La Critica politica - anno VI - n. 5 - maggio 1926

182 LA CRITICA POLITICA passato sarà sempre più forte della loro volontà e dominerà i loro atti. Il più forte legame dei partiti al passato, al loro passato, è costituito appunto dagli uomini, e da certi uomini. Con le idee e con i metodi che ebbero fortuna nel decennio 1902-1912 non si e1ce, insomma, dalla situazione del 1926. * * * Che dai partiti, così come sono tuttora costituiti, non ci sìa nulla di nuovo da aspettarsi è per me fuori di dubbio. Per alcuni di essi si tratta di pa1titi in liquidazione, senza nessuna possibilità di risorgere. Altri, più vitali, stanno attraverSllndo una durissima crisi. Parlare oggi nuovamente di unione delle opposizioni, pensare a rifare r A ventino sia pure con altri criteri e su una base più ristretta, mi sembra per ciò ingenuo e chimerico. Non si può pens~re a fabbricare nulla per cui manchi la materia prima. lo sono convinto che verrà un momento in cui la materia prima ci sarà, in abbondanza e di ottima qualità. Quella che si può avere ora - e alla quale si dovrebbe ricorrere - è scarsa, di qualità dubbia, e per una parte in via di decomposizione. Dovendo farne raccolta non si sa quel che può venir fuori. Meglio attendere. La selezione di cui spesso si è parlato come di un beneficio tra i tanti danni arrecati dal fascismo ai vecchi partiti non è affatto compiuta. La selezione si dava per avvenuta già due anni addietro e poi s'è visto che ci si era ingannati. Non è vero che solo i cattivi se ne siano andati e solo i buoni siano rimasti. Nella ipotesi migliore ci sarà sempre da fare una larga tara. Ad ogni modo è dubbio che le opposizioni debbano sortir fuori proprio da un'opera di selezione interna dei vecchi partiti. lo sono piuttosto di opinione che assisteremo a profondi rimaneggiamenti, e si addiverrà necessariamente a nuove formazioni, con metodi e forme di azione molto differenti dal passato. La situazione che per il momento sembra essersi stabilizzata produrrà proprio essa i suoi contrari~ ' E difficile ora indicare come, da dove e perchè. I più vigorosi uomini del fascismo sono usciti dai partiti socialisti e, teoricamente, rivoluzionari. Il fenomeno potrebbe ripetersi in senso inv~rso. Ad ogni modo bisogna convincersi che ogni situazione nuova esprime dal suo seno i propri uomini, non li va a raccattare tra i rottami. Non per ciò è inutile discutere sul passato. Dirò anzi che le polemiche che a tale riguardo si sono accese nel seno di quei partiti di op· posizione che meglio hanno conservato parte della loro vitalità sono utilis- ' sime. E bene che si recrimini, che i giovani incolpino i vecchi, che tutto, metodi e teorie, sia sottoposto a largo dibattito, che si sia ingiusti magari nell'assegnazione delle responsabilità. Questo giova molto, se non a Biblioteca Gino Bianco

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