Critica Sociale - Anno I - n. 15 - 20 ottobre 1891

CRITICA SOCIALE 23ì dol loporo; ò scemare d'un altro terzo e più il campo su cui la. canzono dove s,·ilup}HU'Si; ò precluderle mfaltra uscita verso quoll"olomcnto popolare al qualo ò o,'i• dcnto rho con giustissimo inlonto, ma con non pari t.liscornimonto noi mozzi, voi intendevate eho essa. si ri ,·olgcsso ! Questi gli orrori principali quanlo alla parte poetica. Quanto alhL parto musicalo, fu errore (sempre a parer mio) il fissare Il e lampo di marcia•· Questa rcslriziono, elio già. impodi\'n. ai pooH l'uso di metriche riluttanti a modellarsi su quel « lompo •, costrinse poi i macsiri ad abbandonare dei versi che non vi si t>icgavano- o cho essi, all'incontro, n,•rcbboro proforilo pcrchò tali da ri– svogliaro il loro oslro - por 11oi vestirne altri che <L <1ucle tempo» si piog1wano, ò 'voro, nm cho i ma.ostri frovavnno mono ntti 1uJ ispirarli o cho essi acceU::wano e tan!o ))Or concorroro », scnz:L 11assiono. Ora, in a1·lo, come in ogni imJH'esa. umana, quest'ò leggo sicura, como raltr:L dolltL lilJert:L: ciò che si f;L senza. pnssiono ntLSco poco vitale; ed ò 1>erciò clic "'agncrdicoacutamontoccho lo regole non devono ucci• doro lo leggi ». ~la, anche per la canzono lombarda, accado pur lr'OJ>J>O quello cho accado sem11re in Italia. per coso di ben maggioro importanza., ad osem11io per la libertà di riunione. La legge la. dà., sicuro; ma. il regolamento dello qucsl uro, 1-cgolando la. logge, la uccido! Insomma, il proira111ma lici miei carissimi amici pro– moiori mi J>ar\'Op1'0Jwiosempre un 1>0'come cc1•tipc1'– messi di pubblicare giornali, rilasciati da ceriigo\'Crni: e Purchò 11011 Jlarlinte di politica cslcrn o interna o di « ,1uistioni $Mia.li; pnrchù non discutiate la religione, « o gli atti dello supol'iori autorili1, nò riferiate no!izic « che J)OSSanoCOllllllO\'e1·0 l'opinione 1>ubblica; Jllll'Chò « insomma lllt\l'Ciato tutti SOCOIHIO il« tom1>0 » che batto « io, OCCO\'i l licct! ,. MtL il «: lompo lii llltll'CÌ1L » pol'tò anche un n.lfro c.launoali" can1.ono, llOichò osso aiutò nei m:tesfri no• slrani lo svihtJlPO di r1uol llOrnicioso baco ch'cssi hanno gonero.lmento in go1·mo noi loro cervelli o che li induco ad esser sompro chiassosi; a cercar sempre 1·occasione di fnr sfoggio di orudiziono e di impnsti; a voler sempre, insommn, poni iflcaro, cioò {diciamola., la parola) a. voler sempro esser 1>osnnti. Dato il e tem1>0di marcia• ò naturnlo che ai maestri balenasse 1>il1 racilmcnto l'idea. consueta. di far m,o e abuso di trombo, tromboni, ccc., di gonfiare una can• zonotta. a grnn cornlc, che non il concetto pili. squisito di aUonersi al carnttoro somplico o incisivo della can– zone, valo a diro quello della nota- o parola, del sotto,. lineare, del lnscinr capiro il signincato dei versi, dell'a1>– plicaro insomma la convinzione che, specialmente nella. cnnzonc, l'imJJOr1anza doll:L p:.1rola ò massima; che oss., no ò l'anima o la musica il corpo; o che, como un cor1>0 senz·animt\ non può vi\•oro, cos\ essi, sorrocando h~ 1><l· 1-ola, finivano col lll'OSontaro dei.... cadaveri! So \' 0 Ò qmLleuno, che, a mc - 1101-chò ])Oota.,sostengo qucstn. tosi - volesse ripetere il vecchio adagio del « Cicoro 1wo tlomo sua», gli consiglio di leggere in uno dogli ultimi n1111101'i dolltt Ga::ctta Musicale (giol'llalo di musicisli 1 c111indinon sospotto) l'articololto d'un mu– sicisi1Lche rigtmnla. tippunto !ti Can::one lombarda. E lcggorìL in quall'itrticolotto: che « il valol'e musicale del.la can:one è relativo e p,•ende sapore dal m0<lo e dalto spirito co,i cui &i llico,w le pa1·oledella poesia. > . Sononchò, porchò gli esecutori alJbiano a clfrlc, con,•icn cho la. musica anzitutto permetta loro di farsi in– tendere! Ogni olJIJioziono,del resto, circa l'importanza. massima della pnrola. nello can1.oni cado dinanzi alla. nessuna im– portanza. rho si diede per gran tempo alla musica delle stesso. J poeti, il grando Bcrangor per il JJrimo, componO\'uno il più dello volto i versi su e arie > gfa noto, J)Orchò ado))crato JlOr altre canzoni, e il Jl01>olo ricanta.\'a lo nuO\'Osu tali « ario > senz;L rarno gran caso! Lo restrizioni del JU'ogrammtLoltre allo conseguenze dirotto noh~to lln qui, 110 JH'Odusso1-o un'u\lim,~ indiretta più doplo1·ovolo llllCOl'!l, <.:hiusi dti tutto lo 1nu·ti, confina.ti su uno stretto campo ll'o11om1.io110molli pooti o molti maestri, posti 1Ldisagio, crodoUoro 1u·ovaro un:~ \lia. di scampo noi• l'abbrancarsi ii quoll:, elio il p1'0gl'amma indicava come tradizione o non 01·: t.i n\'OCOche :u·caismo. Cosl sallarono fuol'i quello can1.oni di J•'i'laudiere, di Colc,·itti, ccc., 1>0rchù1>ooti o maestri 11cnsarono che <1uclliornno :u·gomouti tradi1.ionalmontc J>Opola.ri.- i:; s'ingannarono, 1>e1-chè la tmdizionc della. canzone spe– cialmente non sta nel suo argomento, ma nello SJJirito con cui esso \'icn trattato. Gli argomenti passano, lo spirito no. t:sso si trasforma, O ,·ero,ma consornL scmJH'O la proJHfa indolo. No volete 1111 csom1>io? Pr-cm.lolc lo can1.oni satiriche f:Lltc contro gli ausfria.ci quando 1>aternamcnle ci as– sassin.L,':tno. In osso c'ò ,lo s11irito, l'indolo lombarda, nC\'\'01'01 Por bacco! .... r; così spiccati che subito capito che tali cam:oni sono affatt{) tli,•erso da.quelle che ,,ua– lunquc alfro JlOJ>Olo disgraziato, nello identiche condi– zioui tic! I.ombardo, ha com1>osto o 1>oll'cbbocomporre. EIJhcnc, oggi chiamoroslo l'orso seguir la tradizione il l'ifuro una. canzono saliric;L contro il paterno regimo :.u1sll'inco? Cho!... NÒppm· 1>crsogno? Gli tLustrinci so no sono antltLti di LomlJardia. o quel• l'argomouto so n'ò dun<1110 andato con loro! Per seguire itweco din•\lel'O la. tmdi1.iono dO\'l'CStc fili' rifulgere in un diverso argomento la stosi:i.t,indolo lombarda. Quost.o si. DO\'J'Ostoinsomnm non confondere la. !oliera o lo spirito. f; chinro? Ora, n Jlarer mio, gli autori di quelle r·'i1audierc, di quei Co&c,•ifli, ccc., sono caduti appunto in quosta. con– fusione, indottivi pur tropJlO dal programma! I Collritti!.. - )In, ditemi un JlO' so quei C<ncrilli, i quali lodano e la tila del ,oldà! • chinmandola la "ita. del « manghi, beo e ptjHìl » come quelli che abbiam sentito cantai-o all'Jlw•ol'a, non sono ralsi, cioò arcaici, Essi, B. O\'idenzn, cantavano cosl, non pcrchò coloro eh0 J>0scro loro in bocca quello parole ci credcssc1'0 essi stessi, ma porchù eosto1'0 ò C\'idento che supJ)OllC\'ano lii esser stnti rodcli ull:l tradizione ri11olcmlo con qualche \'al'ianlo quoll'allm slupitl:L canr.ono da C<L~crma: La ofta dli 1oldaio A l't 01111 -olia 1a11/a, Hl ma11g(a, tl /Jeo, tl ca11/a, Ptn1ftrl t1011 glle ti'ha I EIJIJono,quost.~ cnnr.ono ò persino an,:h'cssa passata di modn. li po1>0l0,dunque, so1111Jr:L che abbia mutato cli parorc (cioè tli fr1l(li1.iono,poicliò lo tradizioni lo fa lui) su ,1ucsto argomento. Jfa torto o ragiono?... le, crc<lo che abbia ragione; ma, <hl ogni modo, htL mutato, o lui, ripeto, è il padrone.

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