Critica Sociale - Anno I - n. 6 - 20 aprile 1891

CRITICA SOCIALE 89 spirarono contro la. grande Rh•oluzionc. e À la guerre comme à. la. guerre•; nel calore della lotta ai cospi– ratori potrebbe toccare un mal flnc. Ma, ripetiamo, il trionro del proletariato ò assicurato da. tutto quanto l'andamento della storia. Col festeggiare il centenario della.grande Rivoluzione si S'.lrebbodetto che la borghesia francese volesse dimo– slraro al proletariato la.possibilità e la. necessità. eco– nomica d'una ri\•oluzione del quarto stato. I.'esposizione mondiale gli dimostrò all'evidenza tale uno sviluppo do1 mezzi di produzione in tutti i paesi fociviliti, quale non avrebbe saputo lmaginare la pili. audace fantasi:l degli U1opisti del secolo precedente. Cosi rcmancipazione del proletariato, di generosa utopia. qual eri,, per esempio, ai tempi di Babeur, ora. è diventata. una necessità. sto rica.. l.& stessa Esposizione dimostrò, che, dato lo s,•i– luppo delle rorze produttive e data l'anarchia. che regna nella produzione, le crisi industriali dol'ranno (arsi se'm· pre pii\ intenso e più disastrose per l'economia unil'er· sale. Per O\'\'iare ai pericoli che ad esse conseguono, non rimane al 1>roletariato europeo che gettare le ron– da.monta di quella regolare organizzazione della produ– zione sociale che, assolutamente impossibile pei ,am• culoue, del secolo scorso, ò resa dalle moderno rorze di produzione non solo possibile, ma ine-Yitabile,e senza la quale lutto le rorzo stesse non potranno neppure più dare l'utilità cui sono destinate. Noi moderni opifici meccanici la produzione ha già assunto il carattere so– ciale; non rimane che da coordinarne lo funzioni e tras– srormare al tempo stesso il modo di appropriazione dei prodotti, di indil'iduale rendendolo socio.le . Questo è il còmpilo glorioso rammentato al proletariato europeo dal Congresso socialista di Parigi del luglio 1889. Ma torniamo, cl1è già. tropJ>O co no dilungammo, al nostro fllosoro, Paolo Janet; il quale si a.m-etta a dirci, che « bisogna serbar redo allo spirito della rivoluzione, ma rigettare lo spirito rivoluzionario• (pag. ZiZ), cioè che oggimai l'umanità. deve acquetarsi ai risultati otte– nuti dalla.borghesia colla grande Ri,•oluzione e non rare più un passo a\'anti. Or noi pensiamo giusto il contrario. Gli ,copi della bo,-ghe,ia non possono essere gli ,copi del proletariato, nè questo può rimanero soddisfatto dalle conquisto di quella. Perciò gli operai l'anno un passo avunti, e pur rigettando lo ,pfrito borghe,e della grande rivoluzione, rimangono redeli allo ,pirito 1·iVOluzional"io della medesima, che è quanto dire continuano impavidi e infaticabili la battaglia per un miglioro avvenire.contro il vecchiume e i ruderi del passato. La borghesi.i vorrebbe convincere gli operai non poter esservi oggidl antagonismo di classi, dacchè lo Stato si ronda su11·eguaglianz1\reciproca di tutti i cittadini di• nanzi alla legge. Ma.cotesta eguaglianza meramente ror• male non conrorfa l'operajo, come, nel vecchio regime, non conforta\'a la borghesia. la. proclamata. egua.glianza di tutti davanti a Dio. Non contenta di cotesta. egua– glianza (llntastica, la borghesia non chetossi ftnchè non ebbe acquistato tutto il bene possibile sulla terra; non si mera,·igli dunque se anche il prololal'iato non sì de– lizia di codeste finzioni giuridiche ed afferma impossibile l"uguaglitlnza nella ,•ila.reale ftnchè dura l'ineguaglianza economica. La borghesia vorrebbe anche convincere gli operai, che nel campo economico non c'è più null& da rare, e che farebbero meglio a trastullarsi coi giuochetti della politica « pura •· Ma per gli operai la. politica « pur&• vuol dire rimaner in coda e al senizio di tutti i partiti borghesi. E la.borghositt. lo sa bono, o almeno lo sa- B no peva, per suo conto, quanclo lottava contro il clero o la nobiltà. Nel ricordato opuscolo Qu'cst-ce que le Tier,-f~al1 che è in certa guisa. il programma. della borghesia. rran• cose del 1789, i sol\smi dei« politicanti puri•, allora ap– partenenti alle duo classi dominanti, \'engono maestr&– YOlmentecombattuti. Por l'abate Sieyès la nazione, in realtà, era. divisa in duo campi: i dominatori o gli op– pressi. Cotesta separazione reale dol'eva, secondo lui, necessariamente riflettersi anche nella polilica. Che le classi privilegiato difendessero con misure politiche i loro privilegi, la. cosa era naturale; ma gli oppressi dal canto loro, dove\'ano tener presente i loro propri interessi e presentarsi corno un pa,·tito i11Clipende,ite nell'arringo politico ormai aperto anche ad essi. Un tale mOnito non ha. perduto, anche oggidl, nò la sua ragion d'essere, nò il suo signiftcato. I rnpporti sono gli stessi: soltanto il posto di classe pril'ilegiata ò ora. occupato dalla borghesia.. Che rimano dunque agli operai, se non di organiziare il loro partito - il partito degli oppressi - in lotta colla. borghesia privilegiata. 1 Sullo scorcio del secolo scorso, al tempo della.« grande ribellione• della «plebe• f'ranceso, l'opposizione dogli interessi di classe rra. borghesia. e proletariato, era tut– tora rudimentale. Confusa perciò nel proletariato la.co – seienz& di classe. Più sopra, tentando spiegaro quel che diceva Janet del concetto che del popolo si facevano i giacobini, attribuimmo a questi un atteggiamento ostile a. tutte le classi che vivono del la\'oro altrui. Ma.so i « Montagnardi • istintil'amente aspi1·a,·ano a difendere gli interessi delle classi più povere, pure ,,•ora un lato nei loro principi, il cui sviluppo avrebbe assunto un carattere essenzialmente borghese. Ciò è mani(esto nei discorsi di Robespien-e, o rt1causa della lotta dei gfa.• cobinl cogli hebertisti e con tutti i fautori dello cosidette « leggi agrario• lo qua.li a lor ,·olla non a\'eano nulla di comunistico. La proprietà. J>ril•ata,con tutte le suo aspirazioni piccolo-borghesi, irrompO\'&anche nei pro– grammi più rivoluzionar•i di quel tempo. Solo Oa.beur ave,·& un punto di vista dil'erso; ma egli non o.ppar"e che all'ultimo atto del gran d1•amma,quando lo forze proletarie erano già. esaurito dalle lotto sostenute. li partito dei Montagnardi nauf'l-agò appunto per I:\ con– traddizione rra. i suoi principi J>iecolo-borghosie la sua aspit·azionc a. dircndoro gli interessi del proletariato. I rappresentanti del proletariato odierno sono esenti da simili contraddizioni. Il moderno socia.lismo scienti• flcoè precisamente 1·es1irossioneteorico.dell'inconciliabile ant.,gonismo' fra gli interessi della borghesia e quelli del proletariato. Conquesta bandiera l'imminente trionro delle classi lavora.trici non sarà più una.« grande ribel– lione• ma una. gloriosa Rioolu:ione, molto più gto,·io,1'(, di tutto lo « glorioso • rivoluzioni della borghesia.. La rorza, la nuda rorzo..,basata. sullo bajonetto e sui cannoni, diventa ormai l'unico puntello della signoria borghese. Dal seno stesso della. borghesia escono\inceri « teorici • che apertamente confessano l'impossibilità di giustificare scicntiflcamentc l'atlualo 1-eglme borghese; ma con essa ò la for1.a o poco le calo di trov&re giu– stificazioni scienW\cho. Cosi si es11rime,por esempio, un Jn-oressoro austriaco, il Gumplo"lc', nel suo libro: Lo Stato legale e il Socialismo. )la la rorza assisterà. sempre lo. borghesia, Quando, in una dello prime seduto dagli Sta.ti Gene• ra.li , i rappresentanti del clero e della nobiltà. dichiara• rono che i loro privilegi erano basati sul diritto storico della conquista - il teorico della borghesi&,l'abate Siey~,

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