La Critica politica - anno VI - n. 8-9 - ago.-set. 1926

GIUSTIFICAZIONE STORICA DEL CENTRALISMO ECC. 305 Dio : nello Stato liberale sono stati liberi di credere e di non credere in Dio, ma hanno dovuto fare il soldato e la guerra. L'essenza della rivoluzione liberale è tutta qui. Le nuove generazioni hanno dimenticato questa semplice verità chiave e per questo nessuno capisce più nulla. Lei ha ragione di dire che una delle ragioni per cui la democrazia non ha potuto attuarsi che parzialmente .in Italia e in Francia è l'accentramento; ma lei sembra considerare l'accentramento come un e1Tore o una malattia intellettuale. No, fu la conseguenza del carattere rivoluzionario e antireligioso del nuovo Stato. L'antico regime poteva in Francia, e in Italia, essere autonomista e decentratore, perchè riposava sopra un largo e secolare consenso della grande maggioranza: il nuovo no, perchè si impiantava per un colpo di forza e e per volontà di piccole oligarchie, convertite alle nuove idee. Aveva quindi bisogno di tener il paese sotto stretta sorveglianza, per impedire che la· dottrina della volontà e sovranità del popolo gli si rivoltasse contro e che il popolo sovrano approfittasse della sua sovranità per ritornare ' all'antico regime. E questa la tragedia della rivoluzione francese e del '48; e si ritrova nella formazione dello Stato italiano. L'errore di Mazzini, di Cattaneo, di Ferrari fu questo: credere che nel '60 si potesse fondare il nuovo · Stato agnostico o razionale sulle basi della libera volontà popolare. Non poteva invece essere imposto alla maggioranza che con la forza - come fecero Cavour e Casa Savoia - perchè la maggioranza non lo capiva ancora e non lo voleva. Quindi l'accentramento e tutte le altre contraddizioni, da lei messe in luce ; la coalizione degli interessi particolari spesso contrari all'interesse generale, la corruzione, la menzogna sistematica, la diffidenza contro i principi democratici, che pure sono la base dello Stato stesso... ' E qna situazione difficile : c'è il mezzo di uscirne, risolvendola~ Il problema politico che ci sta innanzi da mezzo secolo è questo; e a me pare più semplice e nel tempo stesso più complesso che non paia a lei. Lei ha ragione di dire che una vera democrazia non può esistere che con un largo decentramento: esempi decisivi, la Svizzera e gli Stati Uniti. Ma a sua volta il decentramento non può sussistere, che se il governo riposa sopra una legittimità sicura, indiscussa, universalmente riconosciuta, come era il caso dell'antico regime. Questa è la ragione per cui, a mio parere, per avviare il paese alla democrazia e al decentramento è necessario, proprio ali'opposto di quello che fa lei d'accordo con i fascisti, difendere il sistema parlamentare, combattere i piccoli malcontenti e pregiudizi con cui gli interessi oggi cercano di eccitare l'inesperienza dei popoli contro le istituzioni rappresentative. Una forma di governo non s'improvvisa; e non acquista carattere legittimo se non con il tempo e l'abitudine, perchè tutte le forme Biblioteca Gino Bianco

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