La Critica politica - anno VI - n. 5 - maggio 1926

.. RECENSIONI 215 --------===::.__ _____ ------ ---:::::-:=-:-:---::=:=:=========================== ---· --------- - a riconoscere che il ministro piemontese diffidò sempre di Garibaldi. Riguardo all'aiuto che si vuole sia stato dato dal govern~ piemontese a Garibaldi per la sua impresa dei Mille, il Curàtulo riferisce poi questo episodio che vale molte documentazioni : e • • • ad un giovane pisano che era andato a Caprera per pregare il Generale di dettargli, nell'interesse della verità, la storia della spedizione dei Mille - fervevano in quei giorni le polemiche sull'aiuto del governo pi~montese al la spedizione di Sicilia - Garib~ldi rispondeva: e Lasciate che dicano. Non siamo noi abbastanza contenti di aver fatto ciò che facemmo i) E se domani volessero scrivere che andando in Sicilia. Cavour comandava il Piemonte e Farini il Lombardo, che ne importerebbe a noi~ Purchè facciamo l'Italia o pur- . chè ce la lascino fare, noi stessi diremo che fecero tutto loro, Addio I » (p· 46 ). Così, osserva il Curàtulo, concepiva Garibaldi l'amore per la patria. E di fatti era un amore che arrivava alla incredibile generosità di consentire che dei risultati della propria opera si attribuissero merito coloro che l'avevano ostacolata e combattuta I Nè tace il Curàtulo l'episodio in cui, alla vigilia dell'incontro di Teano, avendogli il Generale Cialdini presentato un brevetto con cui il re lo nominava generale d'esercito, Garibaldi fece di quella carta una pallottola e, lanciatala fuori dalla finestra, esclamò : « Guardate, Cialdini, in che conto io tengo i brevetti del re » ( 178). L'episodio di Aspromonte - l'episodio più triste della vita di Garibaldi - trova pur esso in questo profilo una narrazione fedele. « La tragedia di Aspromonte si deve alla politica equivoca di Urbano • Rattazzi ». « Cialdini fu il braccio che ferì t che volle ferire I » (p. 44). E quanto al riricordo che n•era restato nell9animo di Garibaldi, il Curàtulo dice : « dopo la tragedia di Aspromonte, Garibaldi ebbe verso Vittorio Emanuele impeti di sdegno, che egli, ancora la palla nelle carni, · cantò sulla cetra rosseggiante di sangue» (p. 49-50). Impeti di sdegno che, secondo il Curàtulo, non erano se non il risentimento, acre quanto s; vuole; verso Biblioteca Gino Bianco una persona che si è amata e si ama ancora. · Ora, parlare di amore per un re di un repubblicano ci sembra - via f - alquanto ·· esagerato, specialmente poi quando questo amore si esprime in manifestazioni di sdegno. Ad ogni modo, gli àpprezzamenti non contano. Conta la esattezza storica e da questo lato il profilo del Curàtulo non lascia a desiderare. Il volumetto si chiude con un esau- . nente spunto di bibliografia. PAOLO ALBA TRELLI : / conquistatori ( romanzo politico-sociale). Roma, Libreria Politica Moderna. L. 1 O. Storia o romanzo } Storia e romanzo. In ogni caso documento della crisi spirituale del dopo guerra in Italia. L:Autore ha ritratto una realtà che è passata sotto i suoi occhi, e l'ha ritratta con vigore e con arte. Vi sono in questo libro pagine bellissime. Le figure dei protagonisti sono delineate assai bene, con un rilievo eq una evidenza di realtà da grande artista. La critica non ha potuto dire che bene di questo romanzo, uno dei migliori, dei più veri che siano stati pubblicati in questi ultimi tempi. ARISTIDE FERRI : Creature manzoniane. Ancona, Casa Libraria Editrice Fogola. L. 1O. L • Autore, che è un valoroso avvocato pe1 nalista, si fece conoscere come scrittore qualche anno fa pubblicando un volume su Carlotta · Corday che fu accolto dalla critica con molto favore. Successivamente ha presentato un volume su « La Signora di Monza » e questo volume. Si tratta di studi su personaggi delI9immortale opera del Manzoni, condot~ con grandi diligenza ed acume critico, spesso con originalità di osservazioni e di conclusioni. Per quanto i personaggi creati dall'arte manzoniaaa abbiano occupato molti critici, bisogna pure dire che l' « umanità » di alcuni di quei personaggi . non era stata resa finora colla evidenza con cui il Ferri ha saputo renderceli in questi suoi studi. Ad esempio ; la figura di don Abbondio~ nella quale si volle vedere una figura di eccezione, è invece per il Ferri

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