso o consumo come un metodo più o meno confa.conto di igiene; non all'arte in generale, la. vitalità della qua.lo risiede invoco appunto nello sviluppo svariatissimo di tutti i tempora.monti. L'arto è pa.csa.ggio libero, non giardino inglese. Figuriamoci la canzone, poi, dalla na– tura. cosi birichina.! Ma si consolino gli amici Crespi e :\fangili ; nella loro brama di dar impulso non solo a. un ramo dcll·a.rtc, ma di volerlo foggiare secondo i loro ideali, sta }}Cl' me la. prova più evitlento della. loro attitudine, porchò tutti quelli che iniziarono qualche cosa, cioò la. gente vera– mente viva, ebbero sempre questo baco nel cervello, fino al punto di prestar talvolta il fianco alla. celia quando, invasati da.Iloro baco, dal loro da~là, por di1'1aalla francese, sudano quaranta ca.micio per far credere che le loro teorie sono lo solo buone, e atrerma.no , come lo Zola, che fuor del naturalismo non v'ò lettera.tura.; o, come il nostro compianto p1:ofcssorRizzi, che non vo n'è fuori del classico; o, come il Sarcoy, che non ve n"ò fuo1•idel romantico! ... Mentre ogni uomo cligusto leggo volentieri e ammira del pari lo opere di llugo e di

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