FRANCESCO SAVERIO SALFI . 247 dovette finire col lasciarsi convincere dagli agenti francesi che l'Italia non era ancora matura ai sistemi di governo libero e che quindi miglior divisamento era la « conquista » di una parte della penisola per farne un efficace centro di . azione. Da Genova ove il Salfi rimase fino al 17 maggio 1796 passò prima a Pavia · e poi a Milano ove collaborò al T ermomelro politico, uno dei giornali sorti per sostenere il nuovo regime ; continuò anche ad occuparsi di teatro con traduzioni di lavori francesi, e con un melodramma dal titolo La congiura Pisoniana; e, dopo la pace di Tolentino, per ordine del generale Kilmaine scrisse una pantomima dal titolo Il generai Colli in Roma in cui si spargeva a piene mani il ridicolo sul Pontefice, che tra l'altro doveva a un certo punto, sulla scena, togliersi il triregno e mettersi il berretto frigio. Le movimentate vicende della prima rappresentazione alla Scala sono diffusamente raccontate dal Nardi .e al suo libro rimando chi volesse saperne di più. Ma la pagina più importante della vita del Salfi fu la sua partecipazione al governo della Repubblica Napoletana proclamata il 23 gennaio 1799 dopo l'entrata in Napoli del generale Championnet. Egli fu nominato Segretario Generale del Governo Provvisorio, e la sua nomina coincise proprio colla caduta della effimera Repubblica Cosentina (proclamata due mesi avanti, appena giunse la notizia di quella Napoletana) nelle mani dei Sanfedisti (15 marzo 1799). Fu così che il Salfi scrisse un proclama Ai popoli delle due Calabrie, conservato nell'archivio della Società Storica per le Provincie Meridionali, per cercare di guadagnare alla causa della Repubblica Napoletana la Calabria. Ma se non è chiaro quali furono in tale occasione i suoi rapporti con i patrioti cosentini, chiaro è invece il suo atteggiamento nella Partenopea. Ammaestrato dagli avvenimenti della Cisalpina, che ai primi dell'anno avevano suscitato con la Società dei « Raggi » un vigoroso movimento per l' Indipendenza d'Italia, il Salfi fu di quegli ardenti ed onesti repubblicani, che non si piegarono ali' arroganza di Macdonald il quale voleva .approvare le sfacciate ed ingorde pretese del commissario Faypoult. La proclamazione dell' indipendenza ed il riconoscimento da parte degli altri Stati della nuova Repubblica era il desiderio dei migliori cittadini tra cu.i il Salfi, che avevano mandato perciò una deputazione al Direttorio e si sforzavano di attrarre al nuovo ordine di cose il popolo contrariato dalla prepotenza e dall'ingordigia dei francesi. Purtroppo però tali nobili spiriti erano una esigua minoranza e le cose della Repubblica non poterono non volgere al peggio : quando tali buoni patrioti per ovviare agli abusi delle « sale » patriottiche discordi tra loro, pensarono di « riunirle tutte a quella ove lo spirito fosse più puro ed i principi più retti», il Salfi fu scelto. a presiedere la nuova sala. Ma le cose non mutarono giacchè gli onesti erano pochi, ed intanto mentre i dissensi interni crescevano, il cardinale Ruffo si avvicinava. Il Salfi fu tra i più accaniti difensori della Repubblica, ma dopo firmata la capitolazione (che, come è noto, fu rotta da Nelson) riuscì a partire per MarsiBiblioteca Gino Bianco
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