La Critica politica - anno VI - n. 5 - maggio 1926

.206 LA CRITICA POLITICA ·rato due distinti ufficiali dell'esercito, il generale Caputo e il colonnello Romero, è di avere evitato che l'imponente peso storico e artistico di Roma soffocasse il resto. Rom~ ha la sua parte, naturalmente importante, ma la provincia ha pure la sua. E così possibile vedere come Roma non sfiguri nel resto e come la vasta zona che circonda Roma sia degna· di Roma. Largo posto è fatto in questo volume alla descrizione e alla illustrazione artistica : gli autori hanno creduto di doverlo fare città per città e persino per i centri minori. Ma pure larga, quasi diremmo minuziosa, è la illustrazione delle altre caratteristiche: geografiche, geologiche, agronomiche, fisiche e sociali. Largo posto è infine fatto - e si capisce - alle vicende storiche. Di un'opera varia e complessa come quella scritta in collaborazione dal Caputo e dal Romero non si può, qui, tentare un riassunto. Non è il compito nostro. Per quanto si riferisce all'arte e alla storia poi, non sarebbe qui il luogo. Pqssiamo però trarre da essa, sulle caratteristiche e sui problemi della regione, dati e notizie di un interesse tutto particolare per noi, per i nostri lettori e per quanti danno importanza, nella vita politica e sociale della nazione, al fattore regionale. Prima constatazione già fatta sopra : il nome del Lazio è impropriamente .assegnato ad una circoscrizione amministrativa unica che di fatto comprende tre regioni. Osservano gli autori : nella provincia di Roma « si scorgono pur sempre differenze fisiche di ambiente umano tali da conservare valore alle anticlìe divisioni in Sabina, T uscia e Lazio propriamente detto » • Amministrativamente se n'è fatto, invece, una provincia unica: la Sabina, che prima era divisa tra le provincie di Perugia e di Roma, è stata assegnata recentemente a quest'ultima. A ciò si aggiunga la irregolarità dei confini amministrativi che, ad esempio, tagliano fuori Orvieto e lo assegnano alla provincia di Perugia. Non unità geografica, dunque, e nemmeno, cotne è dimostrato in un capitolo del volume, unità etnica originaria. Altra constatazione : la provincia di Roma è la più vasta provincia d'Italia. La sua superficie è di 13.459,52 km2 - un po' più della metà della Sicilia, la quale, viceversa, comprende sette provincie. Dopo la provincia di Milano f" anche quella di Roma la provincia più popolosa, e3s~ndo la sua popolazione di 1.619.582 abitanti. La popolazione relativa di 120 ab. per km. è inferiore di 5 ab. a quella analoga del regno (nuove provincie comprese). Questo dato dice però assai poco sulla realtà regionale : la città di Roma colla sua popolazione agglomerata sconvolge addirittura la espressione delle cifre. Infatti se, dalla provincia complessivamente, si passa ad esaminare i dati particolari, circondario per circondario, si vedrà che mentre il circondario di Roma ha una popolazione relativa di 205 ab. per kmq., il circondario di Frosinone ne ha invece una di 116, quello di Velletri di 70, quello di Viterbo di 65, quello di Rieti di 74 e quello di Civitavecchia di soli 42. Vi sono, dunque, delle sproporzioni enormi che rendono evidenti la differenza di caratteristiche tra le varie parti della regione. In complesso si può dire, ad ogni modo, che il Lazio è, contrariamente alle Biblioteca Gino Bianco

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